di S.F.
«La ricostruzione della massa passiva operata dal Comune non tiene conto della somma di 10.982.823,40 euro pari a sei annualità della quota di maggior disavanzo; inoltre la massa passiva quantificata dall’ente non tiene conto del saldo negativo di 1.854.706,95 euro emerso a seguito della revisione straordinaria dei residui. L’ente è invitato di conseguenza ad aggiornare la massa passiva e ad indicare le misure di risanamento adeguate al ripiano dell’ulteriore quota di passività». La criticità più ‘forte’ tra i diciotto punti che il Ministero dell’Interno, lo scorso 11 gennaio, ha segnalato al Comune di Terni – e non solo – in merito al piano di riequilibrio pluriennale, ovvero l’operazione di predissesto. E in vista della ‘maratona’ in consiglio comunale che partirà martedì pomeriggio, sull’argomento – e anche sulla nota di aggiornamento del Documento unico di programmazione – sono intervenuti in I° commissione consiliare il presidente del collegio dei revisori dei conti di palazzo Spada, Fabio Castellani, e l’assessore al bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi: «Riteniamo che i documenti presentati siano ok e il punto numero uno secondo noi ‘cade’».

Pareri favorevoli e rinviati A palazzo Spada oltre a Castellani anche Lidia Beatrice Nadia Anastasi, membro del collegio insieme a Carlo Berretti (presente nella circostanza precedente). Subito pressione da parte del consigliere Enrico Melasecche (IlT) in merito agli «11-13 milioni di debiti non compresi nel piano» – il punto 1 indicato dal Ministero -, ma ad avviare la seduta è la spiegazione di Castellani in merito al parere favorevole sulla nota d’aggiornamento del Dup: «Lascia un po’ il tempo che trova per una questione puramente normativa, noi abbiamo dato l’ok in merito all’aspetto formale, all’impostazione. Non si può fare diversamente e non c’è altro da dire». C’è invece una ‘sospensione’ su un’altro passaggio: «Per quel che concerne la congruenza dei numeri in relazione al bilancio preventivo c’è il rinvio, il parere sarà dato quando avremo a disposizione il documento».
PARLA L’ASSESSORE PIACENTI D’UBALDI – IL VIDEO

Il punto critico Dei diciotto punti, quello realmente rilevante è il primo sulla massa debitoria: se quello che viene affermato è vero, è logico che potremmo avere 12-13 milioni di debiti in più. Penso tuttavia che possa essere dimostrato che questi importi facciano parte della gestione ordinaria: logicamente se il bilancio preconsutivo e, soprattutto, il consentivo non riusciranno a ‘coprire’ tali cifre, il piano dovrà essere variato. Tutti gli altri punti sono solo richieste di prospetti e chiarimenti, alcuni dei quali legati alla questione principale». Palla all’assessore.
Tempistiche e pressione Piacenti D’Ubaldi entra nel cuore del discorso, ma non prima di aver fatto un excursus sulle tempistiche: «La commissione preposta per l’analisi dei piani di rientro si riunisce con cadenza mensile e voglio sottolineare che il 31 gennaio non rappresenta in alcun modo la ‘data del giudizio’, ma è quella di avvio dell’istruttoria. La nota è dell’11 gennaio e dunque l’amministrazione ha un mese di tempo per rispondere: se abbiamo tutta la documentazione e gli atti disponibili prima del 25-26 gennaio, la commissione stabilirà il piano del Comune il 31 altrimenti lo esaminerà in un giorno successivo».

«‘Cade’ il punto 1» Si passa poi alla spiegazione tecnica: «La massa passiva – ha proseguito – è formata dai debiti fuori bilancio, fondo rischi e disavanzo del 2015. All’interno di quest’ultimo c’è anche la quota di riaccertamento straordinario pari a 1 milione e 830 mila euro; il risultato 2016 non potevamo inserirlo perché viene approvato entro il 30 aprile dello stesso anno. Per cui riteniamo che a partire dal 2016 la quota trentennale del disavanzo scaturente dal riaccertamento straordinario dei residui possa trovare copertura nella gestione ordinaria: non va inserita dunque nella massa passiva e questa valutazione dovrà trovare corrispondenza nel bilancio consuntivo del 2016. A breve lo formiremo al Ministero sotto forma di preconsuntivo. Il punto numero 1 ‘cade’ perché nella gestione ordinaria trova copertura sia la quota trentennale del riaccertamento sia il risultato che scaturisce dai residui».
L’ipotesi negativa E se va male? Semplice: «Se così non fosse il piano pluriennale dovrà essere ridefinito. Fino a quando non avremo coscienza di questo, pensiamo che i documenti predisposti siano in linea con la normativa e speriamo di poter fornire tutto in tempo utile affinché la commissione del 31 possa esaminare il nostro piano». Consiglio ‘caldo’ in arrivo già da martedì.