Pd Terni e l’appello antiabortista del vescovo: «Posizione chiara ma revochi il sostegno»

Il segretario Spinelli e la vice Polli intervengono dopo la lettera sulla proposta di legge ‘Il cuore che batte’

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di Pierluigi Spinelli e Claudia Polli
Segretario e vice segretaria unione comunale Pd Terni

La diocesi di Terni-Narni-Amelia fa in home page del suo sito un appello in favore della raccolta firme di Pro vita e famiglia che vorrebbe modificare la legge 194 del 1978, ‘obbligando’ i medici che si apprestano a praticare una interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) a mostrare ‘tramite esami strumentali’ gli embrioni e a farne ascoltare il battito cardiaco.

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La legge in questione è sempre più disapplicata e lo è quasi completamente in alcune zone in cui sussistono maggiormente sacche di disagio sociale ed economico, mentre nelle intenzioni del legislatore era tesa alla tutela delle donne, spesso costrette a ricorrere a sistemi arcaici e pericolosi, con drammatiche conseguenze. ‘La finalità – si legge – è quella di accrescere la consapevolezza delle donne’, ma le donne sanno bene quanto la Ivg sia una scelta difficile, a volte sofferta, a volte pressoché l’unica e dunque tutt’altro che un’azione passiva, ma anzi una scelta vera e propria, sul proprio corpo e per il proprio futuro.

Nei secoli scorsi in Italia (e purtroppo in molte zone del mondo oggi) le donne venivano poste sotto la tutela del padre, o del marito, di un fratello, comunque di un uomo della famiglia perché ritenute in qualche misura ‘inconsapevoli’, non responsabili delle proprie azioni, non in grado di affrontare e valutare da sole le scelte che la vita comporta. Una donna che sceglie di interrompere una gravidanza ha il diritto di essere trattata senza paternalismo, ma come una cittadina del tutto consapevole e padrona del proprio corpo e delle relative scelte.

Perciò, pur nell’assoluta certezza che vescovo e diocesi agiscono mossi da lodevoli intenzioni e avendo a cuore il bene della comunità credente che rappresentano, auspichiamo un’ulteriore attenta riflessione su questo tema della massima delicatezza. E auspichiamo che possano togliere il loro appoggio all’iniziativa di un’associazione, come quella citata, che niente c’entra col diritto alla vita che è un valore del tutto condivisibile e condiviso anche a beneficio di tutte quelle donne e quelle comunità che, pur non credenti, vivono, lavorano e operano tenendo cari i valori dell’importanza della vita umana, dell’uguaglianza, della tolleranza, dell’inclusione e della solidarietà. In ultimo esprimiamo vicinanza ai medici, che già operando in un contesto sempre più complesso, subiscono continuo stigma verso un lavoro che svolgono con correttezza e umanità, nei limiti delineati dalla legge.

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