«Un partito sconfitto, ma non morto»

Parla il commissario del Pd Walter Verini: «Si poteva fare meglio. Riconsegno un partito che c’è»

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di G.N.

«Il Pd perde una partita dietro l’altra e si ritrova in serie B», dopo un campionato giocato decisamente male: questa volta a fare un’analisi della sconfitta post elettorale alle regionali 2019 è il commissario straordinario del Pd, Walter Verini. Nessun mea culpa, tanti «si poteva fare meglio», nessuna dimissione in vista e a chi le ha pretese, lui ha risposto: «Riconsegno un partito che c’è, con un 22,3 per cento che rappresenta la basa da cui ripartire. Non è una situazione di caos, come letto in alcuni giornali, ma ci attrezzeremo per fare l’opposizione in Consiglio regionale».

Congresso nazionale ed elezione nuovi segretari

Insomma, a parlare di «epilogo annunciato» è stato martedì mattina il commissario Verini, nel corso di una conferenza stampa nella sede del Pd di Perugia. «Dal 15 al 17 novembre prossimi, a Bologna si terrà il congresso nazionale del Pd e in quella sede verrà definito il nuovo Statuto, che conterrà anche le regole per l’elezione dei segretari regionali. Saranno gli iscritti a eleggere il segretario e per questo bisognerà aprire al tesseramento. Il congresso dovrà essere aperto, una grande discussione libera, nella quale ci sia posto per tutti e per tutto».

Le dimissioni respinte al mittente

«Non mi presterò a rispondere a questi attacchi che non sono utili al futuro. Non risponderò a chi fa il gioco dello scarica barile. Per risolvere un problema strutturale in un Comune non basta cambiare sindaco. Cercare il capro espiatorio, per giunta sbagliato, è inutile. Il mio mandato commissariale va comunque a esaurimento».

L’analisi

Si parte dal 2008 quando «avevamo 250mila voti; un anno fa la metà, 125mila. 5 anni fa vincemmo le elezioni per il rotto della cuffia, solo 13mila voti. Numeri da crisi profonda, che viene da lontano, ma il Pd, da solo, non riesce a fare un’analisi puntuale, siamo stati parte del problema. Certamente, alle regionali, sondaggisti e opinionisti ci davano, in partenza, con 7/9 punti di distacco. Sapevamo che fosse una partita difficile e così è stato. Non mi aspettavo il crollo del Movimento 5 Stelle. Se avesse mantenuto le percentuali delle europee, la sconfitta sarebbe stata più contenuta».

«E ora cosa fare?»

«È la classica domanda che si pone chi ha voglia di ricominciare. Dobbiamo ripartire da noi stessi. C’è ancora chi nelle piazze è tornato a sventolare la bandiera, c’è ancora quasi un quarto di elettori che vuole il Pd. Il nuovo governo: ho dei dubbi sul fatto che governerà bene. Mi auguro che la destra governi bene, che risolva i problemi, ma ho dei dubbi che questa destra ce la farà. Il Pd farà un’opposizione rigorosa, mettendo al centro gli interessi della regione».

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