Terni, Ast e dazi: pressing sull’Europa

Intenso il lavoro che dovrà portare, a settembre, alla conferma delle misure anti dumping per Cina e Taiwan

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Per un paio di mesi – sono stati introdotte ufficialmente il 25 marzo scorso – le misure anti dumping prese dall’Europa nei confronti dell’acciaio di Cina e Taiwan saranno ancora operative. Ma è già tutto un lavorio per fare in modo che siano, quanto meno, prolungate ancora.

I dazi Attualmente Cina e Taiwan devono pagare da un minimo del 10,9% ad un massimo del 25,2% del valore netto dei prodotti che esportano in Europa e la cosa, quando venne stabilita, aveva provocato la favorevole reazione di Eurofer, l’associazione europea dell’acciaio, che aveva accolto «con favore le misure antidumping dell’Ue nei confronti delle importazioni di prodotti piatti di acciaio inossidabile laminati a freddo da Cina e Taiwan, in seguito alla denuncia che è stata presentata da Eurofer nel maggio 2014. Le importazioni dalla Cina e da Taiwan sono cresciute del 70% tra il 2010 e il 2013 e la loro quota nel mercato comunitario è aumentata del 64% nello stesso periodo. Con un margine medio di sottoquotazione del prezzo europeo pari al 10,5%, la crescita delle importazioni oggetto di dumping da parte di Cina e Taiwan non ha consentito all’industria europea di mantenere la sua quota di mercato o diventare remunerativa. Inoltre, la pressione di queste importazioni è peggiorata drammaticamente nel 2014 con una crescita dei volumi di oltre il 200% e un’espansione della quota di mercato del 180% rispetto al 2010».

La politica L’attenzione su Ast resta alta anche da parte della politica nazionale: «Ben vengano i risultati positivi conseguiti da Ast, segno che abbiamo avuto ragione a batterci perché la produzione rimanesse in Umbria – fa sapere la parlamentare di Scelta Civica Adriana Galgano – ma il governo deve adoperarsi con azioni concrete perché l’accordo del 3 dicembre venga applicato nella sua interezza. Finora il management di ThyssenKrupp ha messo in atto tutte le misure che aveva annunciato al momento del riacquisto del sito ternano e, tra queste, c’era anche la vendita, entro due anni, di Ast – evidenzia la parlamentare – quindi ho chiesto al governo di monitorarne le mosse perché, se cessione dovesse esserci, avvenga nell’interesse dell’economia italiana e dell’occupazione umbra, mantenendo la produzione in Umbria visto il ruolo strategico del sito nel panorama nazionale, europeo e mondiale per la lavorazione degli acciai speciali».

L’Europa Negli ultimi mesi, dice ancora Adriana Galgano, «lo scenario si è evoluto positivamente per Ast e tra i fattori che hanno inciso, oltre alla ripresa dell’economia e alla chiusura dello stabilimento di Bochum, vanno annoverati senza dubbio anche i dazi temporanei imposti alla Cina per l’importazione in Europa. Una tutela fondamentale non solo per Ast ma per tutto il comparto dell’acciaio che, per questo, deve essere resa stabile o quantomeno prolungata vista anche la strategicità del settore che rappresenta un elemento fondamentale dell’industria del nostro Paese. Ho, quindi, chiesto in commissione di affrontare questo tema nel prossimo incontro che avremo con gli europarlamentari italiani».

L’azienda Ma in Europa si sta muovendo, senza grande clamore, anche l’azienda – intesa come Ast, ma anche e soprattutto come ThyssenKrupp – che da settimane ha avviato un’intensa attività di lobbing finalizzata a sensibilizzare il maggior numero possibile di europarlamentari. Alla ripresa dei lavori dell’assemblea e delle comissioni continentali, infatti, la questione anti dumping sarà certamente ai primi posti dell’agenda dei lavori.

 

 

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