Sin Terni-Papigno: «Scarsa attenzione»

In avvio di 2019 i sopralluoghi, approvata la relazione della commissione Ecomafie: «Merita un rinnovato e concreto interesse da parte del ministero dell’Ambiente»

Condividi questo articolo su

«L’analisi delle informazioni acquisite mostra scarse attività concrete poste in essere e un basso livello di intervento attivo e di attenzione sulla situazione del sito. Il considerevole ritardo nel percorso di restituzione ad usi legittimi e di tutela effettiva rispetto alla contaminazione merita un rinnovato e concreto interesse da parte del Ministero dell’Ambiente». È uno dei passaggi di commento alla relazione approvata all’unanimità giovedì da parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati: il focus è sul Sito d’interesse nazionale Terni-Papigno, dove sono stati svolti dei sopralluoghi in avvio di 2019.

LE SCHEDE DI SINTESI

La visita di fine febbraio nel 2019

Il documento

L’approfondimento territoriale sull’Umbria è stato definito in un documento a cura di Stefano Vignaroli, Renata Polverini e Simone Bossi, ora inviato ai presidenti delle Camere. L’iter – ricorda la commissione Ecomafie – ha compreso «tre missioni nella regione con numerosi sopralluoghi e audizioni. Altre audizioni si sono svolte a Roma presso palazzo San Macuto»; presi in esame «la situazione del ciclo dei rifiuti, lo stato della tutela delle acque, le problematiche ternane, con una particolare attenzione al Sito di interesse nazionale (Sin) di Terni-Papigno. Inoltre, attraverso l’analisi di vicende giudiziarie significative sono state esaminate criticità ambientali rilevanti o specifiche del territorio. La Commissione è partita da alcune acquisizioni già effettuate nella XVII legislatura per poi aggiornarle e condurre un approfondimento più ampio. Le acquisizioni nella presente legislatura si collocano temporalmente tra gli sviluppi di una crisi nella gestione del ciclo dei rifiuti determinata da vicende giudiziarie e gli esiti delle recenti elezioni regionali che hanno visto un cambio di maggioranza nel governo regionale. Le considerazioni contenute nella relazione possono quindi contribuire all’esame dell’accaduto e all’orientamento delle scelte pubbliche per il prossimo futuro».

ECOMAFIE, DISCARICA VALLE SOTTO LA LENTE

La commissione Ecomafie in Ast (febbraio 2019)

Ciclo rifiuti: «Inefficacia della programmazione regionale»

Uno degli argomenti principali riguarda il ciclo dei rifiuti: «Dall’approfondimento della commissione – si legge – è emerso un certo grado di inefficacia della programmazione regionale, determinato soprattutto dall’assenza di una visione a lungo termine, con conseguenti incertezze sulla chiusura del ciclo e sull’orizzonte temporale di autosufficienza del sistema di smaltimento. Quest’ultimo vede come prima opzione praticata e praticabile il ricorso alle discariche. Si sono rilevate inoltre carenze impiantistiche inerenti la biostabilizzazione della frazione organica dei rifiuti indifferenziati e il trattamento delle frazioni secche da raccolta differenziata. Altra criticità osservata riguarda la scarsa qualità della raccolta differenziata».

26 FEBBRAIO 2019: «MOLTI PROBLEMI DA RISOLVERE»

La commissione a Le Crete di Orvieto

La tutela delle acque ed i terreni agricoli

Capitolo tutela delle acque: «Sui cinque agglomerati umbri – sottolinea la commissione Ecomafie – rientranti nella procedura di infrazione europea tre, secondo quanto riferito dal commissario unico alla depurazione, non risultano ancora conformi. Un altro problema che caratterizza più contesti del territorio umbro è quello della presenza di solventi clorurati in falda, conseguenza storica del trattamento superficiale di metalli in realtà produttive, in aree dove sono presenti captazioni di acque sotterranee destinate all’approvvigionamento per il consumo umano. Altre criticità ambientali riguardano lo spandimento sui terreni agricoli di reflui da allevamenti zootecnici caratterizzati da elevate concentrazioni di nitrati. Dagli approfondimenti della commissione è inoltre emersa la contaminazione del fiume Paglia, che potrebbe essere ricondotta alla presenza di siti minerari dismessi in Toscana e su cui la Commissione sta svolgendo ulteriori approfondimenti».

PAPIGNO, MIRAGGIO BONIFICA: «SIAMO IN ATTESA DA VENT’ANNI»

A sinistra Stefano Vignaroli

Illeciti ambientali

Si passa poi agli illeciti ambientali: «Il quadro esaminato non fa emergere collegamenti attuali con la criminalità organizzata. Gli illeciti ambientali sono commessi prevalentemente da piccole e medie imprese che, come talora accade in questo campo, valutano come rischio affrontabile quello delle sanzioni rispetto ai costi di una gestione corretta. Sono state esaminate nella relazione diverse vicende giudiziarie, riferite a problemi di ordine generale e, più compiutamente, quelle relative alla società Gesenu e alla Valnestore».

