«Sulle morti di Terni la ‘firma’ del metadone»

il dottor Salvatore Giancane, fra i massimi esperti nazionali di droghe e dipendenze, parla di ciò che è accaduto e fa un’analisi a 360 gradi

Condividi questo articolo su

di F.T.

«Conosco bene la vicenda di Terni. Ho sentito alcuni meravigliarsi dell’ipotesi che pochi milligrammi di metadone possano aver causato la morte dei due ragazzi. C’è poco da meravigliarsi. La discriminante è sempre la stessa: se hai tolleranza, puoi berne quasi quanto ne vuoi e magari. Al massimo dormi due giorni. Se non hai tolleranza, è un farmaco subdolo e insidioso. Il metadone è di per sé tranquillo e maneggevole più dell’aspirina, ma va usato nei soggetti giusti. La tolleranza è la chiave di tutto». A parlare è uno dei massimi esperti di droghe e dipendenze in Italia, il dottor Salvatore Giancane, da oltre 30 anni medico del Sert di Bologna, intervistato da umbriaOn.

TERNI, LA RICOSTRUZIONE DI UNA TRAGEDIA CHE HA SEGNATO LA CITTÀ

Salvatore Giancane (da cronachemaceratesi.it – Foto Di Marco)

Il caso-Terni: «C’è la ‘firma’ del metadone»

«Chiaramente – osserva il medico – l’associazione con altre sostanze aumenta il rischio. Se i due ragazzi di Terni avessero assunto soltanto metadone, forse non sarebbero morti. E la sostanza che più di tutte ‘aiuta’ gli effetti del metadone è l’alcol, altrettanto depressivo sull’apparato respiratorio. Quando si muore di metadone, si muore di insufficienza respiratoria, come per ogni oppioide. La ‘firma’ del metadone sui decessi di Terni sta nel fatto che quei poveri ragazzi siano morti a distanza di qualche ora e nel sonno. Il metadone è l’unica sostanza che raggiunge l’effetto massimo 6/8 ore dopo l’assunzione. Per qualsiasi altra sostanza, loro avrebbero sentito aumentare l’effetto fino ad andare in coma davanti ai loro amici. Invece sono andati a casa e si sono messi a letto, pensando che l’effetto stesse finendo. E infatti stava finendo per ciascuna cosa eventualmente assunta, tranne una: il metadone. Il problema ulteriore – osserva il dottor Giancane – è che nel sonno il nostro ritmo respiratorio si modifica e rallenta. A ciò si somma l’effetto farmacologico e il decesso, anche per questo, può avvenure nel sonno. Come per i due ragazzi di 19 e 18 anni morti lo scorso aprile a Colico (Como) e per i detenuti che di recente, durante le rivolte nelle carceri hanno ‘assaltato’ le farmacie interne bevendo metadone a più non posso».

«In Italia non è un ‘fenomeno’»

«Quanto accaduto a Terni – prosegue Salvatore Giancane – è, per l’Italia, ancora riconducibile ad un fenomeno che conta ‘alcuni casi’. Negli Usa per gli stessi motivi abbiamo 6 mila morti l’anno. Qui da noi non è un ‘fenomeno’ e fortunatamente abbiamo una rete di servizi che altri paesi non hanno e che ci permette di effettuare trattamenti di maggiore qualità. Vero che non dovrebbe morire nessuno e che anche un decesso è troppo, ma diamo una dimensione al fenomeno. E da noi avviene mille volte meno che in America del nord».

L’uso dei farmaci, vera criticità italiana

Un altro dei temi all’ordine del giorno, citato dal dottor Giancane, è l’utilizzo dei farmaci che si fa in Italia. «In medicina si parla di ‘diversione’ quando un farmaco finisce nelle mani di una persona a cui non è stato prescritto. Si parla invece di ‘misuso’ quando viene utilizzato per finalità o vie di assunzione diverse rispetto a quelle per cui è stato concepito. La diversione e il misuso non sono prerogative del metadone ma avvengono in ogni famiglia. Quante volte le persone utilizzano l’antibiotico o l’antinfiammatorio che hanno nell’armadietto di casa, per un ascesso o un dolore? Il cattivo uso dei farmaci è parte integrante della nostra cultura ed avviene normalmente, è all’ordine del giorno. Leggendo le cronache, capita di imbattersi in bimbi che assumano involontariamente del metadone, ad esempio dei propri genitori in cura, finendo in coma. Giusto evidenziare situazioni del genere, ma ogni anno quanti sono i bambini intossicati da farmaci diversi dal metadone? Migliaia. La custoda dei farmaci, a prescindere ora dall’attualità di Terni, è un tema centrale. Per l’Oms il metadone è un farmaco essenziale che non deve mancare mai in nessun presidio ed è il trattamento, conosciuto, più efficace per le dipendenze dagli oppioidi. Non dobbiamo demonizzare questa molecola: è l’uso che se ne fa a costiuire come sempre la differenza. E l’uso di un soggetto che la vende a ragazzi adolescenti, non a tossicodipendenti, per comprarsi la droga, è criminale».

