Terni, l’assassino era stato già espulso

Amine Aassoul era rientrato nel maggio del 2014 da Lampedusa e aveva chiesto asilo politico. La tragedia ricostruita dal questore

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di F.T.

Una serata tranquilla tra amici davanti al locale di sempre. Un giovedì come tanti altri, concluso con una birra, due chiacchiere in compagnia. All’improvviso Amine Aassoul gli si è avvicinato, a torso nudo e stralunato: «Che cazzo guardi?». David Raggi non ha avuto neanche il tempo di capire cosa volesse quel tipo. Il fendente, sferrato con un pezzo di vetro, lo ha raggiunto al collo. Un fiotto di sangue, poi un altro ancora. L’amico medico che capisce subito la gravità ma che, purtroppo, non può fare nulla. Così è finita la vita di un ragazzo buono e amato da tutti. Una tragedia che lascia senza fiato.

IL LUOGO DEL DELITTO: LE FOTO

Amine Aassoul ha trascorso la notte in questura dove è stato sedato a fatica dai sanitari intervenuti. Alla sua identità di cittadino marocchino, 29 anni da compiere, ci si è arrivati solo all’alba di venerdì attraverso le impronte digitali. Con sé non aveva alcun documento. Venerdì mattina intorno alle 13 è stato trasferito in carcere su disposizione del pm Raffaele Pesiri.

L’OMICIDA VIENE PORTATO IN CARCERE: VIDEO

La storia Il giovane, nato in Marocco, era già stato espulso dall’Italia nel 2007. A Terni c’era arrivato qualche tempo prima per stare insieme alla madre, sposata con un cittadino italiano e residente in città. Proprio nel 2007, in seguito ad alcuni reati – droga, furti, rapine – commessi soprattutto nelle Marche, fra Porto Recanati e Fermo, gli era stato revocato il permesso di soggiorno. Aassoul era stato così accompagnato alla frontiera e rispedito in Marocco.

Il ritorno In Italia c’era rientrato nel maggio del 2014 via mare, da Lampedusa. Appena sbarcato aveva chiesto subito asilo politico e l’istanza era stata rigettata dall’ufficio immigrazione. Contro quella decisione Amine Aassoul aveva presentato ricorso al tribunale di Caltanissetta nei termini previsti. La polizia ternana non lo conosceva: quando lo hanno fermato giovedì notte, mezzo nudo e insanguinato fra via Roma e i giardini della Passeggiata, a non più di duecento metri dal luogo del delitto, gli agenti hanno pensato fosse il solito matto di turno. È bastato un veloce riscontro per capire che proprio lui aveva appena ucciso un giovane, senza motivo.

La ricostruzione Nella conferenza stampa che si è tenuta venerdì mattina, il questore Carmine Belfiore ha ripercorso la tragica notte che ha gettato un’intera città – e non solo – nel dramma. «Intorno alle 23.30 l’uomo è entrato in un locale di piazza dell’Olmo – ha spiegato il questore -. Era visibilmente alterato, sicuramente dall’alcool e forse anche dalla droga. Ha chiesto da bere ma il titolare si è rifiutato, viste le condizioni. A quel punto ha iniziato a dare in escandescenze».

Il tentativo Nel locale, come semplici clienti, c’erano anche due agenti di polizia che di fronte al parapiglia scatenato dal giovane sono intervenuti, cercando di calmarlo e portandolo all’esterno per farlo ragionare. Ne è nata una colluttazione con Aassoul che è rientrato nel bar dove ha iniziato a rompere bicchieri e bottiglie a casaccio, ferendosi pure. A quel punto gli agenti in borghese, con uno dei due rimasto leggermente ferito nel parapiglia, hanno chiamato i colleghi delle Volanti per un immediato intervento sul posto.

Gesto folle «A quel punto l’uomo sembrava essersi finalmente calmato – ha riferito il questore Carmine Belfiore -, poi è improvvisamente uscito di nuovo dal locale e, andando via, si è fermato per un istante davanti al povero ragazzo. Lo ha guardato, ha farfugliato qualcosa e con un pezzo di vetro, forse parte di una bottiglia rotta, gli ha sferrato un colpo violentissimo al collo che gli ha reciso un’arteria vitale. Ogni soccorso, anche quello prestato nell’immediatezza da un suo amico medico, si è rivelato purtroppo inutile».

Arrestato Amine Aassoul è stato fermato pochi minuti dopo dalla polizia, mentre tentava di fuggire verso il parco della Passeggiata. Portato in questura, è stato riconosciuto come l’autore dell’omicidio da tutti i testimoni che hanno assistito alla terribile scena. «Questo è quanto abbiamo appurato con l’autorità giudiziaria – ha detto Carmine Belfiore -. Si tratta di un fatto sconvolgente che ci lascia attoniti. Tutto è accaduto in maniera drammaticamente imprevedibile».

L'incontro di venerdì mattina in Prefettura

L’incontro di venerdì mattina in Prefettura

Il prefetto di Terni Gianfelice Bellesini, nell’esprimere sgomento e profondo cordoglio, si è detto «sicuro che la comunità locale saprà stringersi con affetto e compostezza attorno al dolore dei familiari e degli amici di David. La sua drammatica scomparsa richiama le nostre coscienze al tema cruciale del rispetto delle regole, che devono valere per tutti senza distinzioni, ma non dovrà costituire in alcun modo pretesto per illegalità o reazioni dettate da sentimenti di rabbia o timore. Le forze di polizia – ha aggiunto Bellesini – restano massimamente impegnate a tutela della sicurezza dei cittadini, come del resto dimostra l’immediato fermo dell’autore del delitto, senza dimenticare che con la recente sottoscrizione di un ‘Patto per Terni sicura’ si sono consolidate relazioni e sinergie fra i vari livelli di governo chiamati a cooperare, in una prospettiva integrata, per la condivisione di nuove e sempre più efficaci politiche di governo della sicurezza sul territorio».

Marini La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, dice di provare «un dolore enorme per la terribile e inaccettabile uccisione di David Raggi. Sono vicina a tutta la sua famiglia per una perdita che ha provocato in loro un dolore straziante e inconsolabile. In momenti come questi – sottolinea – possiamo solo manifestare dolore e vicinanza alla famiglia di David ed alla comunità di Terni, profondamente turbata da questa inaudita violenza, di cui conosco il profondo senso di solidarietà e di convivenza civile. Altre parole – e ne sto leggendo tante – sarebbero e sono fuori luogo».

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