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Home » Pm10 in Umbria, M5S sfida le istituzioni

Pm10 in Umbria, M5S sfida le istituzioni

di Lucina Paternesi
6 Maggio 2017
in Ambiente e salute, Apertura 5, Attualità, Economia, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Una centralina di rilevamento

Una centralina di rilevamento

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Non tira una buona aria, in Umbria. Dopo la certificazione ‘negativa’ europea, infatti, a puntare di nuovo il dito contro Regione e Comune ci pensa il Movimento 5 Stelle che, con una diffida, chiede alle istituzioni l’adozione di misure programmatorie rapide nel breve e medio periodo, affinché si arrivi a un risanamento della qualità dell’aria.

Polveri sottili «E’ ormai scientificamente provata la connessione tra inquinamento atmosferico, polveri sottili e riduzione degli anni di vita, alle quali si accompagnano malattie e allergie, anche a danno dei bambini», afferma Cristina Rosetti, portavoce M5S in consiglio comunale a Perugia. «Nonostante le plurime azioni, sollecitazioni e ordini del giorno del M5S, in questi tre anni di consiliatura, la giunta Romizi, con l’assessore all’ambiente, ex ambientalista, Barelli, è rimasta totalmente inerte, di fronte a plurimi sforamenti e un piano per la qualità dell’aria, di matrice europea, che rimane inattuato da 4 anni».

Monito Ue Nei giorni scorsi, infatti, la Commissione europea ha inviato all’Italia un avvertimento per il superamento dei valori di Pm10 in svariate regioni, tra cui anche l’Umbria. L’ultimo sollecito e, poi, ci penserà la corte di Giustizia dell’Unione europea che potrebbe anche sanzionare l’Italia e tutti quegli stati che non rispettano le norme sulla qualità dell’aria. L’Umbria, «come di consueto», figura tra le zone più a rischio, soprattutto Perugia, Terni e Foligno. «L’inerzia della giunta Romizi – prosegue la Rosetti – anche su questo fronte è inaccettabile: nulla si è fatto per Ponte San Giovanni dove i livelli di inquinamento con i lavori sulla E45 hanno raggiunto picchi preoccupanti, né per l’area di confine Perugia-Corciano, e nemmeno per l’area sotto al Minimetrò, via Cortonese e Madonna Alta, che d’inverno risulta tra le più inquinate».

Centro storico Come pulire l’aria, in centro storico, se si liberalizza il passaggio delle auto? «Nell’acropoli la giunta Romizi si è impegnata a favorire la presenza di auto anziché costruire un sistema moderno di accesso che darebbe un volto nuovo alla città, valorizzandola anche sotto il profilo commerciale». Dunque, che fare, dal momento che il piano per la qualità dell’aria della Regione, adottato nel 2013, non ha portato ad alcun miglioramento? «In ordine al traffico veicolare – prosegue la Rosetti – non risulta adottata alcuna misura finalizzata a decongestionare le vie cittadine, anzi, da ultimo sono state adottate misure volte a rafforzare la presenza di auto, in particolare in centro storico, con atti volti a favorire e tollerare la presenza di auto, mentre, negli ultimi anni vi sono stati tagli al trasporto pubblico locale in concomitanza con l’incremento del costo del servizio, che ha ancor più scoraggiato l’utilizzo del TPL rispetto all’auto privata».

Non solo Perugia E’ l’Umbria, in generale, a confermarsi tra le regioni d’Italia a più alto tasso di motorizzazione, «senza che tale fenomeno sia stato contrastato in alcuna misura, anzi, è stato favorito dall’inerzia nella cura delle infrastrutture ferroviarie di proprietà regionale, strategico nel sistema del trasporto pubblico regionale, che ne hanno determinato il decadimento e la totale inefficienza, sino alla chiusura di importanti tratte».

La diffida «Sussiste una specifica responsabilità dell’ente locale – si legge nella diffida, inviata oltre che a Comune e Regione, per conoscenza, anche al ministero dell’Ambiente e alla Commissione europea – anche in qualità di autorità sanitaria, nella promozione e protezione della salute dei cittadini, così come è compito della Regione Umbria mettere in campo politiche di prevenzione delle malattie e rispettare le direttive europee, nonché adottare azioni volte a favorire da parte dei comuni il rispetto delle misure definite negli atti di programmazione, quali il Piano per la qualità dell’aria. Vista, infine, la recente ed ulteriore sollecitazione della Commissione europea all’Italia, relativamente ad aree in cui a tutt’oggi, nonostante le plurime sollecitazioni e diffide, persiste una pressoché totale inerzia nell’adottare azioni appropriate contro l’emissione di Pm10 e delle altre polveri sottili e sostanze inquinanti, al fine di garantire una buona qualità dell’aria e salvaguardare la salute pubblica e la persistente presenza tra le aree italiane inquinate della Regione Umbria».

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