Terni, caso Prisciano: tutto archiviato

Lo ha deciso il gip che ha accolto la richiesta del pm. Secondo il giudice, le ‘polveri’ sono un «fatto di rilevanza civile e non penale»

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Va definitivamente in archivio il procedimento penale legato alle polveri di Prisciano, partito dall’esposto presentato da circa sessanta residenti della zona, stanchi di dover fare i conti con la ‘pioggia bianca’ che li tormenta da anni. Il giudice Federico Bona Galvagno, lunedì mattina, ha infatti accolto la richiesta formulata dal pm titolare del fascicolo, Raffaele Pesiri, archiviando la posizione di un dirigente Ilserv, difeso dagli avvocati Rosa Capria e Ciro Pellegrino, indagato inizialmente per ‘disastro ambientale’ e ‘getto pericoloso di cose’.

Scontro in aula Il procedimento era stato caratterizzato da un accertamento ad ampio raggio con le modalità dell’incidente probatorio, disposto dal compianto giudice Maurizio Santoloci, che si era concretizzato nella perizia eseguita dagli ingegneri Maurizio Onofrio, Roberta Spataro e dal dottor Ivo Pavan. A nulla sono valse le richieste avanzate dai legali delle circa sessanta famiglie di Prisciano, gli avvocati Loris Mattrella, Federica Sabbatucci, Francesca Carcascio e Antonella Dello Stritto, che hanno sostenuto la necessità di un ulteriore accertamento probatorio su diversi aspetti.

La motivazione Nel decidere per l’archiviazione il giudice ha affermato come Ast agisca nel rispetto dell’Autorizzazione integrata ambientale concessa all’azienda e come le polveri, pur ‘fastidiose’, non costituiscano di per sé un fato penale ma, semmai, di interesse civile. Il tutto sulla base della perizia tecnica disposta in fase di indagine. Allo stesso modo secondo il gip Bona Galvagno non vi è responsabilità oggettiva da parte dell’amministratore Ilserv la cui posizione era finita al vaglio dell’autorità giudiziaria, così come non sussistono concreti pericoli ambientali né per la pubblica incolumità.

I dubbi Un punto di vista che lascia però perplessi i residenti e i loro legali, secondo i quali la situazione, pur non configurabile come ‘disastro ambientale’, è caratterizzata da un inquinamento confermato dalla stessa ordinanza con cui il Comune ha vietato, in una porzione di Prisciano, la coltivazione di prodotti ortofrutticoli, la somministrazione degli stessi a persone e animali e l’allevamento di bestiame all’aperto.

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