«Scovare altri ‘Aldo’ e indagare sui Serd. Ma non ci siamo solo noi».

Terni – Dopo l’ultima operazione dei carabinieri, il procuratore Liguori si sfoga sul fenomeno droga: «Qui numeri impressionanti. Vorremmo poterci occupare anche di altro»

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di F.T.

Un ragionamento da cittadino, prima che magistrato. Che abbraccia a 360° la vita della comunità, del territorio di Terni, e tocca problematiche, nervi scoperti e anche questioni meritevoli di approfondimento da parte dell’autorità giudiziaria. Perché per Alberto Liguori, procuratore di Terni, «non si possono continuare a contare arresti e procedimenti in fatto di droga come se fossiamo a Reggio Calabria o a Palermo, come se gestissimo una Direzione distrettuale antimafia invece che una piccola procura di provincia». E perché «tutti noi, ciascuno per le proprie competenze a partire dalle istituzioni, dobbiamo interrogarci, dialogare e agire. E magari scoprire quanti altri ‘Aldo’ (il riferimento è ad Aldo Maria Romboli, il 41enne ternano arrestato dopo le morti dei due ragazzi di 16 e 15 anni, Flavio e Gianluca, ndR) esistono nella nostra città».

OPERAZIONE ANTIDROGA ‘MASTRO BIRRAIO’ A TERNI: NOVE ARRESTI

«Sempre e solo droga, perché c’è una richiesta impressionante»

A margine della conferenza stampa incentrata sui nove arresti eseguiti dai carabinieri nell’ambito di un’indagine che ha portato alla luce un esteso traffico e spaccio di droga sul territorio, Liguori ha inteso fare il punto sul fenomeno-droga. Senza peli sulla lingua. «Ormai – ha detto – trascorro più tempo fra comandi carabinieri e questure che altrove, e sempre per le stesse ragioni. Segno che la domanda di droga a Terni è consistente, altissima su tutto il territorio. Ma noi vorremmo poterci occupare anche di altro, dei reati più ‘quotidiani’, delle truffe agli anziani, dei furti. Facciamo comunque i miracoli e il tribunale li fa come noi, ma è ora di affrontare il problema collegialmente perché la magistratura non può e non vuole sostituirsi alle istituzioni civili, a quelle sanitarie, agli psicologi, alle parrocchie, agli insegnanti e alle famiglie».

UMBRIA, MINORI E DROGA: DATI ALLARMANTI

«Stranieri? Sì, ma ternani a supporto»

«Intanto – ha detto Liguori riferendosi all’ultima operazione dell’Arma, con 5 arresti di soggetti extracomunitari e 4 relativi ad italiani – lo Stato si interroghi su questi cittadini stranieri perennemente irregolari in Italia e che qui, pur espulsi o allontanati, restano perché stanno ‘da favola’ come alcuni di loro dicono. Ma attenzione, ci troviamo anche di frongte ad uno schema in base al quale gli italiani, i ternani, sono fondamentali per l’organizzazione che vende morte. Perché c’è sempre qualcuno che ti mette a disposizione una casa in affitto o in comodato, che fornisce schede telefoniche, che guida perché l’altro non ha la patente. Ecco, in questo senso non prendiamocela sempre con gli extracomunitari: chi garantisce la logistica è parte integrante dell’attività criminale. E poi abbiamo persone con numerosi precedenti per i reati più disparati, puntualmente a piede libero e ora, grazie all’Arma, nuovamente arrestate. Noi come magistratura dobbiamo chiederci chi siano queste persone, mapparle in ogni loro dettaglio giudiziario pregresso, comprendere la loro pericolosità e fornire tutte queste informazioni ai giudici. Ecco, come procura dobbiamo cambiare passo in questo senso perché le pene vanno eseguite, nel rispetto delle leggi, e non possiamo trascurare il fatto che anche soggetti con reati e arresti recentissimi, siamo liberi di girare tranquillamente e delinquere».

