Terni, De Luca a 360°: «Noi unici propositivi»

Intervista al candidato sindaco del M5s che spazia dal caos-Spoleto alle questioni interne, fino ai progetti per rilanciare la città

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di F.T.

La sua scelta, se paragonata a quella di altri candidati, è stata fra le meno tribolate di questa campagna elettorale. Candidato sindaco ‘in pectore’ per diverse settimane, Thomas De Luca è diventato ‘ufficiale’ lo scorso 16 aprile. Spetta a lui, dopo quasi quattro anni passati a dare battaglia in consiglio comunale, provare a portare il Movimento 5 Stelle al vertice di palazzo Spada.

De Luca, nel mare della politica locale in cui tengono banco frizioni e divisioni, voi del M5S sembra che non litighiate mai. È così, vi nascondete bene o siamo noi giornalisti a non saper fare il nostro mestiere?

«In realtà litighiamo, e di che tinta. Solo che non discutiamo di ruoli e poltrone e la gestione delle dinamiche del gruppo è praticamente perfetta perché si basa su una fiducia reciproca che va oltre l’impegno politico. In questo contesto i nuovi arrivati non faticano ad inserirsi. C’è da dire che anche di fronte a posizioni diverse, a volte molto diverse, una sintesi si trova sempre perché c’è disponibilità a fare un passo indietro per giungere a una soluzione condivisa».

Forse dopo quanto accaduto a Spoleto, dove l’impressione è che vi siate ‘castrati’ da soli, litigherete non poco…

«Sinceramente provo profondo dispiacere verso un gruppo al quale mi unisce un legame di amicizia storico e con cui ho condiviso tante battaglie. Purtroppo i meccanismi di controllo e le regole interne hanno sostanzialmente bloccato la lista. È un’occasione persa, c’è poco da fare. Ma sono convinto che l’esperienza del Movimento a Spoleto non finirà qui».

Ma non pensa sia opportuno introdurre un po’ di buonsenso a fronte di criteri che, talvolta, sembrano averne davvero poco?

«Credo sia più una questione di fiducia. A Spoleto sarebbe servita una comunicazione diversa. Con più tempo a disposizione si sarebbe trovata una soluzione. Così non è stato e resta l’amarezza».

Venendo alle questioni ternane, ci consenta una ‘provocazione’. Nel tempo avete presentato diversi esposti, alcuni dei quali dagli effetti decisamente rilevanti sul piano giudiziario e politico: continuerete a farli anche se lei dovesse diventare sindaco?

«Non ci sarà più la necessità (lo dice sorridendo, ndR). Posso assicurare che la ‘gestione 5 Stelle’ sarà improntata alla piena legalità. Un esempio che mi piacerebbe attuare è quello di Torino, dove il Comune ha costituito un’authority composta da tre magistrati per vigilare sugli appalti e le procedure amministrative. Si tratta di un modello interessante».

Infine, già che ci siamo, il chiacchiericcio politico locale riporta di vostri candidati vicini ad un pezzo del Pd. Roba da piedi su due staffe. Che dice?

«Il 95% della nostra lista è composto da persone che militano nel M5S da quando il movimento era al 3%, ben prima dell’appetibilità politica data dalle alte percentuali ottenute poi nel tempo. A livello locale contano le persone e abbiamo aperto la nostra lista anche a figure civiche che hanno uno spessore dato dall’attivismo sul territorio ma che sono ben lontane da quel ‘sistema Terni’ che hanno sempre cercato di combattere».

Che campagna elettorale è stata in questa prima fase?

«La sensazione è che, da parte di alcuni, ci sia la volontà di assopire, addormentare la campagna elettorale. Questo per non far emergere le differenze sostanziali fra i vari candidati. Come M5S ce la metteremo tutta per ravvivare il dibattito e, soprattutto, per discutere dei temi e delle proposte concrete che realmente possono far uscire la città da questa situazione di crisi. Spetterà poi ai cittadini decidere quali sono le idee migliori».

Ecco, le idee. Su questo aspetto vi viene riconosciuta una certa concretezza. Può darcene una dimostrazione?

