Case popolari Umbria: «Disastro normativo. Aumento fino al 200%»

Regione nel mirino anche del governo per il nuovo regolamento legato all’edilizia residenziale sociale. I sindacati: «Problema social di dimensioni enormi»

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Un aumento dei canoni anche del 200% con il nuovo regolamento legato all’edilizia residenziale sociale. «Una vergogna, un disastro normativo»: così i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini dell’Umbria definiscono ciò che sta accadendo in Umbria sul tema. Ne hanno parlato lunedì mattina insieme a Cgil, Cisl e Uil. Mirino sulle case popolari.

Il problema e gli aumenti

Non usano mezzi termini i sindacati: «Siamo di fronte all’esplosione di un problema sociale di dimensioni enormi perché da quest’anno, a causa del nuovo meccanismo di calcolo introdotto senza prendere mai in considerazione i nostri reiterati allarmi, l’aumento dei canoni andrà a colpire in maniera durissima una fetta molto importante degli assegnatari, in particolare le persone sole, con incrementi che potranno raggiungere anche il 200%». Con tanto di esempi: per una persona sola con reddito annuale lordo di 8 mila euro il canone mensile passerà dagli attuali 46,60 euro a 138 euro; mentre per chi ha un reddito di 12mila euro lordi il salto sarà da 70 a 220 euro. «È su questa fascia di popolazione, soprattutto persone anziane, che si abbatterà in maniera violenta l’aumento dei canoni ma anche altre tipologie di nucleo vedranno peggiorare la propria situazione. Basti dire che complessivamente per le 8 mila famiglie umbre residenti in case popolari si passerà da un canone medio di 115 euro mensili, già tra i più alti d’Italia, ad uno di 140 euro, contro una media nazionale di 100».

Il governo boccia

Per i sindacati ciò «escluderà una fetta molto grande di popolazione dal diritto di avere una casa popolare» e «c’è il problema della bocciatura della legge regionale da parte del governo Draghi, che l’ha impugnata riscontrando vizi di costituzionalità». Il fatto, già grave di per sé, determina – proseguono i sindacati – un altro grosso problema: il blocco del nuovo bando che tante famiglie stavano aspettando con ansia dallo scorso settembre e che invece non vedrà la luce ancora per molto tempo. «Questo disastro normativo si sarebbe potuto evitare se alle decine di richieste di incontro e confronto che abbiamo avanzato si fosse data risposta. C’è persino un ordine del giorno del consiglio regionale dello scorso novembre che impegnava la giunta ad aprire un tavolo in III Commissione, cosa mai avvenuta. La prossima settimana – concludono i sindacati – organizzeremo un presidio sotto la Regione per far sentire la voce delle tante persone che rappresentiamo e che stanno subendo un’ingiustizia inaccettabile».

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