
di F.T.
Un patrimonio arboreo centenario rischia di scomparire: è quello rappresentato dai cipressi del cimitero di Terni – centinaia e molti dei quali con un’età da record – affetti da Seiridium cardinale (detta anche ‘cancro del cipresso’), un microscopico parassita fungino che sta divorando quasi la totalità delle piante, con disseccamenti evidenti – una sorta di necrosi – su chiome e cortecce.

La vicenda Il problema, che riguarda i cipressi in genere, si era già palesato nel 1997 nello stesso luogo. In quell’occasione la Comunità montana era intervenuta su indicazione del Comune e, attraverso uno specifico trattamento chimico a base di ‘pioggia di rame’ – attuato in quell’occasione anche sugli alberi del cimitero di Narni Scalo – si era riusciti a salvare oltre il 90% delle piante. Le poche che non ce l’avevano fatta, erano state sostituite con altre giovani.

L’infezione Il ‘cancro del cipresso’ – malattia che ha colpito negli ultimi mesi anche il ‘duplice filar’ di Bolgheri, caro al Carducci – è un’infezione che rischia di portare le piante alla morte nel giro di poco tempo. Si presenta ciclicamente, ogni dieci/quindici anni, ed è legata anche a condizioni climatiche particolari come l’eccesso di caldo e umidità. Una situazione, questa, che ha caratterizzato buona parte dell’estate 2015 e che ora potrebbe causare la distruzione di un patrimonio senza eguali. La stima relativa la numero di cipressi del cimitero urbano di Terni è di circa 600 unità, molte delle quali superano abbondamente i 100 anni di età, con fusti alti fino a trenta metri.
Allarme L’intervento che potrebbe salvarli non è stato ancora predisposto: fra i soggetti che potrebbero attuarlo c’è l’Agenzia forestale regionale. Ma serve un input da parte del Comune che ad oggi, e con il tempo che stringe, non è ancora arrivato. In pratica si dovrebbe irrorare l’intera pianta con un prodotto che, dicono gli esperti in materia, è privo di conseguenze tanto per le persone quanto per gli animali e in particolare i volatili che trovano rifugio nelle piante. Un trattamento salva-vita che ha già dato i suoi frutti in passato. E che dovrà essere attuato, per evitare che le piante – veri e propri ‘monumenti’, memoria di tanti cittadini – non debbano essere abbattute a colpi di motosega.