Terni, inferno per due bimbi: genitori ‘dentro’

I carabinieri hanno arrestato un 46enne e la compagna 28enne, entrambi ternani. I piccoli costretti a vivere nel più totale degrado

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di F.T.

Erano le 7 e 30 del mattino e la figlia più piccola è andata nella camera dei genitori per chiedere attenzioni, si era fatta i bisogni addosso e chiedeva di essere cambiata. Loro stavano facendo i ‘propri comodi’, hanno continuato indifferenti alle richieste e poi si sono addormentati sul letto, con lei accanto. Solo tre ore più tardi si sono degnati di risponderle.

Arrestati È solo uno dei tanti squallidi episodi che fino ai giorni scorsi hanno segnato la vita di due bimbi ternani, di 4 e 7 anni, costretti a subire il profondo degrado – umano, psicologico e materiale – causato dai comportamenti irresponsabili dei genitori, entrambi ternani, 46 anni lui e 28 lei, conviventi. I due sono stati arrestati lunedì mattina dai carabinieri della Compagnia di Terni al termine di un’indagine delicata e complessa, che ha fatto emergere un quadro allucinante fatto di maltrattamenti quotidiani e di un’assenza totale di affetto. E non solo: insieme a loro, nella casa, viveva anche l’amante della madre (sic) – una donna – l’unica che ogni tanto si preoccupava di accudire i due piccoli.

I fatti Tanti gli episodi finiti sotto la lente dei militari, nell’indagine condotta dal pm Elisabetta Massini. I due piccoli, malnutriti e costretti in un ambiente malsano, venivano ricoperti di insulti e bestemmie ogni volta che facevano qualcosa che non andava a genio ai due genitori. Come quando uno dei due si era messo a giocare con una bottiglia e il padre, infastidito dal rumore, gli aveva tirato una ciabatta addosso, senza prenderlo. Poi l’aveva raccolta e gliel’aveva lanciata di nuovo, fino a quando non era riuscito a centrarlo. Le sere in casa non erano migliori: costretti a stare fermi sul divano mentre gli altri – padre, madre e ‘amica’ – guardavano la tv e fumavano. E se provavano ad alzarsi, erano calci. A letto ci venivano spediti a volte senza cena, senza pigiama e con i vestiti di tutti i giorni. E al mattino nessuno si preoccupava di lavarli e cambiarli.

«Tu mangi questa» Gli stessi calci assestati dal padre al bimbo solo perché si era imbattuto in un’altra scena squallida: la madre, alle prese con un brufolo all’inguine, si era messa completante nuda sul divano mentre ‘l’amica’ provava a disinfettarla. Il piccolo si era trovato lì davanti e il padre lo aveva allontanato brutalmente. Un’altra volta, a cena, era spuntato un piatto di prosciutto in tavola: il piccolo, attratto dalla cosa e affamato, ne aveva chiesto un po’, ma il padre: «Quello è per me – gli aveva risposto – tu mangi questa». E dopo aver preso una polpetta con le mani, gliel’aveva sbattuta sul piatto.

Senza affetto Ma a delineare un quadro triste, avvilente è anche e soprattutto la mancanza totale di affetto e umanità nei confronti dei due figli. Nessuno che giocasse con loro, mai un gesto di tenerezza. E ora il compito più delicato, e complicato, sarà quello di restituirli ad una vita decorosa, normale.

L’indagine è partita da una segnalazione confidenziale fatta ad un’assistente sociale da una conoscente della madre. Segnalazione che poi è giunta all’attenzione della procura e quindi dei carabinieri del comando stazione di Terni che hanno raccolto le prime testimonianze fra insegnanti, assistenti sociali, pediatri – i due bimbi soffrono di epilessia, oltretutto – intuendo che, forse, quell’input poteva celare qualcosa di atroce. Così si è passati ai passi successivi, attraverso l’installazione di telecamere e microspie nell’abitazione e mettendo sotto controlli i telefoni cellulari dei familiari. Passaggi che hanno visto direttamente in campo il colonnello Giovanni Capasso, comandante provinciale, e il tenente Mirco Marcucci, comandante del Norm di Terni.

L’abbraccio In due mesi gli inquirenti sono riusciti a raccogliere elementi ritenuti ‘inconfutabili’ e che hanno portato all’arresto dei due, disposto dal gip Maurizio Santoloci su richiesta del pm Massini. Lunedì mattina i militari del nucleo operativo e radiomobile hanno atteso che la madre uscisse di casa per portare i due piccoli a scuola e hanno fatto scattare le manette ai polsi del padre, rimasto nell’abitazione. Poi si sono concentrati sulla donna, fermata in un secondo momento. Infine, con tutte le cautele possibili, gli uomini dell’Arma e gli assistenti sociali hanno messo in salvo i bimbi – «E il loro abbraccio va oltre qualsiasi parola», spiegano i carabinieri – subito condotti in una struttura protetta nel territorio di una provincia limitrofa.

L’Arma A descrivere tutti i passaggi dell’indagine sono stati il colonnello Capasso e il tenente Marcucci. «Far emergere situazioni come questa – hanno spiegato – non è affatto semplice, come tutte le cose che avvengono fra le mura domestiche. C’è stata però una sinergia totale fra gli operatori dell’Arma, dei servizi sociali e della scuola, che ha consentito all’autorità di giudiziaria di agire con prontezza, tatto e sensibilità». La stessa sensibilità messa in campo, sempre dai carabinieri, anche durante gli arresti di lunedì mattina, facendo in modo che i due piccoli non percepissero nulla di ciò che stava accadendo. E anche lì, la madre – poco prima di essere fermata dai carabinieri – ha messo in atto l’ennesimo, ultimo, atteggiamento bestiale: dopo aver intuito che qualcosa stava succedendo proprio a casa sua, tramite una vicina che aveva notato la presenza dei carabinieri, si è rivolta ai piccoli che stava a portando a scuola: «Se succede qualcosa, sono problemi». Minaccia che, fortunatamente, non avrà alcun seguito.

Pericolo di fuga Nella sua ordinanza il gip Maurizio Santoloci, oltre ad evidenziare il profondo degrado, conseguenza di condotte reiterate e quotidiane, ha rimarcato anche il pericolo di fuga per il padre, pronto a scappare all’estero, in Canada, con i due bimbi. Un dettaglio emerso nel corso delle indagini dei militari e che non poteva trovare risposta diversa dalla custodia cautelare in carcere.

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