«Stiamo uscendo dalla fase peggiore con forza e bravura»

Umbria – Il punto della presidente Tesei sull’emergenza Covid: «Non siamo la maglia nera d’Italia». Prosegue il dialogo con le minoranze

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«Positivi al Covid sotto i 10 mila e indice Rt sotto 1, sono diventati 130 i posti di terapia intensiva, più di quanti ne abbia richiesti il Governo. Posti letto Covid occupati al 50%, sotto la media nazionale. Ospedali da campo per dare risposte più veloci rispetto a interventi di ristrutturazione, difficili in piena pandemia. Quello di Civitanova Marche solo per l’ipotetica gestione di un nuovo picco, in attesa del completamento del piano di salvaguardia per la fase 3. L’Umbria è fra le regioni che hanno reagito meglio». Giovedì mattina la presidente della Regione, Donatella Tesei, ha relazionato in aula sulla situazione dell’emergenza sanitaria. La prossima settimana è previsto un nuovo tavolo di confronto con la minoranza che ha presentato una proposta di risoluzione evidenziando le criticità che persistono, a cominciare dalla situazione nelle Rsa e nelle residenze protette. Il documento sarà approfondito in tempi strettissimi nella terza commissione.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Un minuto di raccoglimento per Stefano Brando

La seduta del consigio regionale, in modalità ‘question time’, si è aperta con la comunicazione della presidente Tesei, preceduta da un minuto di silenzio in memoria del dottor Stefano Brando, noto medico di famiglia perugino deceduto a causa del virus e, come richiesto dal capogruppo Pd Tommaso Bori, per tutte le vittime. A seguire è intervenuto il portavoce della minoranza Fabio Paparelli (Pd), quindi è stata presentata una proposta di risoluzione che sarà esaminata in tempi brevi in sede di commissione sanità.

COVID UMBRIA, CASI ATTUALI IN PICCHIATA

L’analisi di Donatella Tesei

«I segnali di ottimismo di qualche settimana fa si sono fatti adesso più consistenti – ha detto la presidente – e sono validati dalla fondazione Gimbe: siamo a metà classifica per quanto riguarda i contagi e al 14° posto in Italia per contenimento. L’Umbria è invece 13° per positivi sui casi testati e i tamponi sono in costante crescita. Le misure restrittive della Regione Umbria, che hanno anticipato quelle del Governo nazionale, in seguito rafforzandole, hanno funzionato. Le misure sanitarie predisposte si sono rivelate efficienti nonostante le polemiche, gli attacchi e le notizie false diffuse. Le terapie intensive sono diventate 130, più di quelle che il Governo aveva richiesto. Siamo tra le regioni italiane che le hanno incrementate di più. Le semintensive sono adesso 62 e siamo partiti con 4 posti. I posti letto per malattie infettive attivati sono 584, erano 28. Ringrazio per il loro grandissimo lavoro i sanitari e il personale. L’Umbria è molto lontana dall’essere la maglia nera fra le regioni italiane, nonostante la tempesta del Covid nella fase 2 sia stata ancora più violenta che nel resto d’Italia. I fatti dimostrano che le scelte sono state corrette, merito di tutti, personale sanitario e Protezione civile. Non abbassiamo la guardia, restiamo vigili. Per la fase 3 – ha detto la Tesei – abbiamo il piano di salvaguardia, l’Umbria è stata fra le prime regioni a predisporre un piano di emergenza e tutto ciò che non utilizzeremo adesso, perché per fortuna al momento non ci serve, servirà per la fase 3 che, dicono gli esperti, si sommerà al picco influenzale previsto per fine gennaio, inizio febbraio. Il nostro piano di salvaguardia si avvarrà di tutti i posti già previsti, 32 nelle aziende ospedaliere di Perugia e Terni e 12 nell’ospedale da campo finanziato dalla Banca d’Italia. Questi sforzi, sostenuti a beneficio delle strutture ospedaliere, rimarranno nella disponibilità degli umbri. L’ipotesi ospedale di Civitanova Marche è solo per la gestione di un eventuale picco di incrementi in attesa della realizzazione completa del piano di salvaguardia, quindi è da intendersi come misura residuale, al momento non ce n’è bisogno. Il consulente Bertolaso, senza potere decisionale è a costo zero, lo dobbiamo solo ringraziare. Anche noi abbiamo curato pazienti provenienti da Marche, Toscana e Lazio, sia in fase 1 che in fase 2. L’ospedale da campo dell’esercito a Perugia e quello della Croce Rossa a Terni sono frutto di una programmazione attenta, non casuale. I 38 posti letto Covid dell’ospedale da campo non ce li ha nessuno. Dovrebbe arrivare a metà dicembre e non lo utilizzeremo per portare gente ‘in campeggio’, come qualcuno ha detto. Non sappiamo ancora se tutto questo basterà per la fase 3, stiamo valutando altre soluzioni aggiuntive rispetto alla rete ospedaliera. Da aprile stiamo facendo verifiche sull’ex Milizia di Terni, su via del Giochetto a Perugia e su altre strutture. Il problema è il costo degli investimenti, la durata degli interventi, la carenza di personale come in tutte le altre regioni italiane e l’utilità futura di tutto quanto. Per questo abbiamo optato per soluzioni veloci. La prossima settimana riuniremo di nuovo il tavolo di confronto con le forze di minoranza, nonostante l’amarezza per qualche uscita dubbia: come si fa a chiedere ‘dove sono i 25 milioni del piano Arcuri per l’ampliamento della risposta sanitaria di tutte le regioni’? Come se li avessimo distolti noi, in qualche maniera. Lo sapete benissimo dove sono e non è giusto gettare discredito sulle istituzioni. Solo dai primi di novembre è stato possibile iniziare la progettazione, questi sono i fatti e queste sono le date, e valgono per tutte le regioni, nella consapevolezza che la realizzazione pratica di quanto previsto nelle strutture sanitarie è impossibile da concretizzare nei tempi veloci che vorremmo noi. È molto difficile fare interventi strutturali in piena pandemia. Lunedì ci sarà una conferenza stampa della Sanità umbra per spiegare come saranno garantiti i livelli minimi di assistenza negli ospedali. Ringraziamo anche i 150 tracciatori dell’università che hanno dato una grossa mano. Grazie all’assestamento di bilancio avremo ancora più risorse per la Prociv, quasi 1 milione di euro aggiuntivi in tre anni. Continuerò a lavorare per altre risorse. Devo fare anche un appello agli umbri: sono possibili parziali e limitati allentamenti nelle misure, siamo fra i primi a superare la fase 2 che ha colpito molto forte, ora i nostri comportamenti sociali devono farci convivere con il Covid. A dicembre ci sarà una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini. La responsabilità di tutti farà la differenza, anche per la ripartenza. Negli ospedali ancora dura la guerra e i cittadini devono essere di aiuto».

