Rifiuti e inceneritori: l’Umbria sapeva tutto

Tutto quello emerso mercoledì scorso in consiglio comunale a Terni, compresa la storiadel Css, umbriaOn lo aveva scritto a marzo

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di M.T.

La presenza della presidente della Regione, Catiuscia Marini, al consiglio comunale straordinario che si è tenuto mercoledì scorso a Terni e dedicato alle problematiche ambientali, ha avuto – forse – l’unico grande pregio di risvegliare la voglia di documentarsi sull’argomento. Anche alla luce delle affermazioni fatte dalla presidente e dall’assessore all’ambiente, Fernanda Cecchini.

CATIUSCIA MARINI e FERNANDA CECCHINI SUI RIFIUTI – LE INTERVISTE

Terni consiglio comunale cecchini mariniTutti ne parlano Tanto che dalla sera stessa c’è stato una specie di diluvio: prese di posizione, gente che si straccia le vesti, qualcuno arriva a promettere le barricate e tutti – o quasi – si appiccicano qualche medaglia più o meno farlocca. Tutti – o quasi – a volersi ascrivere il merito di aver fatto emergere – o di star facendo emergere – chissà quale verità nascosta. Soprattutto in relazione al famigerato Combustibile solido secondario (il Css) che è tornato al centro dell’attenzione di tutti.

L'inceneritore Aria-Acea di TerniLa verità Solo che il 20 marzo scorso, umbriaOn aveva chiaramente scritto (il pezzo era di Lucina Paternesi) che in realtà la questione del trattamento termico dei rifiuti non è un’imposizione dall’alto. Di certo nello Sblocca Italia si parla di un inceneritore nuovo per l’Umbria, ma lo stesso Piano regionale dei rifiuti approvato nel 2009, quando a palazzo Donini sedeva ancora Maria Rita Lorenzetti e modificato o, meglio, adeguato alla nuova normativa – il decreto legislativo 205 del 2010 e il decreto ministeriale numero 22 del 2013 – lo scorso 23 marzo 2015 dalla giunta presieduta da Catiuscia Marini, contiene la previsione di bruciare rifiuti per produrre Css. Ma allora perché la Regione si è sempre dichiarata contraria a quella che, a tutti gli effetti, sembrava un’imposizione a livello nazionale?

Inceneritore Acea Maratta (FILEminimizer)Css L’articolo di marzo di umbriaOn proseguiva spiegando che già sette anni fa, nel Piano regionale di gestione dei rifiuti, si leggeva che l’opzione più perseguibile si riteneva fosse quella «dell’orientamento verso la valorizzazione del rifiuto residuo per la produzione di Css, combustibile solido secondario, da destinare a recupero energetico». La produzione di Css combustibile stimata era di oltre 61 mila tonnellate destinate al recupero energetico in impianti non dedicati come cementifici o centrali termoelettriche. E gli scarti del Css, secondo il piano, sarebbero smaltiti in discarica.

Inceneritore Acea Maratta2 (FILEminimizer)Impianti Al fine di disegnare i futuri fabbisogni, nel 2009 si pensava che una nuova configurazione impiantistica potesse essere messa a regime a partire dal 2017, con un nuovo impianto da realizzare nell’Ati2 e con otto anni in mezzo per attuare tutti gli interventi necessari per adeguare gli impianti di pretrattamento. A tutt’oggi nessun nuovo inceneritore è mai stato realizzato e la gestione dei rifiuti si è concentrata soprattutto sullo smaltimento in discarica, almeno fino alla ‘svolta’ impressa dalla Regione ai comuni con la delibera approvata lo scorso gennaio e che impone di portare la raccolta differenziata in tutta la regione almeno al 60% entro l’anno.

Le polemiche Adesso, un paio di mesi dopo quell’articolo di umbriaOn, come si diceva, è un diluvio di ‘rivelazioni’, di prese di posizione e di polemiche. Come diceva un cronista navigato: quello che oggi è un ‘buco’, dopo qualche giorno si può rivendere come notizia. Appunto.

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