Terni, centauro morto sul Rato: 70enne condannato a 6 mesi

L’uomo era finito a processo per omicidio colposo. Fabrizio Tanchi, 53 anni, perse la vita il 23 ottobre del 2019

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Sei mesi di reclusione, pena sospesa, e otto mesi di sospensione della patente: è questa la pena inflitta mercoledì mattina dal tribunale di Terni, con rito abbreviato, a G.B., 70enne ternano finito a processo per la morte del centauro Fabrizio Tanchi, avvenuta a causa di un incidente stradale lungo il raccordo Terni-Orte il 23 ottobre 2019. La vittima, di 53 anni, aveva tamponato violentemente la 4×4 Dahiatsu del 70enne, ferma lungo il Rato in seguito ad un precedente incidente.

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Dinamica complessa

Per ottenere giustizia, i familiari di Tanchi si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella gestione di incidenti stradali con esiti mortali, che li ha supportati, con propri legali fiduciari, durante il processo penale. Dagli accertamenti sulla dinamica del primo incidente è emerso che il 70enne alla guida della Daihatsu Terios aveva tamponato un’Alfa Romeo condotta da un 64enne ad una velocità molto ridotta. Mentre questo dopo l’urto, era riuscito a spostarsi sul margine destro della carreggiata, la Terios, a causa dei danni riportati nell’impatto, era rimasta bloccata poche decine di metri più avanti sulla corsia di sorpasso, in un tratto stradale non illuminato e spesso trafficato. Pochi istanti dopo, proprio mentre G.B. cercava di posizionare il triangolo di segnalazione – senza peraltro indossare il giubbotto ad alta visibilità – Tanchi, in sella della sua Suzuki 650, aveva tamponato violentemente la Daihatsu ferma in mezzo alla corsia, volando 50 metri in avanti e finendo a terra esanime vicino al new jersey. La moto stessa a terra era stata poi a sua volta centrata da un’altra macchina.

La perizia

Secondo quanto riportato nella consulenza tecnica redatta dall’ingegner Maurizio Tarchi, perito incaricato dal pm Barbara Mazzullo, se G.B. «fosse stato attento e pronto ad intervenire, avrebbe potuto azionare i dispositivi di frenatura per tempo e arrestare l’autovettura prima dell’impatto» e ancora «non manteneva una distanza di sicurezza rispetto al veicolo che lo precedeva tale da garantire in ogni caso l’arresto tempestivo e da evitare la collisione». «Alla base delle troppe morti sulle nostre strade ci sono spesso la disattenzione e il mancato rispetto della distanza di sicurezza in condizioni di scarsa visibilità – commenta Paolo Ciceroni, della sede Giesse di Roma – Basta una distrazione per innescare un effetto a catena che può mettere in pericolo molte persone. Oggi giustizia è stata fatta, una piccola soddisfazione, anche se la perdita di una persona cara non è mai sufficientemente ricompensata. Speriamo almeno che questo risultato possa risvegliare l’attenzione e la coscienza di chi troppo spesso si mette alla guida con troppa leggerezza».

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