Terni, Ast: «Misure antidumping tardive»

Fim Cisl preoccupata per la cassa integrazione, chiede chiarimenti all’azienda. Zaffini (FdI): «Le istituzioni dove sono?»

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L’appuntamento è lunedì pomeriggio in Confindustria, dove management e sindacati si ritroveranno per l’esame congiunto dell’avvio della cassa integrazione ordinaria richiesto da Ast. Una procedura in merito alla quale l’azienda di viale Brin ha cercato di rassicurare – si spera sia «transitoria e non estesa a tutti i 1.200 dipendenti per la quale è stata presentata» -, ma le preoccupazioni continuano ad essere forti tra organizzazioni sindacali e mondo della politica.

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Sindacato critico

Ad intervenire è la Fim Cisl, il cui coordinamento si è riunito venerdì analizzando le molteplici questioni sul piatto. Se da un lato viene letta positivamente l’inclusione dell’Indonesia nell’elenco dei paesi soggetti alle misure di salvaguardia – ma «si poteva fare prima e si dovrà fare di più», obietta il sindacato -, l’apertura della ‘cassa’ apre prospettive che rischiano di «modificare gli obiettivi del recente accordo ministeriale» sul piano industriale. «Auspichiamo che il management nell’incontro di lunedì sia in grado di chiarire quali misure intenda mettere in atto come strategia aziendale – spiega la Fim -, anche rispetto l’introduzione dell’Indonesia all’interno dello schema delle misure di salvaguardia, e come questo possa ridurre l’impatto sulla richiesta della cigo».

Il nodo sostenibilità

Come aveva sottolineato l’ad Burelli al Mise in occasione della firma dell’accordo di giugno, l’azienda si sta concentrando sullo sviluppo di prodotti ad alto valore aggiunto, come i superaustenitici, per supportare l’approccio della siderurgia sartoriale, tuttavia «questo percorso, pieno ancora di insidie – mette in guardia la Fim -, non può essere compromesso da scelte che finiscono col mettere in discussione l’organizzazione del lavoro in alcuni reparti, se non addirittura la sicurezza». Ma il sindacato ne ha anche per la comunità ternana, ‘colpevole’ di non aver generato «un dibattito costruttivo» rispetto al report della sostenibilità presentato a luglio da Ast e dunque rispetto ai percorsi tecnologici plausibili che l’azienda sta considerando in merito alle politiche ambientali, per raggiungere gli obiettivi di convivenza tra fabbrica e territorio. «Un traguardo che deve essere comune per tutti i soggetti che è quello di valorizzare il brand di Terni nella consapevolezza che questo rappresenta un processo collettivo che coinvolge più attori, pubblici, privati, e naturalmente le forze sociali», continua la Fim, che punta l’attenzione anche sulla logica del sistema al massimo ribasso per gli appalti all’interno dell’acciaieria, sollecitando una discussione sull’intero sistema.

L’appello alle istituzioni di Zaffini

Ad intervenire sulla questione della cassa integrazione è anche il senatore di FdI Franco Zaffini, che punta il dito non solo contro l’Ast, ma anche contro le istituzioni a tutti i livelli. «L’azienda – scrive in una nota – non rispetta gli impegni assunti appena tre mesi fa con l’accordo sottoscritto al ministero dello Sviluppo economico e anche questa volta sono i lavoratori – e le loro famiglie – a scontare errori che non sono i propri. Ma in tutto questo le istituzioni che fanno? Né la Regione Umbria, né il Governo italiano, né l’Europa si sono adoperati per tutelare i mercati di riferimento, per difendere l’industria europea». Anche secondo Zaffini è tardiva la decisione di Bruxelles di includere dal 1° ottobre anche l’Indonesia tra i Paesi soggetti alle misure antidumping. «C’era bisogno – si chiede il senatore – di aspettare così tanto? Non si poteva agire prima per mettere in piedi una seria politica industriale? È necessario avviare la stagione delle riforme, è ora di risposte certe ed immediate».

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