Rifiuti, l’incenerimento previsto fin dal 2009

Il trattamento termico, per la produzione di Css, era già nel piano regionale del 2009. Eppure ci si è sempre dichiarati contrari

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L.P.

Cortei, manifestazioni, proteste. Da quando è stato dato il via libera all’articolo 35 del Decreto Sblocca Italia tutti, umbri compresi, hanno puntato il dito contro il governo Renzi che vuole imporre la realizzazione di otto nuovi impianti di incenerimento a livello nazionale, di cui uno anche in Umbria, per coprire il fabbisogno in relazione al trattamento dei rifiuti.

Fernanda Cechini e Catiuscia marini

Fernanda Cecchini e Catiuscia Marini

Sblocca-Italia L’assessore regionale all’ambiente Fernanda Cecchini e la presidente Catiuscia Marini si sono sempre dichiarate contrarie a queste ipotesi. Fino alla conferenza Stato-Regioni dello scorso 4 febbraio, quando anche l’Umbria ha votato sì, dando così il via libera allo Sblocca Italia. Il voto favorevole, avevano assicurato, è stato condizionato all’accoglimento della proposta di tener conto di accordi interregionali da parte del governo nazionale. In particolare la Marini aveva parlato di accordi con la Toscana «con cui già oggi esiste una positiva collaborazione sul tema». Un mese e mezzo dopo di questi accordi non se ne è saputo più nulla. «Sono questioni politiche – dice qualcuno – contatti diretti tra esponenti politici».

Inceneritore inceneritori biomasse maratta2Il Piano In realtà la questione del trattamento termico dei rifiuti non è un’imposizione dall’alto. Di certo nello Sblocca Italia si parla di un inceneritore nuovo per l’Umbria, ma lo stesso Piano regionale dei rifiuti approvato nel 2009, quando a palazzo Donini sedeva ancora Maria Rita Lorenzetti e modificato o, meglio, adeguato alla nuova normativa – il decreto legislativo 205 del 2010 e il decreto ministeriale numero 22 del 2013 – lo scorso 23 marzo 2015 dalla giunta presieduta da Catiuscia Marini, contiene la previsione di bruciare rifiuti per produrre Css. Ma allora perché la Regione si è sempre dichiarata contraria a quella che, a tutti gli effetti, sembrava un’imposizione a livello nazionale?

Inceneritore Acea Maratta (FILEminimizer)Css Scorrendo il Piano regionale di gestione dei rifiuti si legge, infatti, che «al fine di cogliere le importanti opportunità offerte dal mutato quadro normativo, diviene indispensabile un riorientamento del sistema gestionale prevedendo interventi di adeguamento di tali impianti […] L’opzione più perseguibile, già ormai 7 anni fa, si riteneva fosse quella «dell’orientamento verso la valorizzazione del rifiuto residuo per la produzione di Css, combustibile solido secondario, da destinare a recupero energetico».

Impianti Al fine di disegnare i futuri fabbisogni, nel 2009 già si pensava che una nuova configurazione impiantistica potesse essere messa a regime a partire dal 2017, con un nuovo impianto da realizzare nell’Ati2 e con otto anni in mezzo per attuare tutti gli interventi necessari per adeguare gli impianti di pretrattamento. «Dal 2017 – si legge a pagina 60 del Prgr – gli impianti si adegueranno alle nuove funzioni finalizzate alla produzione di Css e, nella misura ritenuta tecnicamente fattibile ed economicamente sostenibile, al recupero di materia». La produzione di Css combustibile stimata è di oltre 61 mila tonnellate destinate al recupero energetico in impianti non dedicati come cementifici o centrali termoelettriche. E gli scarti del Css, secondo il piano, sarebbero smaltiti in discarica.

Una manifestazione del Comitato 'No inceneritori'

Una manifestazione del Comitato ‘No inceneritori’

Discariche A tutt’oggi nessun nuovo inceneritore è mai stato realizzato e la gestione dei rifiuti si è concentrata soprattutto sullo smaltimento in discarica, almeno fino alla ‘svolta’ impressa dalla Regione ai comuni con la delibera approvata lo scorso gennaio e che impone di portare la raccolta differenziata in tutta la regione almeno al 60% entro l’anno. «Qualora, il sistema impiantistico per la produzione di Css non venga portato a compimento nei tempi previsti – è scritto ancora nel Piano – si determinerebbero evidentemente fabbisogni suppletivi di smaltimento che determinerebbero un ulteriore accorciamento della vita residua degli impianti; in particolare la capacità residua complessiva delle discariche si esaurirebbe durante il 2017 (se venissero gestiti i soli rifiuti urbani) e si conferma il 2016 come anno di fine disponibilità della capacità complessiva delle discariche considerando la gestione delle 70.000 tonnellate all’anno di rifiuti speciali e fanghi di depurazione».

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