di Gianluigi Giusti
del Coordinamento Comitati Pendolari Umbri
Con un certo imbarazzo e sbigottimento in questi ultimi tempi abbiamo assistito ad un susseguirsi di vicende che hanno interessato il trasporto ferroviario umbro.
Dalle restrizioni, poi eliminate, sull’utilizzo della carta tutto treno, alla chiusura per lavori infrastrutturali della diramazione Ponte San Giovanni – Perugia S. Anna della ex FCU e soprattutto ai veri e propri tre giorni di passione (visto che siamo entrati in tempo di Quaresima) con apice primo marzo scorso vissuti dai pendolari per Roma costretti a subire le ennesime ripercussioni pregiudizievoli degli ennesimi guasti che, specialmente a partire dal ben noto incendio, che ha colpito la stazione Tiburtina, si susseguono senza sosta nella tratta Roma Tiburtina/Settebagni, come anche sulla DD per Firenze.
Se tali ultimi episodi siano dovuti a vetustà, usura, carenza di manutenzione o al semplice fato che si accanisce con inusuale precisione sul trasporto su rotaia non sta a noi dirlo. Spetta a noi, però, ricordare che controllo e manutenzione, quando si parla di ferrovie, divengono sinonimi di sicurezza ed efficienza.
D’altro canto, a peggiorare le cose c’è il fatto che ogni qualvolta si verifichi un problema sulla linea AV/AC Roma/Firenze, i treni sovraregionali sistematicamente vengono dirottati sulla “storica”, mentre ai convogli AV viene garantito un uso privilegiato della DD, che in tali frangenti diviene effettivamente esclusivo.
E questo, nonostante la Regione Umbria abbia sottoscritto un accordo con RFI, gestore della rete nazionale, che ne dovrebbe assicurare l’utilizzo fino al 2020 anche da parte dei convogli sovraregionali. Qual’è, dunque, il criterio secondo cui vengono adottate simili decisioni?
Di certo, non quello del numero dei passeggeri, atteso che, per quanto a noi consti, il rapporto dei viaggiatori che usufruiscono delle due tipologie di servizi dovrebbe essere di 1 a 100. Senza dimenticare che i pendolari hanno già pagato anticipatamente!
Tempo fa, su nostra sollecitazione, RFI ci rispose che “la gestione della circolazione ferroviaria e dei conflitti tra i treni Regionali e i treni AV avviene in coerenza con quanto disposto dal Prospetto Informativo della Rete”.
Di fronte a tale affermazione viene spontaneo domandarsi se la Regione sia a conoscenza del contenuto di tale documento e se le disposizioni in esso contenute possano effettivamente andare a integrare ovvero, addirittura, a derogare il contenuto dell’accordo sottoscritto.
Come non menzionare, poi, la questione dell’algoritmo di calcolo delle tariffe sovraregionali sbagliato e di cui ci si è accorti dopo dieci anni che ha comportato un ingiustificato esborso di spesa per i viaggiatori.
E come non ricordare il fatto che le somme che Trenitalia corrisponde alla regione Umbria per penali e decurtazioni – quindi in ragione degli inadempimenti e dei disservizi di cui sono vittime gli utenti – non sono di fatto destinate al miglioramento delle condizioni dei trasporti, ma confluiscono nel bilancio generale dell’Ente. Vicenda, quest’ultima, per altro recentemente portata all’attenzione della magistratura contabile con un nostro esposto.
Di questo, come di tutte le altre innumerevoli problematiche del pendolarismo umbro, in particolare sulle tratte esercitate da Trenitalia ma non solo, avremmo voluto discutere con l’assessore competente nell’audizione richiesta, ormai un bel po’ di tempo fa, dai gruppi consiliari di Lega Nord e Forza Italia.
Purtroppo, però, ad oggi nessuna convocazione ci è giunta da parte del Presidente della 2^ Commissione della Regione Umbria, competente in materia infrastrutture e Trasporti. Possiamo immaginare che in agenda ci siano questioni ritenute ben più importanti, eppure ci sentiamo di rimarcare che tutte le incresciose vicende che quasi ogni giorno interessano quelle migliaia di persone della nostra regione che sono costrette a spostarsi per ragioni di lavoro o studio stanno assurgendo a vero e proprio problema sociale.
Ma la politica che dirige la nostra Regione sembra accorgersi dell’esistenza delle ferrovie e dei pendolari solo quando le situazioni diventano talmente critiche da non poterle più ignorare, mentre solo alcune voci, si sono sollevate dai gruppi consiliari di opposizione per stigmatizzare, in queste ore, la grave situazione dei trasporti e del pendolarismo umbro. Ciò denota, come più volte da noi denunciato, la assoluta mancanza di una cultura del trasporto su ferro che invece è ben radicata in altre regioni del centro-nord. Lo dimostra il forte gap infrastrutturale che esiste tra i vari territori.
Un gap che non sembra ci sia la volontà di colmare se è vero che si pensa – senz’altro giustamente – a reperire fondi per il potenziamento delle arterie di collegamento stradali, mentre nulla si fa per il miglioramento dei materiali e delle linee ferroviarie.
Fatta eccezione per la Roma/Firenze, infatti, le tratte che attraversano la nostra regione sono per gran parte a binario unico e sono percorse dai nuovi convogli “Jazz” di Trenitalia, solo per i servizi interni, mentre i materiali in uso per i servizi sovraregionali hanno ben più di venticinque anni e una velocità massima di 160km orari e dunque non si sa fino a quando potranno, ancora, essere utilizzati sulla ben nota Direttissima.
Per quanto detto chiediamo che venga fissata quanto prima da parte del Presidente della 2^Commissione la data dell’audizione al fine di poter portare direttamente a conoscenza di coloro che ci rappresentano in Regione le varie tematiche che ci riguardano.
Il silenzio su tali questioni, da parte della Giunta, sta diventando sempre più assordante.