di Francesca Bene
“Forse farò un favore al lettore dicendogli come dovrà trascorrere una settimana a Perugia. La sua prima cura sarà di non aver fretta, di camminare dappertutto molto lentamente e senza meta e di osservare tutto quello che i suoi occhi incontreranno”. (Henry James)

Non aver fretta… Da qualche mese a questa parte e per molti mesi ancora, il preventivare almeno un’ora di rallentamenti sulla tabella di marcia è d’obbligo per chiunque voglia o debba recarsi nel capoluogo umbro. I lavori, purtroppo necessari, sul raccordo Perugia-Bettolle, continuano a rendere l’ingresso e l’uscita dalla città una vera e propria impresa. Non diciamo un inferno, E’ bene usare con parsimonia i sostantivi negativi, altrimenti si rischia di inflazionarli. Se il viaggio è necessario, non si può fare altro che mettersi l’anima in pace e attrezzarsi per trascorrere nella maniera meno isterica possibile quell’ora necessaria a percorrere i pochi chilometri di cantiere tra clacson, code, gallerie e smog. D’altronde le alternative non sono molte. Gli altri due percorsi, da Ponte San Giovanni e da Montebello, sempre causa lavori, non sono meno trafficati.

L’inferno Certo, viene da pensare, una terza via ci sarebbe, esistono i mezzi pubblici, s’inquina di meno e si risparmia pure. Risparmiare di questi tempi è una buona pratica, come lo è stato risparmiare la parola “inferno” fintanto che si era nel caos del raccordo. Perché l’odiato sostantivo invece sembra proprio fatto a posta per descrivere la realtà della stazione di Fontivegge. La stazione centrale di Perugia, quella più utilizzata da pendolari, studenti e turisti. Quando decidiamo di farci quattro passi sono le 11 del mattino. Orario tranquillo. Il sole è alto, uffici e locali pubblici in piena attività. Non c’è di che preoccuparsi. E invece no. Dai tempi della scuola, quando prendere il treno era una routine, meno di due decenni fa, le cose sono molto cambiate. Adesso Fontivegge fa paura, fa paura anche in pieno giorno. Ad attendere i mezzi pubblici ci sono poche persone tutte con gli occhi bassi a guardare l’asfalto o a consultare gli smartphone, in compenso c’è un gran via via di ragazzotti di diverse nazionalità, intenti a scambiare “strette di mano” con bustina annessa con giovani e meno giovani. Qui la crisi non si sente.

Lo spaccio Per rendersi conto che l’apparenza non inganna, basta sedersi pochi minuti su una panchina. Siamo sul primo binario. Il posto di polizia è a pochi passi. «Pezzo buono… solo trenta… vieni bella». Eppure la persona a cui viene fatta la proposta ha tutto tranne che l’aria di un tossico. Forse non sa neppure che «pezzo» significa eroina. Non stupisce dunque, se l’intero quartiere della stazione (e non è l’unico nel capoluogo umbro), stia vivendo una crisi senza precedenti. Lungo i portici di via del Macello così come del Bellocchio è un susseguirsi di locali vuoti con la scritta vendesi o affittasi. I prezzi sono più che abbordabili, ma le saracinesche restano abbassate e gli appartamenti disabitati. Persino alcuni gli agenti immobiliari, che pure dovrebbero cercare di piazzare i locali, “sconsigliano” a donne sole, ragazze o “gente per bene” di investire in quest’area. Lo stesso vale per piazza del Bacio. E già, piazza del Bacio… lì dove, mentre sull’Italia cadevano le bombe, fioriva una delle imprese che hanno reso Perugia famosa nel mondo, la Perugina. Lì dove alle donne, in “tempi di guerra” venivano garantiti diritti impensabili per l’epoca, adesso è solo sporcizia, puzza di piscio e paura. Eppure l’area non è disabitata, ci sono addirittura gli uffici della Regione.

I tentativi Di solito per scoprire il lato oscuro di una città bisogna aspettare la notte ed un buon servizio giornalistico, richiederebbe anche una puntata by night. Purtroppo, in questo caso, ciò che avviene in pieno giorno è più che sufficiente a descrivere il degrado è l’impellente necessità di fare qualcosa. L’amministrazione comunale di Perugia se n’è resa conto. Non a caso è stato avviato un progetto per la creazione di una “No tax area” proprio per incentivare i commercianti di altri articoli che non siano “pezzi”, a scommettere sull’area e a ridarle vita. Alcune agevolazioni sono già in essere, ma la risposta all’offerta ha deluso le aspettative. La gente ha paura. Sempre per combattere il degrado è stata intensificata la presenza delle forze dell’ordine, dell’illuminazione e dei sistemi di video-sorveglianza. Si sono mosse anche le associazioni con l’organizzazione di manifestazioni ed eventi, ma nulla da fare. Si dice che altri progetti stiano già bollendo in pentola. Staremo a vedere. Osserveremo con occhi attenti, come consigliava il vecchio Henry James.