La codeina e i mix che uccidono

Alle tragiche morti di Terni, almeno a livello di testimonianze – non di riscontri investigativi, finora – è stato associata anche la codeina, che rende violacei i liquidi in cui viene sciolta, acqua o bibite che siano, e che crea un certo rilassamento in chi la assume. «Non credo che sul caso di Terni abbia avuto un ruolo e, nel caso, sarebbe marginale – spiega l’esperto -. Gli oppioidi, tutti, si attaccano a dei recettori naturali che abbiamo nel cervello. Sono delle ‘prese di corrente’ e il farmaco è la spina. Quando una persona assume contemporaneamente due oppioidi, solo uno si fissa sul recettore. L’altro no perché lo spazio è quello ed è limitato. La codeina si fissa agli stessi recettori del metadone e il metadone ha un’affinità migliaia di volte superiore. Questo è il motivo per cui chi è in trattamento con il metadone, non percepisce più gli effetti dell’eroina con contestuale riduzione del 98% del rischio decesso. Come detto, il rischio morte cresce esponenzialmente con la combinazione alcol e metadone. Un’altra situazione potenziale di estremo rischio sta nella combinazione con la cocaina: praticamente tutti coloro che la assumono, dopo essersi ‘divertiti’, accusano nervosismo, agitazione, difficoltà a dormire. Normale. Per questo fra i giovani si è diffusa l’abitudine di prendere un sedativo, dopo. Lo chiamano ‘paracadute’, downer in inglese, e serve ad abbassare l’eccitazione. Capita così che si abusi di alcol e cocaina e poi si assuma del metadone come ‘paracadute’. In questi casi è ovvio che sia la somma a fare il totale ma il decesso quasi sempre viene provocato dal metadone».

Il lockdown, cosa è accaduto

Le misure stringenti del lockdown anti Covid hanno avuto ovviamente degli effetti sul consumo di sostanze: «Il primo è che durante quei giorni è schizzato in alto l’abuso di farmaci, visto che le droghe erano più difficili da reperire. Ora il ‘mercato’ è in ripresa e si vede: per due mesi, come abbiamo analizzato attraverso il sito geoverdose.it, non è morto quasi nessuno in Italia. Adesso invece c’è il boom delle overdose: è ripartito tutto».

«Procuratore, tu non sei responsabile»

Tornando al caso-Terni, per il dottor Giancane «il procuratore Liguori, che in conferenza stampa ha detto di sentirsi lui stesso responsabile dell’accaduto, secondo me non deve assumersi un peso così grande. I sensi di colpa devono esserci se l’autorità non persegue, ad esempio, lo spaccio. Ma per situazioni del genere, che restano ‘casi’, no. Piuttosto è in generale disarmante la semplicità con cui ragazzini neanche adolescenti riescono ad accedere anche a molecole ‘pesanti’: alcol, cocaina, metadone, codeina. Parliamo in molti casi ancora di bambini e qui c’è un problema enorme. Io forse soltanto verso i 18 anni ho preso consapevolezza di cosa fossero le canne».

Droghe leggere e pesanti: «Esistono ‘le’ droghe. Ed è bene saperne tutto»

Infine un cenno sull’eterno confronto droghe leggere-pesanti: «Su questo ho una visione netta, radicale. Se ad un ragazzino dico ‘le canne sono uguali all’eroina e fanno malissimo’, cosa capisce? Se nove su dieci fumano hashish e ne conoscono gli effetti, sono autorizzati a pensare che anche assumere eroina non sia poi così pericoloso. Dire che le droghe sono tutte uguali è un boomerang perché si finisce per banalizzare le sostanze più pesanti. Da dieci anni giro l’Italia spiegando che non esiste ‘la’ droga, che è una categoria morale, ma che esistono ‘le’ droghe. Perchè sono diverse l’una dall’altra per effetti, conseguenze, complicazioni e terapie. Dire soltanto ‘non lo dovete fare’ è deresponsabilizzante, facile ma inutile. Poi i ragazzi lo fanno lo stesso ma che informazione gli abbiamo dato? Nessuna. Se tanti avessero saputo come funzionano il metadone e le altre sostanze, forse oggi conteremmo meno morti. Spieghiamo a tutti cosa sono le sostanze di abuso, sia legali che illegali. Per alcuni le informazioni sono sufficienti per dire ‘io quella merda non la prendo’. Chi deciderà comunque di prenderle, almeno potrà attuare un uso consapevole e avrà gli strumenti per difendersi. In questo senso – conclude Salvatore Giancane – la scuola resta impermeabile: spesso l’unica cosa che si fa, quando si scopre un ragazzino con una canna, è chiamare i cani antidroga. Eppure proprio la scuola dovrebbe fornire ai giovani gli strumenti per affrontare il mondo».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli