Il rientro nelle aule previsto a settembre, la necessità di adattarsi alle linee guida ministeriali per il covid-19 e tutte le difficoltà del caso. Con un’analisi legata allo stato e le condizioni degli edifici scolastici su base regionale: a pubblicarla martedì è stato l’Osservatorio sulla povertà educativa curato in collaborazione tra l’impresa sociale ‘Con i bambini’ e la fondazione Openpolis. In particolar modo l’attenzione è stata posta sulla divisione tra le strutture costruite già con questa funzione e quelle riadattate in seguito: l’Umbria risulta essere sotto la media nazionale, al terz’ultimo posto della graduatoria dopo Campania ed Emilia-Romagna.
IL REPORT COMPLETO DELL’OSSERVATORIO
L’obiettivo
In premessa vengono ricordate in sintesi le indicazioni da seguire per il rientro di settembre e la situazione nazionale: «Le regole di distanziamento fisico – 1 metro da seduti – imposte dall’emergenza Coronavirus obbligano ad un diverso utilizzo degli spazi scolastici. Sarà dall’applicazione concreta – si legge nel documento – delle linee guida sul territorio che dipenderà il ritorno in auladi ragazze e ragazzi. Perciò è opportuno verificare, dati alla mano, qual è la situazione dell’edilizia scolastica sul territorio, in particolare per quanto riguarda la possibilità di ricavare spazi alternativi e rimodulare quelli interni. Ma al di là delle singole competenze, la fattibilità degli interventi dipenderà da una serie di fattori, che chiamano in causa lo stato e la condizione degli edifici scolastici». Si parte dal dato generale: «In Italia, circa il 77% è stato costruito già con questa funzione, mentre quasi un edificio su 4 (23%) è stato riadattato solo in seguito per un uso scolastico». L’Umbria non arriva nemmeno al 70%.
TERNI: «SPAZI DECENTRATI? TANTI PROBLEMI»
Umbria in fondo
La regione con la percentuale più bassa – report basato su dati ufficiali Miur – per le strutture costruite appositamente per un utilizzo scolastico è la Campania con il 60,68%. Quindi ci sono l’Emilia-Romagna con il 68,56% e l’Umbria con il 69,88%, poco dietro alla Calabria (70,47%); davanti a tutti ci sono l’Abruzzo (sopra il 90%), la Sardegna (87,81%) e il Veneto (87,28%). «Nei comuni polo, baricentrici in termini di servizi, la quota di edifici costruiti – viene messo in evidenza – originariamente per uso scolastico è inferiore alla media: 72% (contro una quota attorno all’80% nei comuni cintura, ovvero l’hinterland dei centri principali, e nei comuni di area interna)». Ad incidere è anche la presenza di edifici storici o vetusti: in questo caso sono Puglia, Molise, Calabria e Sardegna le aree con maggior incidenza di edilizia scolastica realizzata post 1976, mentre Liguria (23%), Veneto (20%) e Piemonte (7%) sono in fondo alla classifica. Per quel che concerne l’Umbria la percentuale di strutture costruite pre 1920 è di poco superiore al 5%. Al netto dei numeri, i problemi organizzativi – specie considerando le tempistiche – ci sono per tutti.