Terni: «Io, licenziato ingiustamente dal Tevere-Nera». Scontro legale con l’ente

Nuovo round dopo le accuse incrociate di mobbing e pedopornografia. La replica: «Tutto legittimo»

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di F.L.

Nuovo capitolo per l’annosa vicenda che vede protagonista un dipendente del Consorzio di Tevere-Nera, oggi 55enne, da un decennio in ‘guerra’ con l’ente a colpi incrociati di carte bollate, tra cause di lavoro per mobbing, procedimenti disciplinari e denunce penali. Ad inizio febbraio all’uomo, un impiegato tecnico, è stata notificata una lettera di licenziamento – la seconda in cinque anni – «per giustificato motivo oggettivo», provvedimento destinato ad aprire un nuovo contenzioso con il Consorzio.

La storia

Assunto nel 1990 dall’ente e per anni apprezzato nel suo lavoro, è nel 2012, con il cambio ai vertici aziendali, che per l’uomo sarebbero sorti i primi problemi. L’ostilità nei suoi confronti sarebbe cresciuta – stando al suo racconto – dopo aver espresso le sue perplessità riguardo ad affidamenti di lavori da lui ritenuti «poco chiari». Sono i primi semi di uno scontro destinato ad inasprirsi negli anni seguenti, con l’uomo che continua a segnalare episodi di presunta scarsa trasparenza da parte del Consorzio, fino alla causa di lavoro per mobbing intentata nel 2016 nei confronti dell’azienda, accusata di demansionamenti, dequalificazioni professionali e comportamenti persecutori, ma poi prosciolta dal giudice di primo grado nel febbraio 2021, in attesa dell’appello. Causa a cui fanno seguito procedimenti disciplinari e una denuncia del 2017, questa volta partita dal Consorzio nei confronti del lavoratore, per detenzione di materiale pedopornografico nel pc aziendale. Ipotesi rispetto alla quale l’uomo è risultato estraneo a seguito dell’archiviazione dell’indagine a suo carico da parte del gip di Perugia. Che nell’atto dichiara: «Concludendo per l’insussistenza della notizia di reato, non essendo stato rinvenuto il predetto materiale pedopornografico… non si possono escludere manipolazioni».

L’ultimo atto

È proprio nel 2017, anche per motivazioni legate all’indagine per pedopornografia, che il Consorzio dispone il primo licenziamento. Provvedimento impugnato dal lavoratore di fronte al giudice del lavoro di Terni, che al termine del procedimento ne ha deciso il reintegro perché il fatto non sussiste. Ma con il ritorno in ufficio del 55enne, nel 2020, le acque non si calmano. Provato da anni difficili, le condizioni psicofisiche del dipendente si sono fatte sempre più precarie. L’azienda propone così, sulla base del contratto nazionale per i dipendenti dei consorzi di bonifica, l’avvio di un procedimento di dispensa dal servizio per sopravvenuta inabilità per motivi di salute. Un collegio medico super partes, chiamato a pronunciarsi in merito, dichiara effettivamente l’inidoneità del 55enne al proseguimento dell’attività lavorativa presso il Consorzio. Ma è proprio lo stesso Consorzio, più avanti, a disconoscere questa procedura e – andato a vuoto il tentativo di conciliazione – a procedere al licenziamento in tronco del 55enne, sulla base delle legge del 1966. Con condizioni decisamente più penalizzanti per il lavoratore, che già da sette mesi – «senza spiegazione» dice – non prende più lo stipendio, dopo che per cinque ne ha preso la metà. Ora, lui, si interroga su quello che definisce un ennesimo «accanimento» nei suoi confronti da parte del Consorzio, evidenziando un paradosso: è tanto malato da poter essere licenziato, ma allo stesso tempo talmente sano da non poter essere dispensato per motivi di salute. E così è pronto a far valere di nuovo le sue ragioni in tribunale, impugnando il licenziamento.

La replica del Consorzio

«Non c’è alcun accanimento nei confronti del dipendente» ribatte Massimo Manni, presidente del Consorzio Tevere-Nera, interpellato sulla vicenda. «La delibera con la quale è stato disposto il licenziamento – prosegue – è pubblica, ripercorre il percorso che ha portato al provvedimento e ne spiega le legittime motivazioni, in seguito alle valutazioni e ai referti a disposizione. Oltre non mi sembra corretto commentare, anche nel rispetto del dipendente. La questione sarà affrontata nelle dovute sedi, sulla base delle azioni che ognuno ritiene opportuno avviare».

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