Terni: il ‘Sole’ la esalta, ma 15 milioni di debiti?

Il quotidiano economico racconta una città virtuale e da sogno, ma c’è un ‘piccolo’ problema: il bilancio in profondo rosso – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

C’è la Terni reale, quella con un bilancio comunale da piangere, quella del caos del traffico e dei rifiuti; quella dell’11,2 per cento di disoccupati (ma il dato è provinciale), e infine quella dimessa dell’indecisione, delle non scelte.

E poi c’è una Terni virtuale, una Terni da sogno, come quella dipinta su una pagina del Sole, il quotidiano economico nazionale. Una pagina, per capirsi, che fa parte di un inserto di 14 pagine dedicate all’Umbria. Di quegli inserti in cui il committente se la canta e se la suona, illustra sé stesso per farsi conoscere “fuori delle mura di casa”.

Una Terni da sogno, appunto che, si legge, non è solo la “Terra natale di San Valentino e patria dell’acciaio”, ma addirittura è la “culla dell’arte contemporanea”. Perché, si spiega, c’è molto di più di quel che si è automaticamente portati a pensare quando la si sente nominare, ossia “l’acciaio e San Valentino”.

Già qualche interrogativo nasce quando in TV parlano di San Valentino Torio, paese campano, e mostrano l’immagine del santino col vescovo benedicente e il panorama di Terni senza farne cenno.

Comunque, si spiega, la Terni raccontata sul Sole è molto di più di Santo e acciaio perché è anche una città “molto vivace culturalmente, la città che ospita il “Terni festival internazionale della Creazione contemporanea”, manifestazione che nasce “nel 2006 grazie all’associazione Interdisciplinarte che ha curato un progetto rivolto a creare un polo per le arti contemporanee nelle aree industriali dismesse”.

E vai, quindi, con una descrizione dell’evento partendo dai 5.600 metri quadri della vecchia Siri, per arrivare a disquisire di Diderot e “La poésie dramatique”. Naturale – è la conclusione – che i “Fondi di agenda urbana per Terni (9,482 milioni di euro) siano dedicati anche al miglioramento della fruizione materiale del sistema degli attrattori culturali e turistici”, il quale sistema – ovviamente – oltre che dal centro propulsore dell’ex Siri (il Caos) e formato dalla biblioteca, il Palazzo primavera, l’Anfiteatro Romano. Soldi saranno spesi per il centro cittadino “caratterizzato dalla forte concentrazione di servizi pubblici presenti che incidono notevolmente sul flusso di city user”.

Come sarà servita questa folla di city users? Semplice: “Sarà realizzata una infrastruttura di trasporto pubblico multimodale attraverso quattro nodi di interscambio che consentiranno l’ampliamento della zona zero traffico, con piste ciclabili, servizi di mobilità alternativa, di informazione all’utenza e di bigliettazione elettronica”.

Poco? E non basta, perché ci saranno anche “Postazioni di bike sharing, ricarica elettrica per veicoli e motocicli, taxi, auto e moto noleggi (che) faranno da scambio al trasporto pubblico locale che diventerà più minuto e compatibile per mezzo di piccoli vettori ibridi o elettrici”.

Tutte “politiche per il contenitore in cui si vive, che saranno completate dal rafforzamento del welfare urbano con azioni socio-educative di strada e attività laboratoriali a supporto delle famiglie …”., ecc. ecc. Bello per quel che si capisce.

Ma con quei 15 milioni di debiti, come la mettiamo?

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