Perugia, ‘scambi’ fittizi di quote e immobili: maxi sequestro

Operazione della guardia di finanza: nei guai un’imprenditrice piemontese da anni residente in Umbria. Il valore complessivo del sequestro preventivo è di 600 mila euro

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Un sequestro preventivo – utile alla confisca obbligatoria – di immobili e quote societarie fittiziamente intestate a terzi per un valore complessivo di 600 mila euro. L’operazione è dei militari del gruppo investigazione criminalità organizzata del nucleo di plizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Perugia – su delega della procura della Repubblica – e riguarda un’imprenditrice piemontese ma da anni residente nel capoluogo umbro.

Raffaele Cantone

Gico in azione

La donna è titolare di una ditta individuale, operante nel settore della consulenza amministrativa, ed è ritenuta responsabile – spiega il procuratore Raffaele Cantone – del reato di trasferimento fraudolento di valori (fattispecie prevista e punita dall’articolo 512-bis del codice penale), per aver attribuito fittiziamente a terzi beni immobili e quote societarie, al fine di eludere la normativa in materia di misure di prevenzione patrimoniale ed agevolare la commissione di condotte di riciclaggio. Un’imprenditrice con indole a «commettere reati di particolare allarme sociale, quali usura, con l’aggravante di aver agito nell’esercizio di un’attività professionale di intermediazione finanziaria e in danno di soggetti che si trovavano in stato di bisogno, truffa, esercizio abusivo dell’attività di intermediario finanziario, mediatore creditizio e di agente in attività finanziaria, esercizio abusivo di attività di giuoco o scommessa, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e per aver emesso fatture o altri documenti per operazioni inesistenti».

Il sistema

L’attività di indagine ha consentito di scoprire un sistema reiterato dalla donna e da soggetti a lei vicini volto al «drenaggio di risorse finanziarie dal circuito bancario, attraverso il ricorso a mutui – poi non onorati – e alla successiva riacquisizione degli immobili, al termine della conseguente procedura esecutiva avviata dall’ente creditizio, con trasferimenti di proprietà dei medesimi immobili in capo a persone fisiche e/o giuridiche, comunque riconducibili agli indagati, a prezzi notevolmente inferiori alle valutazioni di mercato». L’obiettivo era sottrarre i beni alla possibile applicazione di provvedimenti di carattere ablativo nell’ambito dei procedimenti di prevenzione. La Finanza ha individuato compravendite di appartamenti, uffici, magazzini, terreni e quote societarie – coordinate dalla donna – per dissimularne la reale proprietà.

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