Sangemini, Ami: «Siti rimarranno attivi, ma serve razionalizzare»

Chiesta la proroga per la presentazione del piano concordatario a causa del Covid, nuovo aggiornamento il 2 novembre

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di F.L.

Bisognerà ancora attendere per conoscere i contenuti del piano concordatario del gruppo Acque minerali d’Italia, di cui fanno parte anche Sangemini e Amerino, dato che l’azienda ha chiesto una proroga per la presentazione alla metà di dicembre, per motivi legati al Covid. È quanto emerso nel corso dell’incontro in videoconferenza di martedì tra il Mise, le segreterie nazionali e regionali di Fai, Flai e Uila, la rsu, i rappresentanti delle regioni coinvolte e la direzione aziendale di Ami. Questa – riferiscono le tre sigle al termine della call – ha affermato di avere difficoltà a causa della pandemia a trovare un valido interlocutore per l’investimento, nonostante ciò l’intenzione è quella di presentare il piano concordatario in tempi comunque più brevi. Per il 2 novembre, dopo insistenza delle organizzazioni sindacali, è stato fissato un ulteriore incontro in cui dovrebbero emergere dettagli.

Massima riservatezza, ma si profila razionalizzazione

Le premesse non sono comunque buone. Alle pressanti richieste sia del ministero che dei sindacati sulla presentazione già nella giornata di martedì delle linee guida del piano, l’azienda ha risposto che intende mantenere «tutti i siti attivi in continuità». Tuttavia ha anche affermato di voler operare una razionalizzazione di figure che ha definito come «doppie, triple o quadruple». Per il resto l’azienda afferma di voler mantenere massima riservatezza sul piano e sugli investitori. Tutte le segreterie a livello nazionale stigmatizzano, riferisce una nota delle tre sigle e delle rsu, «l’atteggiamento ormai consolidato dell’azienda non disposta al dialogo e alla chiarezza con le parti». «È stato sottolineato – continuano – che anche a livello nazionale sono stati richiesti incontri numerose volte a cui l’azienda non ha risposto». Le segreterie hanno voluto rimarcare il momento di forte tensione che vivono i lavoratori e i sindacati sui vari territori. «Nella totale incertezza che i lavoratori sopportano da mesi, le situazioni stanno divenendo sempre più difficili da gestire». Fai, Flai e Uila Umbria hanno partecipato «attivamente all’incontro, ricordando innanzitutto la necessità del rispetto del patto sociale del 2018».

Prosegue lo stato di agitazione

«A fronte delle concessioni regionali – prosegue la nota -, l’occupazione va mantenuta tramite gli investimenti che erano stati stabiliti nel patto. Si sono poi ricordati i sacrifici dei lavoratori stabiliti nell’accordo di cui sopra che non possono essere vanificati. Si è, inoltre, fatta presente al ministero l’importanza dei marchi storici umbri. La Regione stessa è intervenuta, tramite l’assessore Fioroni, per esprimere vicinanza ai siti, ricordando l’importanza sia dell’accordo del 2018 sia dell’accordo più recente stretto tra Comuni, Regioni e parti sociali. È stato ribadito che il marchio è identitario rispetto al territorio, si è riconosciuta la forte passione e il coinvolgimento dei lavoratori. Il ministero ha positivamente accolto il suggerimento in merito alla valorizzazione dei marchi storici, affermando che a fronte di un piano industriale credibile metterà a disposizione gli strumenti ministeriali. Si ribadisce che continuerà lo stato di agitazione e la richiesta di fare una cassa integrazione equa per tutti i siti sarà oggetto di ulteriori iniziative». Alla fine le parti hanno lasciato l’incontro con un «rinnovato senso di frustrazione e insoddisfazione, data la mancanza di risposte dell’azienda». Su richiesta sindacale il ministero dello sviluppo si è infine reso disponibile sin da subito a contattare il ministero del lavoro per chiedere contezza della decreto di autorizzazione della cassa Covid di luglio e agosto.

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