Perugia: «A Monteluce un buco milionario»

La consigliera Maria Grazia Carbonari (M5S): «Insufficienti i 12 milioni di euro del Fondo accantonamento passività della Regione, perdite per almeno 26 milioni»

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Uffici e appartamenti sfitti, altre attività che hanno chiuso, lavori da completare e infiltrazioni di acqua nel garage.E’ un po’ diversa da come era stata immaginata all’inaugurazione, la nuova Monteluce. Un quartiere che vorrebbe sognare un futuro digitale e che invece è costretto a fare i conti con la realtà di perdite che, a quanto pare, non sarebbero solo quelle dovute alle infiltrazioni di acqua nei parcheggi.

Il comparto ‘Nuova Monteluce’

Il nodo costi Immobili in gran parte vuoti, cantieri spesso fermi e, soprattutto, un grande debito. «In questi anni ci siamo ampiamente occupati del disastro finanziario del Fondo Monteluce – spiega la consigliera regionale del Movimento 5 stelle Maria Grazia Carbonari –  un fondo privato gestito da banche che hanno percepito lautissime commissioni per anni, ma la cui perdita di valore di oltre il 95% si è tradotta in una minusvalenza milionaria per la Regione Umbria e l’Università degli Studi di Perugia proprietarie della maggior parte delle quote».

Le quote Dopo anni di gestione da parte del fondo immobiliare gestito da Bnp Paribas e Nomura International Plc, il valore delle quote, in seguito trasferite a Gepafin, ma con perdite sempre a carico della Regione e dell’Università,  è progressivamente sceso in misura di gran lunga maggiore rispetto alle perdite registrate sul valore degli immobili della zona, almeno secondo quanto riportato dai bollettini ufficiali dell’osservatorio della Camera di Commercio. L’assetto è ora distribuito così: la Regione detiene il 22,5% delle quote, l’Università il 17,2%, il Fondo comune di investimento immobiliare quotato il 30,15% e Gepafin s.p.a il 30,15%.

I corridoi interni

Il valore Se il valore iniziale era di 250 mila euro nominali, per un totale di oltre 52 milioni di euro, ora il loro valore è drasticamente sceso e si aggira sui 15 mila euro ciascuno. Questo perché la zona è fuori mano e poco servita, con scarsità di parcheggi e lontana dalla superstrada, quindi poco appetibile. Per questo nessuno ha voluto acquistare immobili e uffici, nonostante l’idea iniziale fosse quella di ripagare il debito, a mano a mano che proseguiva il progetto di costruzione e realizzazione del comparto, venendo di volta in volta i lotti. I prezzi, del tutto non in linea con quelli del mercato, erano troppo alti e gli incassi, a poco a poco, hanno creato un grosso buco, facendo salire il debito con le banche.

Il buco «Ad oggi rimane solo un enorme debito verso le banche creditrici, che avrebbero portato al default del Fondo, se queste non avessero accettato una ristrutturazione delle scadenze, in cambio dell’impegno della Regione di acquistare indirettamente gli stessi immobili (di fatto già suoi!), attraverso Asl, Ater e altri progetti. A tutto questo si è aggiunta la beffa delle passerelle della Presidente Marini e dei vari sindaci di Perugia che si sono succeduti, che hanno spacciato questo disastro come un ‘coraggioso investimento’, mentre i residenti di Monteluce sono lasciati isolati e soli».

Fondo accantonamento Così, lo scorso gennaio, il gruppo in consiglio regionale ha inviato i dati alla Corte dei conti dell’Umbria mentre la giunta regionale, nel frattempo, ha istituito un apposito ‘Fondo accantonamento per passività potenziali derivanti dalla gestione di società partecipate’ per 12 milioni di euro, «che comprende anche altri brillanti investimenti della Regione come quelli in Umbria TPL e Mobilità. Riteniamo che l’importo sia insufficiente, considerando che le perdite subite dalla Regione Umbria sul Fondo ammonterebbero ad almeno 26 milioni di euro secondo il nostro calcolo basato sulle stime di valore dello stesso gestore del Fondo, ma almeno è stato creato tale accantonamento».

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