«Altri ‘Aldo’ in città, lavoriamo per stanarli»

Il procuratore capo ha poi spostato il focus sul fenomeno droga più generale e, soprattutto, sulla sua portata sociale, emersa tragicamente con la morte dei due adolescenti ternani: «Se questa indagine dei carabinieri fa emergere, documenta, 250 singoli episodi di spaccio, certifica al tempo stesso che questi signori riescono a mettersi in tasca 2 mila euro al giorno. E allora vuol dire che i soldi comunque girano e la richiesta è enorme. Si torna anche qui allo schema del pusher che è al tempo stesso tossicodipendente, compresi purtroppo minorenni dediti a spacciare. Ecco, sarebbe interessante, e vogliamo farlo ma con l’aiuto di tutti, verificare quanti tossicodipendenti frequentano il Serd di Terni o sono stati segnalati in prefettura, in quali quartieri vivono, con chi interagiscono. Selezionandone alcuni è possibile che, lavorandoci e con un po’ di fortuna, si riescano a scoprire altri ‘Aldo’, adulti che agganciano ragazzini e che magari ti fanno pure ‘assaggiare’ la roba prima di vendertela, come in un supermercato o un alimentari. Non sarà mica – si chiede Alberto Liguori – che così facendo, finiamo per trovare chi, in ciascun quartiere della città di Terni, la mattina frequenta il Serd, il giorno va a mangiare alla Caritas e la sera va a spacciare nei parchi per arrotondare o acquistare droga ‘vera’?».

Riflettori della procura sui Serd: «Vogliamo porci tante domande»

«Qui, e i fatti lo dimostrano – ha detto in maniera netta il procuratore – non si uccide solo dando il porto d’armi a chi ha precedenti penali. Ma anche dando droga ‘autorizzata’ (chiaro riferimento al metadone, ndR) a qualcuno. Il percorso va ricostruito, fosse metadone, codeina o altro. Perché il metadone è strumento idoneo, purtroppo, ad uccidere: è come una pistola o un coltello. Sono dieci anni che non si tiene una conferenza sulle droghe e il mercato intanto ha fatto passi da gigante, espandendosi e proponendo sostanze a costi sempre più bassi, spesso chimiche o fondate su mix che causano danni permanenti. E allora è lecito chiedersi se i programmi dei servizi sanitari territoriali hanno o meno linee guida, se l’affidamento terapeutico domiciliare ha un suo percorso ragionato ed una sua affidabilità. Dopo 20 anni possiamo definire un tossicodipendente ‘affidabile’? Io spero di sì, dopo tutto quel tempo, ma dobbiamo chiedercelo. A noi interessano i fatti penalmente rilevanti – ha detto Liguori – e vogliamo capire se gli interpreti di questa disciplina hanno piena consapevolezza dell’arte medica. Il tema è quello, che riguarda tutti, delle colpe professionali: è tempo di interrogarci, anche su quelle linee guida che danno una discrezionalità tecnica che deve essere comunque motivata e guidata. In questo senso sì, anticipo ciò che come procura vogliamo fare: i fatti, dopo la morte di quei due ragazzi, ci impongono una verifica di indagine».

«Mettiamoci insieme, interroghiamoci e agiamo. È ora»

Il discorso si è poi spostato su Terni-città, le sue figure di riferimento, le sue istituzioni: «Il mondo-droga non va investigato solo da noi, che vorremmo poterci dedicare anche ad altro, nell’interesse di tutti. Non siamo magistrati ed al tempo stesso psicologi, chimici, insegnanti, amministratori. Serve che ciascuno metta sul tavolo le proprie competenze, serva che Terni superi i dati oggettivi, che è giusto riferire, di una operazione come questa dell’Arma per andare oltre. Ma avete visto quanti luoghi dello spaccio sono stati individuati nell’indagine? Ecco, ragioniamo su questi aspetti tutti insieme, mettiamo in rete le nostre competenze, condividiamo le informazioni fruibili. Il mio è un Sos alle forze sane di questo territorio. Ci sono degli interrogativi che dobbiamo porci, tutti. Come si vive, cosa si fa nei nostri quartieri? I ragazzi in questo periodo estivo sono per lo più in centro, animano la ‘movida’, ma negli altri mesi dell’anno vivono ciascuno nelle proprie zone. Ecco: vi chiedo, come si vive a Terni? Cosa c’è da fare? Prima di arrivare ad indagare il fenomeno droga sul piano penale, c’è molto altro da osservare e analizzare, e sui cui agire. Ricordiamoci infine che i giovani sono dalla nostra parte, con la loro sincerità, vittime e protagonisti al tempo stesso».

 

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