Scuole e asili, Cecconi: «5 cose ai 5 Stelle»

Terni, prosegue il ‘botta e risposta’ tra esponenti delle minoranze in consiglio comunale

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Il ‘botta e risposta’ sulle scuole e sulla possibile apertura alle ‘private’ prosegue. Marco Cecconi aveva accusato i grillini ternani di essere complici del Pd, loro avevano replicato dicendo che lui farnetica. Adesso Cecconi, premettendo e promettendo che poi per lui la cosa finirà conunque qui, ai grillini ne manda a dire cinque. Manco quattro. Proprio cinque.

di Marco Cecconi
Consigliere comunale di Terni di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale

Primo. Le sedute della commissione dedicate all’esame del mio atto di indirizzo del primo dicembre scorso, all’audizione di assessore e tecnici e, poi, alla predisposizione e infine alla votazione di un atto di indirizzo unitario sui nidi e le scuole per l’infanzia non sono mai state due. È inutile che il M5S si affanni a sostenerlo: non dice il vero. E tanto basti.

Secondo. Che io partecipi alle sedute delle commissioni in cui si discutono, si rielaborano e magari si emendano atti presentati proprio da me – anche quando si trattasse di una commissione in cui non ho diritto di voto ma alla quale, invece, ho pienamente diritto di prendere parte – è veramente il minimo. Statuto e regolamento del consiglio comunale, non a caso, lo prevedono e lo normano ampiamente, con tutto ciò che ne consegue: e non li ho certo inventati io. Per quanto mi riguarda, oltretutto, avrei di sicuro preferito che il mio atto di indirizzo di cinque mesi fa venisse approvato (o bocciato, se del caso) direttamente in una volta sola, in consiglio nella stessa seduta in cui è stato messo all’ordine del giorno, come sempre accade: e, insomma, non sono stato certo io a chiedere che, invece, la cosa si allungasse e l’atto venisse portato in commissione.

Terzo. Più che “privo di dati”, come dice il M5S quasi fosse un vizio d’origine (se non ci fosse da ridere, ci sarebbe da piangere), il mio atto di indirizzo del primo dicembre scorso era proprio mirato a farli emergere tutti, questi dati, per cercare insieme le soluzioni migliori: non a caso, prevedeva l’attivazione di un tavolo finalizzato “a monitorare e rendere noto il quadro ternano della situazione”; “le domande inevase”; “la ripartizione delle stesse per nazionalità”; “le condizioni socio-economiche delle famiglie” le cui domande non fossero risultate accolte; “i costi a carico del bilancio comunale per ciascun bambino inserito in una struttura pubblica” (un dato, quest’ultimo, che sono proprio orgoglioso di aver fatto emergere…).

Quarto. Fatta la diagnosi, riguardo alle terapie, con quel mio atto io chiedevo di “predisporre una gamma di soluzioni possibili finalizzate a garantire la copertura delle domande presentate dalle famiglie ternane”, “anche d’intesa e in convenzione con le strutture private che operano nel nostro territorio”. “Anche”, in italiano, è “una particella aggiuntiva, con valore concessivo ipotetico”. E, per me, se tutte le famiglie ternane che vogliono affidare i propri figli ad un nido o ad una scuola dell’infanzia, trovassero posto in una struttura comunale, sarebbe perfetto: peccato che non è così.

Quinto e ultimo. Ma…, se l’atto di indirizzo unitario varato dalla seconda commissione – pur ipotizzando il ricorso ai privati solo come strumento eventuale e residuale – rappresentava davvero (roba da non credere) una deriva verso lo smantellamento dei servizi educativi comunali a favore del privato (come oggi sostengono i Pentastellati), la domanda delle domande è: perché il M5S in commissione aveva votato a favore (salvo poi invertire la rotta a 360° in aula)?? Perché…? Come mai…? La risposta fornita in aula da Angelica Trenta, che di questa commissione è anche vicepresidente, quando ho posto proprio questa domanda…? “Forse non avevo capito bene”, “mi mancavano degli elementi”, ha detto…

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