Perugia, incendio in carcere per protesta: evacuati 45 detenuti

Un detenuto ha dato fuoco nei corridoi al materasso, due sgabelli e un tavolo e 4 agenti sono finiti in pronto soccorso. Sappe: «Un altro ha dato una testata a un agente»

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Un pomeriggio di fuoco e di rabbia. Ancora un grave fatto violento all’interno del carcere Capanne a Perugia, «che avrebbe avuto tragiche conseguenze senza il tempestivo intervento degli agenti di polizia Penitenziaria». La denuncia è di Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), che ricostruisce quel che è avvenuto.

Agenti intossicati

«Lunedì alle 15 un detenuto tunisino di circa 40 anni ha incendiato, nel corridoio della sezione circondariale, il materasso, due sgabelli e un tavolo. Dall’enorme quantitativo di fumo si è dovuto evacuare tutta la sezione e mettere in sicurezza gli altri ristretti, circa 45. Grazie all’intervento tempestivo degli agenti di polizia Penitenziaria in servizio si è provveduto a spegnere l’incendio e riportare l’ordine e la sicurezza all’interno della sezione stessa. Tre poliziotti e un sovrintendente sono poi stati accompagnati presso il nosocomio cittadino per essere sottoposti a cure e dimessi in tarda serata con prognosi di vari giorno. Un episodio grave, che va contestualizzato in una realtà operativa assai precaria, dove sempre ieri un altro detenuto psichiatrico ha colpito con una testata al volo un altro agente. Il carcere di Perugia, per la presenza di detenuti di difficile gestione e per la grave carenza di organico, è una polveriera e merita la giusta attenzione da parte dei vertici dell’amministratore penitenziaria». Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, «servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie. Espellere gli stranieri detenuti in Italia, per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di origine, potrebbe già essere una soluzione, come anche prevedere la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario».

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