PAPIGNO E IL CAMPO ‘CONTAMINATO’

Il passaggio all’Ast

Ast e ‘conca ternana’. La sollecitazione

C’è inoltre il tema Acciai Speciali Terni: «Di particolare rilevanza – aggiunge la commissione – nella regione è la situazione ambientale della ‘conca ternana’, in cui è presente il Sin di Terni-Papigno. Sul territorio del Sin opera anche l’azienda più importante del territorio, la Acciai Speciali Terni (Ast). La commissione ha esaminato alcune questioni, tra cui la vicenda delle infiltrazioni di acqua contaminata nella galleria del Tescino, sottostante la discarica Ast: a prescindere dagli esiti giudiziari ancora non interamente definiti nel relativo procedimento penale, è emerso che il fondo del sito non ha uno strato impermeabile artificiale omogeneo e non sono disponibili dati sulla tenuta dello strato di base. È stata inoltre approfondita la questione dell’inquinamento della falda sottostante agli impianti produttivi di Ast, su cui le acquisizioni della commissione inducono a sollecitare un’attenzione estrema da parte delle pubbliche amministrazioni, degli organismi di controllo, del ministero dell’Ambiente, con il necessario coordinamento tra tutti i soggetti competenti».

Parte dell’area Sin

«Sfide importanti»

A chiudere il cerchio è il presidente della commissione, Vignaroli: «Pensando prima di tutto ai cittadini che vivono nelle aree inquinate della regione, con la Commissione d’inchiesta Ecomafie abbiamo voluto accendere un faro sull’Umbria. Il nostro obiettivo è stato quello di fare luce sulle diverse criticità e su vicende che vanno avanti da troppo tempo, a partire dalla bonifica mai conclusa del Sin di Terni-Papigno. L’Umbria ha davanti a sé sfide importanti, dalla rigenerazione ambientale delle aree afflitte da inquinamenti storici alla gestione del ciclo dei rifiuti. Alcune vicende giudiziarie hanno prodotto ritardi strutturali nel ciclo dei rifiuti della regione, che ora vanno affrontati. Serve l’elaborazione di una visione di lungo periodo che accompagni la diminuzione dei conferimenti in discarica con un adeguamento impiantistico orientato al riciclo. Mi preme rimarcare come i migliori anticorpi contro l’illegalità e le criticità ambientali siano rappresentati dalla corretta ed efficace amministrazione, sia appunto sul fronte della pianificazione, sia su quello del controllo. Un controllo che deve avvenire – chiude – in un’ottica di efficacia ed efficienza, oltre che collaborazione e condivisione delle informazioni tra i diversi organi preposti».

Il confronto

A stretto giro arriva il commento di Luca Briziarelli (Lega), vicepresidente della commissione: «La relazione non si è limitata ad approfondire vicende già note, ma si è spinta ad esaminare criticità ed episodi ben più recenti, dagli incendi negli impianti di trattamento dei rifiuti alle misure di prevenzione e repressione degli illeciti nel territorio umbro, fino alla recentissima inchiesta sul traffico illeciti di pannelli fotovoltaici dismessi. Come Lega siamo fieri di aver reso possibile questo importante risultato sollevando la questione nella precedente legislatura, grazie all’azione dei Senatori Stefano Candiani e Paolo Arrigoni, e chiedendo ufficialmente che l’Umbria fosse la prima regione esaminata nel corso della presente Legislatura. Come vicepresidente, ho avuto modo di seguire nel dettaglio tutte le fasi dell’inchiesta, da quella dei sopralluoghi e delle audizioni a quella dell’approfondimento delle oltre 4 mila pagine di documentazione esaminata per arrivare alla relazione finale. Una relazione approfondita e complessa che con equilibrio affrontatemi fomdamentali per l’Umbria e che ora sarà trasmessa al Parlamento e alle sedi istituzionali umbre e sarà presentata ufficialmente così da illustrare anche alla cittadinanza quanto emerso, ma un dato è già evidente: a prescindere dagli aspetti strettamente giudiziari, che ovviamente faranno il loro corso, relativamente alla gestione dei rifiuti dalla relazione emergono chiaramente le gravi responsabilità delle Giunte di centrosinistra per la situazione di criticità che si è determinata nel tempo. Confido che la relazione – chiude –  possa rappresentare una valida base di partenza per un serio confronto a livello regionale sul percorso da adottare per superare i ritardi, le criticità e gli errori che hanno purtroppo caratterizzato negli ultimi anni l’azione della passata maggioranza regionale».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli