di S.F.
Una cosiddetta ‘demolizione d’ufficio’ al termine del procedimento amministrativo scattata nel dicembre 2023, anche in seguito alla verifica dell’ottemperanza dell’ordinanza del febbraio 2024. A sancirla è il Comune di Terni e riguarda un’area – per chiari motivi di privacy non si va oltre – in strada della Pittura, tra Cesi e l’area nord della città.
La vicenda è curiosa. Cosa è successo? Le varie tappe sono riepilogate in un documento pubblico firmato dal dirigente all’urbanistica Claudio Bedini. Tutto è nato il 16 ottobre 2023 quando, a seguito di indagini delegate da parte della Procura, è stato chiesto all’ufficio controlli edilizi di attivarsi con un sopralluogo. Nel dicembre 2023 è arrivato il responso, in particolare su un punto: «I locali ubicati al piano inferiore (seminterrato) destinati a cantine e magazzini, sono stati trasformati, con opere, in civile abitazione, mediante la realizzazione di un soggiorno/cucina, una camera singola, una camera matrimoniale, un ripostiglio e due bagni: la scala che metteva in comunicazione il piano terra ed il piano seminterrato dell’unità immobiliare è stata chiusa, rendendo i due piani (piano terra e piano seminterrato) autonomi, determinando di fatto due unità immobiliari distinte e autonomamente funzionali». Da questo passaggio sono scaturite l’ordinanza di sospensione dei lavori, le varie controdeduzioni, l’ordinanza di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi per le opere eseguite senza titolo edilizio e la verifica sul fatto che i locali del piano seminterrato «non erano stati riportati alla sua destinazione d’uso assentita nella scia, ovvero ad uso magazzini e cantine».
Si arriva al 26 settembre scorso, quando il nucleo controllo del territorio ha effettuato il sopralluogo di inottemperanza: accertato «che il cambio di destinazione d’uso dei locali del piano seminterrato, non erano stati riportati alla sua destinazione d’uso assentita». La sanzione pecuniaria minima è quella minima da 1.000 euro. Ma c’è altro: «L’ordinanza di demolizione e di ripristino dello stato ante operam non prevede l’acquisizione dell’immobile al patrimonio disponibile del Comune, ma allo stesso tempo, si rende comunque necessario procedere al ripristino ante operam a cura del comune ed a spese dei responsabili dell’abuso». Infine l’ingiunzione di pagamento per avere la cifra entro un mese. L’atto può essere impugnato al Tar Umbria.