Foligno, sindacati: «Oma ritiri denunce»

Fim, Fiom, Uilm: «L’azienda ha coinvolto numerosi propri dipendenti in un procedimento penale, è la goccia che fa traboccare il vaso»

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Tra la Oma di Foligno e le segreterie di Fim, Fiom e Uilm di Perugia, adesso è guerra aperta. In un duro documento i sindacati «stigmatizzano per l’ennesima volta il comportamento della proprietà e del Cda della Oma Spa di Foligno. Un atteggiamento sempre più irrispettoso assunto dall’azienda nei confronti del personale e della Rsu, che si vuole relegare ad un ruolo marginale nelle politiche organizzative aziendali. È ormai evidente che l’attuale governo dell’azienda è inadeguato alla prosecuzione di relazioni industriali costruttive, utili ad un reale rilancio di una realtà produttiva strategica per l’Umbria».

La denuncia Fin, Film e Uilm ricordano che «la Oma ha coinvolto numerosi propri dipendenti in un procedimento penale. Si tratta della classica goccia che fa traboccare il vaso. Finora il sindacato, di concerto con la Rsu e i lavoratori, ha dimostrato grande senso di responsabilità, cercando pazientemente di aprire un tavolo con i vertici aziendali, per tentare di sanare la frattura creatasi tra le parti nel corso degli ultimi mesi. Ma l’ultimo attacco mosso contro i lavoratori rischia di rappresentare, a meno di un brusco dietrofront da parte dell’azienda, uno scoglio insormontabile per la ripresa di corretti rapporti industriali e sindacali».

«Mai risposte» I sindacati, poi, accusano: «Rispetto alle preoccupazioni da noi esposte nei mesi scorsi all’azienda non solo non abbiamo mai ricevuto risposte precise e articolate, ma ad oggi, secondo voci preoccupanti, il bilancio 2017 sarebbe ben lontano dagli obiettivi sbandierati, con la conseguente forte preoccupazione su che tipo di futuro sarà quello dell’azienda; che conta, ricordiamo, circa 650 dipendenti; oltre che un importante indotto sparso nel territorio. Voci, quelle sull’andamento aziendale, che troverebbero riprova nei numerosi mancati rinnovi dei contratti dei lavoratori a tempo determinato (diverse decine negli ultimi mesi), nonostante la loro professionalità acquisita negli anni di servizio presso l’azienda stessa. Da ultimo è poi arrivato il licenziamento in tronco di una figura che la stessa azienda aveva descritto come strategica per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Allora, viene da chiedersi: è forse cambiato qualcosa? Ricordiamo anche che, nel corso degli unici due incontri concessi dal management, nei mesi di febbraio e marzo, erano arrivate solo difese d’ufficio e risposte insoddisfacenti».

Gli scioperi Per questo, ricordano Fin, Film e Uilm, «erano stati proclamati due scioperi, che hanno visto una grande adesione dei lavoratori, segno tangibile della insofferenza maturata tra i dipendenti. In quelle due occasioni, oltretutto, si era assistito a un grave atteggiamento, con il presidente dell’azienda schierato davanti ai lavoratori riuniti in presidio di fronte ai cancelli. Un comportamento evitabile e provocatorio, quasi di sfida, che lede il diritto costituzionale alla libertà di sciopero e la legge 300 (Statuto dei Lavoratori), cercando in maniera palese di esercitare una pressione sulle persone che avevano liberamente deciso di aderire al presidio. Finora abbiamo dimostrato, insieme alla Rsu, grande senso di responsabilità, come testimoniato dalla firma apposta sull’accordo per la formazione della quarta squadra, caldamente richiesto dall’azienda. Oggi, però, a seguito delle ultime azioni assunte dall’azienda, le segreterie sindacali sono costrette loro malgrado a dover cambiare registro. Non si possono tollerare attacchi contro gli stessi lavoratori che, nel corso degli anni, hanno dato il loro sostanziale contributo alla importante crescita registrata dalla Oma. Così come non è più possibile tergiversare in un limbo fatto di mancate risposte e chiusure a qualsiasi richiesta di dialogo».

L’appello Il sindacato ha fatto appello anche alle massime istituzioni regionali, «ma anche su questo versante le risposte ricevute dalle parti istituzionali sono state deludenti, visto che l’annunciata convocazione delle parti non si è mai concretizzata.
Ribadiamo che il confronto, seppur aspro e duro, è, per il sindacato, l’unica via percorribile per sanare le situazioni e chiudere le vertenze. La politica dell’uomo solo al comando è sempre fallimentare. Per questo ci chiediamo: davvero il futuro della Oma interessa solo i suoi lavoratori e le organizzazioni sindacali che li rappresentano? Davvero possiamo pensare che chi ha la responsabilità di aziende strategiche come la Oma non debba rendere conto a nessuno?».

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