«Dopo oltre tre anni in consiglio comunale posso dire, al pari degli altri rappresentanti del Movimento, di conoscere bene i meandri della pubblica amministrazione e forse, meglio di tutti, lo stato economico e finanziario in cui versa il Comune di Terni. Saremo in grado, sin dal primo istante, di collaborare con gli organi commissariali che stanno tuttora valutando lo stato di salute del malato-Comune. Non ci sono altri obiettivi che far ripartire il prima possibile la città. Andrà subito approvato il bilancio preventivo e, dal punto di vista del metodo, cercheremo di restituire ai cittadini quell’entusiasmo che hanno perso nel tempo, coinvolgendoli il più possibile nelle scelte che faremo».

Restando alle cose pratiche, cosa pensa di fare per le tante incompiute – ad esempio il teatro Verdi, il parco Cardeto, la fontana di piazza Tacito – che hanno contribuito a creare questa ‘cappa grigia’ che aleggia – in senso figurato ovviamente – sulla testa dei cittadini?

«Lei cita tre situazioni che rappresentano ‘il triangolo delle Bermude’ delle opere pubbliche cittadine. Perchè si possa vedere la luce, è fondamentale che riparta la macchina comunale, ad oggi paralizzata fra strascichi di inchieste e guai contabili. Puntiamo a motivare i dipendenti verso un obiettivo comune perché a tutti piace lavorare quando si ottengono risultati. Allo stesso modo si dovrà costruire un dialogo fra tutti i livelli istituzionali, dal Comune all’Europa. Una sinergia fondamentale».

A proposito di dialogo fra istituzioni, non ritiene che una sua elezione possa isolare ancora di più Terni? È lecito pensare che un orientamento politico, il vostro, così diverso da quello della Regione, qualche difficoltà potrebbe finire per crearla?

«Non credo, perchè da parte nostra ci sarà la massima disponibilità al dialogo, purché costruttivo, con tutti i livelli istituzionali. La questione territoriale esiste ma, come ho già avuto modo di chiarire parlando di università, lavoreremo con Perugia – se possibile – e con gli altri se necessario. È giusto che, nel frattempo, la città guardi altrove – a Roma ad esempio – per trovare nuovi sbocchi e canali di sviluppo sociale ed economico».

E sui temi dello sviluppo, che ci dice?

«Stiamo cercando di comprendere quale sia il vero potenziale della cosiddetta ‘area di crisi industriale complessa’ che può rappresentare un’occasione, purché ci sia una visione in grado di sostenerla e darle efficacia. Il nostro orizzonte è quello della Terni del 2030 perché senza un’idea di futuro, la città rischia di finire su un binario morto, come quelli della piastra logistica di Maratta».

Fra i vostri ‘cavalli di battaglia’ c’è la questione ambientale – un tempo cara alla sinistra – e le sue conseguenze sulla salute e la vita dei cittadini. In questo ambito dal M5S e da lei ci si aspetta molto.

«Credo che buona parte delle problematiche, oltre che dalle fonti di inquinamento, dipendano dalla mancanza di una governance complessiva in grado di affrontare con raziocinio e determinazione gli annosi problemi ambientali di Terni. Mi pare evidente che serva un cambio di passo, anche da parte della Usl. Non si può più attendere, ad esempio, quello studio epidemiologico che ci è stato promesso da almeno quattro anni. Ma la crisi ambientale può e deve diventare un’opportunità. In questo senso puntiamo a trasformare Terni nel più grande laboratorio europeo a cielo aperto per l’innovazione tecnologica applicata alla sostenibilità».

Può chiarire meglio quest’ultimo passaggio?

«Mi riferisco, ad esempio, alla fitorimediazione dei terreni contaminati, a partire dal Sin di Papigno su cui nulla si è fatto. Vogliamo mettere a sistema una nuova filiera industriale della chimica verde, dei biopolimeri e delle bioplastiche, incentivando le colture non alimentari urbane e periurbane. Partendo dalla canapa e dal girasole, bonifica e sviluppo economico possono procedere di pari passo».

Ah, dimenticavamo, come vede questo asse con la Lega che potrebbe portare presto ad un nuovo governo?

«Guardi, le questioni nazionali sono profondamente diverse da quelle locali. Per formazione e cultura mi sento piuttosto distante dalla Lega e ritengo che, in una dimensione qual è quella per cui ci stiamo impegnando, contino soprattutto le persone, le idee e la voglia di costruire qualcosa di nuovo per la nostra città».

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