Terni: «Ex Milizia non la vuole nessuno». Case popolari, nuovo regolamento tra mesi

Confronto venerdì in II commissione tra consiglieri e assessore Melasecche: centinaia di famiglie in attesa. Focus su aumento canoni

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di S.F.

L’aumento dei canoni per le case popolari e la programmazione per l’edilizia residenziale pubblica. Due temi attuali che riguardano centinaia di famiglie su tutto il territorio regionale: sono stati al centro dell’attenzione della II commissione consiliare di venerdì mattina a Terni con ‘ospite’ un volto ben conosciuto dai consiglieri ternani, vale a dire l’assessore regionale Enrico Melasecche. Non a sorpresa l’ex membro dell’esecutivo Latini si è allargato anche ad altri argomenti. C’è una certezza: tante persone sono in attesa di un’assegnazione con liste di attese tutt’altro che brevi.

AUMENTO CANONI, LA PROPOSTA DI DE LUCA (M5S)

La II commissione

L’input della minoranza e l’Isee

Tutto si è sviluppato per via di una richiesta di audizione a firma dei consiglieri di Terni Immagina, M5S, Pd e Senso Civico. A farsi avanti per esporre le questioni ci ha pensato Paolo Angeletti: «Vorremmo un chiarimento sull’importante aumento per le case popolari ed i programmi per l’edilizia residenziale pubblica. In provincia di Terni ci sono state difficoltà per gli alloggi di medie e grandi dimensioni». Melasecche è indaffarato – in contemporanea c’era la riunione di giunta regionale – ma comunque spiega per decine di minuti il contesto attuale partendo da ciò che avvenne nel 2019: «Nella passata legislatura, con Paparelli presidente, fu applicato alla tematica delle case popolari il parametro Isee: ha introdotto valori nel calcolo del reddito che prima non c’erano, come ad esempio la trasparenza sulla proprietà di altri immobili. È un parametro di corretteza. Cosa ha comportato? Il 40% degli affittuari ha avuto un decremento di 10 euro medi mensili su un canone medio di 122 euro, il 60% un aumento di 6 euro in media. E c’è chi ha avuto incrementi di 20/30 euro su un canone basso». Melasecche ha tenuto a sottolineare un aspetto: «Condividiamo l’utilizzo dell’Isee. Ma tenendo in considerazione la crisi ed il periodo pandemico abbiamo introdotto un criterio sperimental di riduzione delle variazioni per un massimo del 10%. E per il secondo anno di fila c’è: è un criterio calmierante che, appunto, porta ad un aumento nel peggiore dei casi del 10%». C’è comunque chi ha difficoltà. I sindacati lo hanno fatto capire a più riprese.

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San Lucio

Famiglie singole, bilancio Ater e San Lucio

C’è un cambio di paradigma alla base: «Ieri si tutelavano le famiglie numerose, ora ci si preoccupa dei singoli. Se non si vuol far fallire l’Ater siamo disponibili a valutare proposte non demagogiche: non si possono applicare solo le diminuzioni, altrimenti in un anno salta il bilancio dell’Ater e finisce come Umbria Mobilità. Ora sul trasporto pubblico non si decide più nulla, prima invece un minimo di politica dei trasporti nelle aziende si poteva fare». Si ripassa ad Ater: «Sta facendo un lavoro enorme: nei prossimi cinque anni ha un piano industriale per circa 300 milioni di investimenti; sono per una riqualificazione notevole grazie all’ecobonus/ecosisma, 65-70 milioni per il 25% del patrimonio attuale. Inoltre aumenteranno a centinaia gli alloggi a disposizione dei comuni, a partire da quelli ad alta tensione abitativa come Terni, Perugia e Foligno con liste di attesa con centinaia di richiedenti». Spazio anche per il quartiere di San Lucio a San Valentino: «Stanziati 6,5 milioni per la riqualificazione del quartiere, potrà essere incrementata. Lì c’è un intero edificio mai collaudato sul quale il Comune ha fatto una ristrutturazione. Buttati soldi a palate».

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L’ex Milizia

L’enigma ex Milizia

Poteva mancare un cenno all’ex Milizia? «Andiamo avanti con i litigi per altri dieci anni tra Ater e azienda ospedaliera? Il progetto per le cellule staminali è miseramente fallito, il problema resta e ci va messa una mano. Chi ne parla dovrebbe andare da Pfizer o multinazionali della ricerca. Se qualcuno ci porta una società che fa ricerca e la vuole glielo diamo, sarei felicissimo. Ma la ricerca si va a fare in Cina o Romania, dove il costo dei ricercatori è 1/3 o 1/5 dell’Italia. Quella struttura non la vuole nessuno e non è sul mercato come centro di ricerca. O discutiamo per altri anni oppure ne facciamo un centro dove le famiglie che hanno un malato oncologico sottoposto a terapie può avere la possibilità di alloggio a costi bassi. Non è un albergo come dice qualcuno. Sono soldi del Pnrr e non sono sprecati». Con riferimento a ciò che avviene a Perugia per la fondazione Chianelli». Partono le richieste di spiegazione da parte dei consiglieri.

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Paolo Angeletti (foto archivio)

Le famiglie in attesa

Angeletti non è troppo convinto: «Ok, ma si diceva che gli aumenti dovevano essere graduali. Ciò è stato disatteso. E l’Ater ha avuto bilanci in attivo anche quando c’era la sinistra». Melasecche freme e allora la presidente di commissione Rita Pepegna gli dà subito la parola: «Non è vero. Nel 2019 la sinistra ha applicato l’Isee, noi nel 2020 e 2021 abbiamo applicato l’aumento massimo del 10% per anno. Ma ci sono state anche diminuzioni. Con i sindacalisti c’è stato u incontro in piazza Italia alla presenza di alcuni affittuari e consiglieri regionali. Non devo commentare io». Pressing anche dal consigliere della Lega Anna Margaritelli: «Cosa sta facendo la Regione per migliorare la situazione degli affittuari e di coloro che vogliono un alloggio?». La questione è seria: «C’è confusione totale tra la legge del 2019 per l’Isee che la vecchia amministrazione Marini/Paparelli ha applicato e la nuova di iniziativa consiliare votata dal consiglio che introduce nuovi criteri per l’assegnazione delle case popolari. L’Ater rimette a posto gli appartamenti, ne acquista di nuovi, ne costruisce e li mette a disposizione dei Comuni. Quest’ultimo fanno un bando: l’attuale, di due anni fa praticamente, è in corso. Ci troviamo nella situazione di dover decidere se continuare ad assegnare gli alloggi ora disponibili in base alla vecchia legge oppure attendere la predisposizione in corso del nuovo regolamento. E da lì far partire un nuovo bando. La prima ipotesi era bloccare tutto con proteste di chi è in graduatoria sapendo che ci sono 214 appartamenti pronti per famiglie numerose. Oppure il contrario: è stato deciso che intanto gli alloggi a disposizione li diamo ai Comuni con le graduatorie precedenti. Nel frattempo sarà redatto il regolamento nuovo e sarà mandato in consiglio: presumiamo che per settembre/ottobre potrebbe essere licenziato. L’Ater intanto – ha concluso – ha ulteriori due tranche di case: 200+180. Cosa significa? Invitando i Comuni al nuovo bando alla fine dell’estate, saranno pronti in primavera 2023 ad assegnare circa 400 alloggi con le nuove regole».

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