Terni, moglie picchiata e rinchiusa in bagno: condannato un 22enne

Il giovane è stato assolto dall’ipotesi di violenza sessuale. Restano i maltrattamenti ed il sequestro di persona. Il legale: «Appello scontato»

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Assolto dall’accusa di violenza sessuale ma condannato – la pena è di un anno e otto mesi – per le ipotesi di maltrattamenti e sequestro di persona. Questa la sentenza emessa dal tribunale di Terni in composizione collegiale – presidente Rosanna Ianniello, giudici Dorita Fratini e Chiara Mastracchio – nei confronti di un 22enne di origini peruviane che fra il 2018 e il 2019 avrebbe posto in essere numerose condotte violente nei confronti della moglie, coetanea originaria del Venezuela. Fatti accaduti a Terni e finiti all’attenzione dell’autorità giudiziaria dopo la denuncia sporta dalla donna.

Mesi di inferno

All’origine della vicenda ci sarebbe la gelosia provata dal 22enne, sfociata in qualcosa di ben diverso e decisamente più pesante. Aggressioni fisiche – condite dall’eloquente ‘tu sei mia’ – fatte di cintate assestate con la fibbia, schiaffi, pugni calci. Per l’accusa, la ragazza veniva anche privata del telefono e rinchiusa in bagno o altre stanze dell’abitazione, per diversi minuti e con lo scopo di imporre su di lei la legge del ‘più forte’. Non mancavano poi minacce e offese; durante uno degli ultimi episodi prima della denuncia – datato luglio 2019 – l’aveva spinta contro lo spigolo del comodino causandole lesioni poi medicate dai sanitari del pronto soccorso. Infine le telefonate, ossessive e tali da ingenerare nella giovane uno stato d’ansia costante.

Appello in vista

Per tutte queste vicende il 22enne è stato ritenuto responsabile dei reati contestati – ad eccezione della violenza sessuale, per la quale è stato assolto – con il tribunale che ha più che accolto la richiesta formulata in aula dal pm Giulia Bisello, pari ad un anno e sei mesi di reclusione. Nel procedimento non figurano parti civili costituite ed ora il legale difensore del giovane, l’avvocato Giuseppe Sforza, punta tutto sull’appello: «Perchè – spiega – ci sono fatti che con il tempo sono stati significativamente ridimensionati, ad esempio l’ipotesi di sequestro di persona, ma anche altri aspetti che meritano un approfondimento e che sono convinto condurranno ad una revisione sostanziale di quanto deciso in primo grado».

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