Terni, amministrative: il nome del Pd è Kenny ma Diotallevi e Fiorelli lo ‘marcano a uomo’

Centrosinistra ternano frazionato: alleanze e convergenze ancora tutte da definire. Se ci saranno

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di F.T.

Se nel centrodestra ternano – inteso come alleanza ‘classica’ FdI-Lega-Fi-eventuali civici – il quadro non è stato ancora definito e, anzi, la tensione si taglia con il coltello, nel centrosinistra – anche qui nel senso più o meno comunemente inteso – la questione candidature parla di un frazionamento marcato e di alleanze e convergenze, se ci saranno, ancora tutte da definire. Si ‘salvano’ al momento, da questo tourbillon, i candidati già ufficializzati: Stefano Bandecchi (Alternativa Popolare), Claudio Fiorelli (M5s, Rifondazione Comunista, Comunisti italiani, civici) e Silvia Tobia (Potere al Popolo).

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Stallo Pd-M5s

In casa centrosinistra il quadro parla di un Pd, almeno nei suoi vertici ternani, fermo sulla proposta – che potrebbe essere ufficializzata entro il prossimo fine settimana – del professor Josè Maria Kenny. In questi giorni il dialogo con l’area del M5s per ragionare su un sostegno a Fiorelli, è proseguito. Passi avanti però – nonostante il ‘nuovo corso’ di Elly Schlein alla segreteria nazionale del Pd – non sembrano esserci stati.

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Diotallevi in campo?

Lunedì invece il Pd si è confrontato con forze più e meno vicine al partito. Come i ‘Cittadini Liberi’ di Marco Sciarrini – realtà composita e dinamica, già ‘federata’ con i CiviciX di Andrea Fora (Italia Viva) – che hanno caldeggiato un’opzione affascinante, non solo per il mondo cattolico ternano. Quella del professor Luca Diotallevi, ordinario di sociologia alla Roma3 e presidente di Azione Cattolica. Un’opzione che, restando strettamente ai partiti, Italia Viva sosterrebbe convintamente e su cui la stessa Azione – che vorrebbe candidare il dottor Santino Rizzo – potrebbe aprire una riflessione. Riflessione che, però, i ‘Cittadini Liberi’ si attendono soprattutto dal Pd ternano. Ad oggi il nome di via Mazzini resta quello di Kenny, ritenuto autorevole e di spessore – al pari di Diotallevi ed altri – ma soprattutto frutto di un metodo che vede il Pd ancora centrale, in termini di organizzazione e voti, per tentare la scalata a palazzo Spada. Operazione che resta assolutamente complessa ma che l’eventuale deflagrazione del centrodestra locale, potrebbe rendere – in teoria – meno distante dalla realtà.

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Il Pd ‘in mezzo’

Quindi se all’apparenza il Pd – di fronte a Fiorelli e all’eventuale candidatura di Diotallevi – potrebbe restare ‘schiacciato’ fra due nomi, uno più a sinistra e l’altro più moderato, teoricamente appetibili anche per il suo elettorato, la linea odierna di via Mazzini sarebbe chiaramente indirizzata a mantenere una centralità in linea con i dati elettorali – almeno quelli ‘storici’ – che a Terni lo qualificano come primo partito dell’opposizione. Insomma, il dilemma non è nuovo e riguarda il ruolo stesso del Pd in partite – come le amministrative – che tendono a sfuggire agli schemi classici della politica. Dove contano sempre di più i nomi, le persone, i rapporti di conoscenza e dove si tende ad una trasversalità che ‘stressa’ tutti i partiti. E chi resta sulla difensiva, senza mettersi in discussione, in passato ci ha già rimesso.

Luca Diotallevi

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