Terni, dove la politica vale sempre di meno

Si fa presto a gridare «tutti a casa», ma poi il cittadino, guardandosi intorno sconsolato, si chiede: «E poi chi dovrei votare?»

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di Walter Patalocco

Dimissioni, dimissioni. La sollecitazione da parte delle opposizioni al Comune di Terni è fatta coi toni del diktat. Dimissioni del sindaco. Nemmeno perché raggiunto da un avviso di garanzia! Ma perché potrebbe anche succedere che gli un provvedimento del genere gli arrivi.

Va bene che è meglio prevenire, ma se il ragionamento è questo la conseguenza sarebbe una situazione paradossale. Chi può escludere, infatti, la possibilità di capitare in un’indagine per un errore, un caso di omonimia, una svista? Tutti non legittimati, quindi. Oppure si fa come certi imprenditori che pretendono la firma delle dimissioni ai dipendenti al momento dell’assunzione.

Già è largo il disimpegno. Perché fare l’amministratore pubblico, oggi, significa vivere nell’ansia, nell’incertezza; sopportare umiliazioni, gogne mediatiche sui cosiddetti social, e nell’immaginario collettivo (quella di bassa lega) essere visto con la mascherina nera della Banda Bassotti.

Tutto ciò si riverbera in negativo sulla qualità della politica e quindi, in ultima analisi, sulla qualità dei servizi e la garanzia dei diritti di tutti. Una categoria, quella dei politici, che per questo motivo ha sempre meno risorse intellettuali da porre a disposizione della collettività. Risorse che non mancano, ma che diventa conveniente impegnare in altre occupazioni e, soprattutto, esportare.

E così, se davvero “questi devono anna’ tutti a casa”, come dicono le opposizioni e tanti in città, poi che si fa? Perché un’amministrazione, un sindaco, uno straccio di consiglio comunale bisognerà pure eleggerli.

Chi votare? Un Pd dilaniato tra nostalgici dei soviet e ex democristiani? Una sinistra radicale scompaginata in mille rivoli ed ormai ridotta, quando va bene, al ruolo di ruota di scorta? Un centrodestra evanescente, sfrangiato tra duri, semiduri e “sbarzotti”, fino al punto di dividersi pure sul candidato alla presidenza della Provincia, ente ormai di serie B? Rimane l’emmecinquestelle, la cui proposta, in estrema sintesi, è vecchia come il cucco visto che può essere sintetizzata in “levati tu che mi ci metto io”. Nella presunzione di essere, loro sì, puri e capaci.

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