La cosa è confermata. Per un periodo di tempo non ancora determinato con precisione – ma di sicuro tra il 27 novembre ed il 28 dicembre dello scorso anno – in alcune aree della città si è bevuta acqua al tetracloroetilene.
La commissione Il dato è emerso con chiarezza nel corso dell’audizione – martedì, nella terza commissione del consiglio comunale ternano – dell’assessore all’ambiente Emilio Giacchetti, del presidente e del direttore generale del Sii, Stefano Puliti e Paolo Rueca. E da parte di tutti, dice Thomas De Luca (M5S), «tutti i soggetti intervenuti hanno concordato con le nostre priorità espresse ormai da mesi in tutte le sedi: messa in sicurezza dei pozzi attraverso sistemi di potabilizzazione delle acque e attivazione urgente delle procedure di bonifica dell’acquifero della conca ternana».
Convergenze De Luca parla di «un cambio di approccio, da parte dell’assessore Giacchetti, che ha trovato il nostro massimo sostegno e accoglimento. Solo pochi mesi fa, il 26 marzo del 2015 – ricorda – la maggioranza aveva respinto, con l’astensione di Forza Italia, il nostro atto d’indirizzo che impegnava il sindaco all’emanazione di un’ordinanza per l’interdizione dei pozzi contaminati e la richiesta ai sensi del ‘Testo unico ambientale’ dell’attivazione delle procedure per l’inserimento nell’anagrafe dei siti regionali verso un’immediata bonifica. Oggi si è data prova di come, lavorando senza negazionismo e senza interessi politici, si possa realmente fare il bene della città».
L’informazione Nel corso della riunione della terza commissione è stato anche sottolineato «come sia del tutto assurdo che le istituzioni, sindaco e assessori, non fossero stati informati immediatamente dell’accaduto e che per il distacco dei pozzi si sia aspettato ben tre giorni». Il principio di precazione, è stato detto, «esula da queste occasioni, che necessitano di interventi diretti fatti secondo una logica cautelativa della salute umana». Ma secondo il consiglire cominale del Movimento 5 Stelle, «quello che risulta davvero incredibile è che ad oggi possa essere paventata la possibilità che aziende continuino impunemente a sversare trielina nelle falde».
La contestazione Un altro aspetto sul quale il M5S insiste è che «l’acquedotto Terria-Pentima non è la soluzione e in ogni caso non esclude l’attingimento dai pozzi ‘non conformi’. La triste realtà purtroppo è che la città delle acque non ha più acque immuni da contaminazione. I danni fatti negli anni scorsi stanno aprendo una voragine che richiede un cambio di approccio totale, che non può aspettare il 2019».