Terni, le vite modeste dei trafficanti che gestivano soldi a fiumi

Dal ‘money transfer’ della stazione come base, agli appartamenti a borgo Bovio. Il sodalizio – dove gli italiani erano manovalanza – trattava quantità imponenti di droga

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di F.T.

Vite modeste nonostante un ‘giro’ di migliaia di euro al mese. Basato su flussi di droga costanti dall’estero – soprattutto per via aerea -, ‘lavorazioni’ successive fatte di competenze tecniche e perizia degne di trafficanti di alto livello e poi lo spaccio. Tanta droga – eroina soprattutto, ma anche cocaina – distribuita a Terni così come in altre città italiane. Perché la richiesta è sempre forte, praticamente ovunque.

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E tutti quei soldi?

Cosa poi ci facessero gli arrestati di ‘Alì Park’ con tutti quei soldi, oltre al normale sostentamento e alla divisione rispetto alle mansioni, non è chiaro. Il fatto che il loro punto di ritrovo, a Terni, fosse un ‘money transfer’ che si trova vicino alla stazione ferroviaria, fa ipotizzare che il denaro tornasse poi a foraggiare l’organizzazione, nel paese di origine ma anche in Italia. In questo senso, però, le indagini che verranno, potranno chiarire definitivamente questo ed altri aspetti. Come le immagini trovate sui telefonini di alcuni arrestati, ritenute – ha spiegato il questore di Terni Roberto Massucci – indicative delle ‘simpatie’ per estremismi ideologici inquietanti. In questo contesto – quasi defilati – c’erano anche gli italiani, spesso e volentieri ‘manovali’ assoldati dall’organizzazione ‘made in Pakistan’.

CHI SONO GLI ARRESTATI

Il monito

Sempre in questo quadro, Terni ne esce ancora una volta come una piazza che, se da un lato ha reagito sul piano delle autorità – sottolineata dallo stesso questore la forte sinergia fra polizia di Stato, autorità giudiziaria, Guardia di finanza -, dall’altro si conferma come caratterizzata da una forte richiesta di droga, legata al consumo. «Ed agli adulti – ha detto Massucci – chiedo davvero di assumersi la responsabilità di togliere i nostri ragazzi da questo campo minato, senza mai voltarsi dall’altra parte».

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Norme e leggi non più attuali

Parole condivise anche dal sostituto procuratore presso la Dda di Perugia, Giuseppe Petrazzini, che attacca (QUI IL VIDEO) le normative attuali in fatto di contrasto alle droghe: «Oggi in Italia il primo comma, per come è concepito e materialmente applicato, potremmo contestarlo solo a Pablo Escobar. La lieve entità della detenzione, e quindi dello spaccio, è una costante. Forse è il caso di adeguare tutto ciò alla realtà, altrimenti c’è chi riuscirà sempre ad approfittarsene». Circa i dieci arrestati di ‘Alì Park’, «chiederò per tutti il giudizio immediato e cercheremo di giungere ad una sentenza rapida e certa».

L’origine dell’inchiesta

Il pm Camilla Coraggio, colei che ha Terni ha avviato l’indagine con la sezione antidroga della squadra Mobile, ricorda che tutto è partito «un anno e mezzo fa dal monitoraggio di un cittadino marocchino, ristretto ai domiciliari per reati di droga. Il suo nome era riemerso nell’inchiesta Gotham (con cui era stato sgominato lo spaccio al dettaglio al parco Ciaurro e in piazza Solferino, ndR) e ci siamo chiesti se, anche dai domiciliari, continuasse a gestire e decidere. Così era e poi, dopo il fermo susseguente la sua fuga verso l’estero, stoppata a Ventimiglia, abbiamo iniziato a sviluppare l’inchiesta che ha preso la forma che vedete oggi. C’erano contatti costanti fra il soggetto ed alcuni pakistani, rivelatisi centrali nell’organizzazione internazionale che abbiamo poi scoperto. Per tutto questo tempo siamo andati avanti acquisendo prove ma anche effettuando arresti (sei flagranze, ndR) e sequestrando fiumi di droga».

Eroina ‘plastificata’ nelle valigie

Anche il dirigente della squadra Mobile di Terni, Davide Caldarozzi, ha rimarcato la collaborazione «con gli amici della Guardia di finanza, in particolare di Ancona. Al vertice dell’organizzazione c’era un 45enne pakistano che impartiva le direttive. La droga giungeva dal Pakistan soprattutto per via aerea, anche in forma gommosa o plastica, di fatto saldata nelle valigie. In Italia veniva trasformata in ciò che conosciamo comunemente come eroina ‘da spaccio’. Attraverso strumenti ‘artigianali’ e l’uso del cloruro di ammonio che fa ‘precipitare’ la polvere che viene poi filtrata e disidratata, per il successivo confezionamento. Un ‘giro’ fatto di migliaia di euro al mese: basti pensare che i sequestri ammontano a 12 chilogrammi di eroina e 300 grammi di cocaina». Carlo Maria Alemanno, tenente colonnello della Guardia di finanza di Ancona, ha ribadito invece il modus operandi del gruppo ed evidenziato la collaborazione che, fra le varie forze di polizia, ha portato a scardinare un sodalizio di primo piano.

Interrogatori

Lunedì intanto si terranno gli interrogatori di garanzia degli arrestati, fra il carcere di Perugia – di fronte al gip Natalia Giubilei – e quello di Terni, in questo caso per rogatoria di fronte al gip Simona Tordelli. Fra i legali difensori figurano gli avvocati Riccardo Falocco – difensore del 31enne nigeriano trovato anche in possesso di droga all’atto dell’arresto – e Francesco Mattiangeli che, oltre al ‘capo’ del sodalizio, assiste altre tre persone.

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