Terni, condannati gli spacciatori incastrati da ‘mamma coraggio’

Nel 2016 la sua denuncia era stato il primo passo per liberare il figlio dalla droga e svelare il ‘giro’ fatto anche di estorsioni

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di F.T.

Il coraggio e l’amore di una madre. Senza questi elementi, staremmo qui a raccontare un’altra storia, diversa certamente. E invece è per quel coraggio e quell’amore che oggi, una triste vicenda giudiziaria legata ad uno spaccio di droga diventato poi anche estorsione, è una storia di rinascita e forse anche di giustizia.

Marco, un ragazzo ternano che oggi ha 38 anni, qualche anno fa, a forza di assumerla in maniera via via sempre pià smodata, era diventato schiavo della cocaina. E aveva finito per indebitarsi, dose dopo dose, con i propri spacciatori di fiducia. Che, come tutti coloro che sono legati a determinati ‘giri’, quand’era stato il momento di battere cassa non erano andati proprio per il sottile.

Marco, prima che nell’inferno dei ricatti, era finito in quello umano, personale e sociale della droga. Un matrimonio saltato a pochi giorni dall’essere celebrato, amici spariti, salute sempre più precaria, problemi di lavoro e continue richieste di denaro, alla madre, con scuse come le bollette da pagare, l’affitto e altre spese.

Quando la donna aveva capito che tutti quei soldi non potevano essere solo per le spese che tutti, chi più e chi meno, sostengono, aveva iniziato a porsi delle domande. E le risposte non ci avevano messo molto ad arrivare. Perché quelle tracce di polvere bianca che aveva notato in garage, ma pure a casa, avevano una spiegazione chiara. Un vaso di pandora che una volta aperto – e, a posteriori, meno male – aveva rivelato tutto il marcio di una vita che stava cadendo a pezzi.

Quella stessa vita che lei, costretta ad onorare anche i debiti del figlio dopo aver scoperto definitivamente in che situazione si era cacciato, a un certo di punto ha deciso di riprendere in mano, con forza e a testa alta. Denunciando gli spacciatori e quindi estorsori – via via sempre più minacciosi -, consentendo al figlio di intraprendere un percorso di recupero oggi, di fatto, concluso con successo, e permettendo agli inquirenti – la sezione antidroga della squadra Mobile di Terni – di avviare quel lavoro poi approdato, martedì, ad una tappa significativa. La sentenza di primo grado.

Martedì infatti il tribunale di Terni – presidente Rosanna Ianniello, giudici Dorita Fratini e Chiara Mastracchio – accogliendo il punto di vista del pm Giulia Bisello, ha condannato quattro persone per spaccio di droga ed estorsione. Sette anni e sei mesi di reclusione e 35 mila euro di multa per il 29enne macedone B.D., sette anni e 30 mila euro di multa a testa per il 33enne albanese A.N. e la 48enne ternana M.P., tre anni e quattro mesi di reclusione e 1.500 euro di multa per il 43enne ternano T.C.. Decisioni che i legali difensori – gli avvocati Erika Brunori, Massimo Proietti e Daniele Biancifiori – impugneranno in appello per ottenere una revisione il più possibile favorevole ai propri assistiti. Ma intanto gli stessi dovranno anche versare una provvisionale di 10 mila euro alla ‘mamma coraggio’ – parte civile attraverso l’avvocato Renato Chiaranti – oltre a quanto verrà stabilito in sede civile.

Oltre la sentenza, che avrà le sue conseguenze ma che prima o poi passerà – anche in giudicato -, resta soprattutto la vicenda umana di una donna che ha difeso i propri affetti mettendoci la faccia. Riuscendo a salvare il figlio, a portare alla luce ciò che in tanti sanno ma che non tutti riescono (o in qualche caso vogliono) far emergere. Ricostruendo e ridando luce ad una una famiglia che forse l’aveva persa.

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