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Home » Terni, caso Prisciano: «Indagine ‘monca’»

Terni, caso Prisciano: «Indagine ‘monca’»

di Fabio Toni
7 Marzo 2017
in Apertura 5, Ast, Cronaca, In evidenza
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Gli avvocati dei cittadini di Prisciano

Gli avvocati dei cittadini di Prisciano

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«È una sorta di ‘Davide contro Golia’ ma l’indagine è stata incompleta e il problema, reale, dei cittadini di Prisciano, purtroppo non è emerso nella sua pienezza, dal punto di vista ambientale e dei riflessi sulla salute». C’è delusione fra i residenti del quartiere alle porte dell’acciaieria e anche fra i legali – gli avvocati Loris Mattrella, Federica Sabbatucci, Antonella Dello Stritto e Francesca Carcascio – che li rappresentano. Il motivo sta tutto nell’archiviazione disposta dal tribunale di Terni per il procedimento scaturito dalla denuncia dei cittadini, stanchi di dover fare i conti con il fenomeno delle polveri che da anni li tormenta.

PARLA IL RESIDENTE: «AMAREGGIATI» – VIDEO

«Tumori in aumento» «Il gip di Terni – spiega l’avvocato Sabbatucci – ha deciso di accogliere la richiesta di archiviazione della procura, ritenendo l’insussistenza dei reati inizialmente contestati: uno contravvenzionale (‘getto pericoloso di cose’, ndR) e l’altro ben più serio, legato al possibile disastro ambientale causato dalla ‘pioggia’ di polveri che quotidianamente si abbatte su cose e persone. Per il giudice – prosegue il legale – è stato determinante il possesso dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia, ndR) da parte di Ast ma anche il fatto che vengano utilizzate le migliore tecnologie disponibili per smaltire le scorie della Ilserv. Tecnologie che, però, alla luce della perizia effettuata con le modalità dell’incidente probatorio, presentano carenze gestionali e di utilizzo. Il disastro ambientale è stato escluso perché la situazione non è stata ritenuta, neppure dalla procura, così seria e grave. Non resta che prendere atto del fatto che l’aumento delle patologie tumorali riscontrato fra i residenti del quartiere Prisciano dipende, evidentemente, da altri fattori».

Ipotesi causa civile Per il tribunale, la questione-polveri – che aveva visto indagato un dirigente Ilserv – può essere rilevante sul piano civile, e quindi risarcitorio, ma non su quello penale. «Il fatto è che la caduta della ‘pioggia bianca’ è continua – afferma l’avvocato Sabbatucci – e i residenti, attraverso la propria denuncia, auspicavano che venisse trovata una soluzione. Una causa civile per il risarcimento di eventuali danni non era nelle intenzioni iniziali dei cittadini. Purtroppo la situazione, allo stato, non cambia e il fenomeno prosegue come sempre».

«Indagine ‘monca’» L’avvocato Loris Mattrella sottolinea invece come i presupposti dell’indagine, disposta a suo tempo dal giudice Maurizio Santoloci, fossero sostanzialmente diversi da quelli poi seguiti: «Ci siamo opposti all’archiviazione suggerendo ulteriori temi di indagine, in linea con gli intendimenti iniziali del tribunale. Perché per capire gli effetti polveri su persone, ambiente, colture e allevamenti, non basta uno studio, come è stato correttamente effettuato, da parte di alcuni ingegneri. Servono i pareri di medici, veterinari, esperti del settore alimentare, biologi. Tutto questo non è stato fatto, diversamente da quanto ipotizzato dal gip Santoloci in passato, e per questo diciamo che l’indagine è ‘monca’. Fra gli aspetti che andavano valutati – aggiunge il legale – c’è anche quello epidemiologico, legato alle malattie insorte nel tempo fra i residenti del quartiere e non solo. Tali accertamenti avrebbero rappresentato uno sviluppo a 360 gradi dell’indagine e invece ci ritroviamo con in mano meno della metà, forse un quarto al massimo, dei dati che il tribunale aveva suggerito di acquisire. Gli eventuali effetti dannosi delle polveri – conclude l’avvocato Mattrella – non sono stati accertati».

Scorie e controlli Per l’avvocato Antonella Dello Stritto «è lecito chiedersi perché la Thyssen-Krupp, in altre realtà anche prossime ad agglomerati urbani, attui soluzioni in grado di arginare problematiche simili, mentre a Terni ciò non avviene. Il fatto è che le scorie, spesso lasciate a bordo dei camion per diverso tempo prima di essere smaltite, finiscono nell’ambiente e l’assenza di controlli grava in maniera decisiva. Per il gip – prosegue il legale – l’inquinamento non è così grave e comunque non può ricondursi direttamente alle attività del parco scorie Ilserv. Nessuno di noi voleva che Ast chiudesse, ma che si trovasse una soluzione a questo pesante problema. A nostro giudizio gli interessi dell’azienda e dei residenti potevano essere entrambi tutelati, senza alcun conflitto».

«Polveri cadono sempre» Insoddisfatti e delusi anche i cittadini di Prisciano, come spiega uno di loro, Massimiliano Dominici: «Contestualmente al deposito della perizia degli ingegneri, il Comune con un’ordinanza ha vietato coltivazioni e allevamenti nella zona. Questo aspetto è stato sottolineato dai nostri avvocati ma il tribunale non ha inteso tenerlo in considerazione, ritenendo quell’ordinanza ‘scollegata’ dal problema delle polveri. Purtroppo il fenomeno prosegue come e più di prima. Il nostro obiettivo era di trovare una soluzione definitiva ma la procura sembra aver guardato più agli interessi dell’azienda che ai nostri. Cosa faremo ora? Cause civili a parte, forse chiameremo tutti i giorni le forze dell’ordine e ci faremo refertare dall’ospedale per i malesseri che ciascuno di noi accusa: problemi respiratori, tosse, nausea. La gente è scoraggiata ma la nostra battaglia non può finire qui».

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