Il punto di vista delle minoranze

Il portavoce delle opposizioni, Paparelli, si è così espresso: «Apprezziamo i toni usati dalla presidente. Non stiamo attuando una tregua, non c’è nessuna guerra in atto, quanto piuttosto un confronto che auspico costruttivo, nell’interesse di tutta la comunità umbra. Non diffondiamo notizie false, ma esercitiamo come da mandato azione di stimolo e controllo sull’operato della maggioranza e facciamo proposte. Non abbiamo polemizzato sul fatto che non avete speso i 25 milioni di Arcuri, ma evidenziato che alcune regioni si sono assunte deleghe e hanno speso fin da luglio, si tratta di una scelta politica. Veneto ed Emilia hanno già speso e rendicontato. Siamo contenti per il calo dei contagi, ci mancherebbe, ma ci sono due dati ancora critici: il numero dei decessi e il numero delle terapie intensive. L’atteso picco di influenza e la possibile terza ondata di Covid prima del vaccino, dicono che c’è ancora un pezzo di strada da fare. Bene l’impiego dei tracciatori dell’università ma va fatto un potenziamento del dipartimento di prevenzione della Usl. La scelta di non fare tamponi agli asintomatici conviventi di positivi deve essere rivista. Io ero positivo asintomatico e nessuno mi ha detto niente. Le liberatorie non funzionano, decine persone negative da giorni non riescono ad avere la liberatoria, carente anche il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti. Dobbiamo riconoscere che ci sono ancora criticità. Tamponi a oncologici e immunodepressi, queste persone devono avere un percorso preferenziale. Altro tema il recupero delle prestazioni sanitarie sospese. I reparti sono dedicati totalmente al Covid. Non riteniamo giusta la soluzione di chiudere reparti ospedalieri di eccellenza e mandare i nostri professionisti a operare nelle cliniche private. Ecco perché sosteniamo l’ipotesi di utilizzo della ex Milizia a Terni, anche come occasione per risolvere il contenzioso con Ater e azienda ospedaliera e lavorare per un utilizzo futuro della struttura. Il tema dei temi è quello delle assunzioni, delle stabilizzazioni; qualche ritardo da colmare lo abbiamo avuto, mettiamo in campo percorsi facilitati per avere un risultato maggiore. Abbiamo bisogno di anestesisti ma anche di infermieri, la medicina di territorio è da ripristinare. Non siamo convinti degli ospedali da campo, in futuro non resteranno. No all’ipotesi Civitanova Marche: speriamo non serva, che il piano di salvaguardia non scatti, ma dobbiamo rivederlo. Nelle Rsa e nelle residenze protette la situazione dei contagi è ancora molto critica. Chiediamo di valutare il ripristino oltre che delle lezioni in presenza per la prima media, della riapertura in presenza dei laboratori per le attività pratiche e gli esami finali dei percorsi formativi. Le misure del Governo non sono sufficienti per l’Umbria, la proposta di Bianconi di avere un piano strutturale partecipato, complessivo e condiviso diventa un elemento fondamentale. Servono interventi immediati oltre che l’annunciata visione di medio e lungo termine. Il Pil regionale non è crollato adesso ma negli anni precedenti, dobbiamo guardare alla produttività non al Pil: c’è stata una ripresa della manifattura fino a metà anno, ma c’è carenza sui servizi innovativi alle imprese. Se le misure del Governo sono insufficienti, accompagnamole con risorse nostre. Chiediamo esenzioni e forme di premialità per i comuni che verranno incontro alle imprese. Su questo misureremo la concretezza del confronto che è stato avviato per il bene della comunità».

 

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