Terni, crisi in Comune: tra servi e playback

Vengono in mente le parole dell’ex assessore Falchetti Ballerani: «Gli interessi personali al centro e la città abbandonata» – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Perché un summit? Perché la riunione di quattro “cervelloni” per dare “conforto” al sindaco? Un sindaco è proprietà del partito che l’ha appoggiato alle elezioni? O è, invece, di tutta la città, anche di chi non lo ha votato, di chi lo contesta, di chi gli si oppone?

Ovvio: il partito del sindaco, quello che esprime la maggioranza di governo deve valutare insieme a lui quando si determinano situazioni delicate come quella che Terni sta vivendo. Ma il partito sono quelli del summit? Perché non l’assemblea comunale, allora? E perché all’ultimo minuto si convocano i presidenti dei circoli, convocati nel giro di tre ore perché riferiscano il punto di vista degli iscritti senza che li abbiano sentiti? E perché una maggioranza che ora è minoranza, incurante dei risultati di un congresso, abbarbicata alle posizioni, continua a decidere nei summit?

L’INCHIESTA SU PALAZZO SPADA

La vicenda giudiziaria apertasi a Terni vede coinvolto il sindaco, ma non solo lui. Perché, sul piano politico – s’intende – è proprio il Pd dei summit ad essere messo al centro dell’attenzione: le scelte politico-amministrative nate nelle stanze quasi deserte di via Mazzini con un occhio attento alla “normalizzazione” del dissenso. Perché una giunta nata come segno di novità è stata “rimpastata”, facendo fuori tutti i rappresentanti della società civile che ne facevano parte, per portare un contributo tecnico? Perché l’unica non defenestrata, Cristhia Falchetti Ballerani, si dimise dopo pochi giorni?

Si possono intendere le motivazioni di quella scelta da un post su Facebook, una platea senza mordacchie (spesso in senso negativo) ma occasione di libertà per chi l’usa col sale in zucca. “Ecco i giochi della più penosa politica – scrive l’ex assessore -, gli interessi personali al centro e la città abbandonata. Chi ha avuto coraggio e fermezza se ne è dissociato. La dignità è ancora appannaggio di pochi. Chi chiedeva nel 2016 alla ‘vecchia’ giunta un cambio di passo ora faccia un passo indietro. Decenza.”

Parole pesanti, che citano specifiche situazioni e personaggi. Chi sono, questi personaggi? Chi insistette a suo tempo per una giunta senza tecnici? “Il capogruppo del Pd e il vicepresidente della Regione strinsero ad un angolo il sindaco: o rimpasto o niente voto al bilancio, e quindi crisi di giunta. Loro volevano una giunta più politica. Perché noi tecnici non eravamo malleabili”. E’ la democrazia bellezza! Basta solo mettersi d’accordo sull’idea di democrazia. Nel 1964, tanto per dire, certi “sinistri” riferendosi ai carri armati russi a Praga commentavano: “Le forze democratiche avanzano”. 

Più di cinquant’anni dopo l’esercizio della democrazia – quel poco che ne rimane – si compie in altre forme: coinvolgendo, informando, ascoltando almeno la base del partito. Anche su questo può essere illuminante Cristhia Falchetti Ballerani: “Il Pd – quello di vertice, ndr – non ha mai accettato il confronto con persone diverse dai soliti quattro noti che hanno girato per le poltrone del potere in questi decenni, mentre i consiglieri comunali erano imbufaliti contro di noi perché gli avevamo “usurpato” il posto di assessore”. Quello che qualcuno gli aveva fatto intravedere.

Traspare che alla base di un disegno complessivo e complesso, c’è un ragionamento che Kennedy – tanto per dirne una – probabilmente avrebbe bollato, con una qualche frase-slogan delle sue, come uno sragionamento, se non peggio.

Un disegno ispirato alla filosofia del finché dura fa verdura, e più dura più verdura fà. Quale verdura? Eletti al Parlamento decisi dai “summit” (se poi li regolano pure, è meglio), posti di comando assegnati con largo anticipo ed in base alle fedeltà per avere uno scacchiere costantemente sotto le telecamere e nell’ambito del quale che si ferma è perduto: lo capirà quando al posto suo sarà chiamato ai summit qualche servo sciocco che parla solo in playback.

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