Violenta rissa e poi un drammatico suicidio all’interno del carcere di vocabolo Sabbione, a Terni. I fatti sono accaduti nella giornata di sabato e a riferirli è il sindacato di polizia penitenziaria Sappe attraverso il suo segretario nazionale per l’Umbria, Fabrizio Bonino. «Una rissa tra detenuti di origine nordafricana – spiega una nota – sabato pomeriggio ha messo in subbuglio un’intera sezione nel padiglione della media sicurezza. I quattro, presumibilmente ubriachi (evidentemente in carcere si riesce a bere, ndR), prima hanno discusso tra di loro e poi, dopo l’intervento della polizia penitenziaria, hanno aggredito i colleghi con schiaffi e pugni, lanciandogli contro qualsiasi tipo di oggetto, perfino bombolette del gas e addirittura maglie insanguinate. Dopo qualche ora e grazie alla professionalità del personale rientrato in servizio, in un sabato pomeriggio che poteva essere dedicato alla famiglia, è stata riportata la calma. Calma apparente purtroppo – prosegue Bonino -, visto che uno dei due autori della rissa, infatti, posto in isolamento per i gravi fatti e in vista di un successivo trasferimento, si è impiccato. Vano è stato l’intervento immediato del personale e dei sanitari». Il deceduto è un 28enne del Marocco originario di Marrakech, A.E.A. le sue iniziali, la cui salma è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria di Terni (pm è Barbara Mazzullo) per tutti gli accertamenti del caso.
L’ennesimo grido d’allarme
«Non ci sono più parole per descrivere le gravi condizioni di disagio lavorativo in cui versa la polizia penitenziaria – denuncia il segretario umbro del Sappe -. Le nostre grida d’allarme continuano a rimanere incredibilmente inascoltate dai preposti vertici istituzionali. Solo proclami e belle parole ma, di concreto, il nulla. Queste sono violenze annunciate. È scandaloso che nel 2023 vi siano ancora persone indegne che usano la violenza per cercare di sovvertire il sistema istituzionale all’interno dei penitenziari. Fortunatamente in carcere ci sono anche persone che si dissociano da questi atteggiamenti violenti e cercano nello studio e nel rispetto reciproco la loro ragione di vita». Solidarietà agli agenti contusi viene anche da Donato Capece, segretario generale del Sappe: «Questi episodi – afferma – sono sintomatici del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. Ed è una tragedia che un uomo in carcere si tolga la vita, sempre e comunque. La situazione è diventata allarmante per la polizia penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici».
Fp Cgil penitenziaria all’attacco
Sull’accaduto interviene anche la Fp Cgil polizia penitenziaria nazionale attraverso Mirko Manna: «Sabato pomeriggio nel carcere di Terni un detenuto si è suicidato in attesa di essere trasferito dopo essere stato uno dei protagonisti di una violenta rissa scoppiata nella sezione detentiva dei detenuti comuni tra ristretti stranieri. Durante la rissa sono rimasti feriti quasi una decina di poliziotti, intervenuti per separare i gruppi e un detenuto è riuscito a ferire ad un braccio con una lametta il vice comandante che era intervenuto subito per coordinare l’intervento dei poliziotti. L’aggressore però era ben determinato ad arrecare ferite ben più gravi. La rissa è stata fermata solo con l’uso legittimo della forza altrimenti le conseguenze per i poliziotti e i detenuti sarebbero state ben più gravi. Dichiariamo lo stato di agitazione per il carcere di Terni – annuncia Manna -. Nel penitenziario si sono verificati decine di eventi critici con ben cinque decessi-suicidi quest’anno da parte di detenuti». Secondo Valentina Porfidi, segretaria generale di Terni della Fp Cgil, «direttore e comandante omandante del carcere di Terni rivestono i loro rispettivi incarichi da svariati anni. E’ indispensabile un avvicendamento immediato. Sarà compito dell’amministrazione penitenziaria valutare eventuali responsabilità per i disordini che si susseguono ormai con una preoccupante escalation, ma è chiaro che il prolungarsi per tanti anni di incarichi al vertice di un istituto penitenziario così delicato come quello di Terni, non è una buona prassi».