Ha destato profonda commozione, fra i tanti che lo conoscevano e lo stimavano, la scomparsa di Agron Sulo, l’operaio 60enne di origini albanesi – sposato e padre di tre figlie – morto giovedì pomeriggio a San Gemini in un tragico incidente sul lavoro. L’uomo, dipendente di una ditta privata, in Italia da molti anni e residente a Terni in via Fratelli Cervi, era impegnato nelle operazioni di autospurgo di un bagno chimico noleggiato da un ristorante – operazione che aveva eseguito diverse altre volte -, quando è stato colpito dal proprio autocarro che lo ha schiacciato contro un muro di cinta. Purtroppo per lui non c’è stato nulla da fare: è morto sul colpo.

Nessuna autopsia
In seguito alle indagini eseguite dai carabinieri del comando stazione di San Gemini, coordinati dal comandante Fabio Iucci, e dal personale della Usl Umbria 2 competente in materia di sicurezza sul lavoro, l’autorità giudiziaria – nella persona del pm Giulia Bisello – non ha, per il momento, inteso disporre l’autopsia, probabilmente in ragione della chiarezza della dinamica dei fatti. La salma di Agron Sulo è stata trasportata all’obitorio del ‘Santa Maria’ di Terni e subito messa a disposizione dei familiari per il successivo rito funebre. Gli stessi familiari hanno incaricato un legale di Roma, l’avvocato Erdis Doraci, per seguire tutti gli aspetti legali e giudiziari della vicenda.
Dolore
Da tutti, Agron Sulo viene ricordato come un uomo per bene, dedito al lavoro e stimato nella sua professione, marito e padre amorevole. In tanti in queste ore, appartenenti alla comunità albanese di Terni e non solo, hanno espresso la propria vicinanza alla famiglia dell’operaio 60enne, colpita da un lutto così grave e improvviso. Agron Sulo verrà sepolto nel cimitero di Terni nei prossimi giorni, dopo le valutazioni di carattere medico legale che la famiglia intenderà fare con il proprio avvocato.
I sindacati: «Inaccettabile»
Sull’accaduto, Cgil, Cisl e Uil di Terni hanno diffuso una nota in cui sostengono come sia «inaccettabile morire per lavorare. È ancor più inaccettabile – sostengono i sindacati – questo stato di assuefazione rispetto a quanto ormai da tempo si sta determinando. Tutto viene ‘liquidato’ come semplice notizia di cronaca ordinaria. Rifiutiamo questo lassismo e questa disattenzione generale verso i temi del lavoro, rilegati sempre più spesso a marginali e secondari. Più volte – proseguono – purtroppo inascoltati, abbiamo chiesto di passare dalle parole ai fatti, attraverso un nuovo e diverso sistema di relazioni, capace di produrre leggi e protocolli per definire regole precise per tutelare il lavoro ed i lavoratori. Serve che tutti i soggetti interessati compiano questo sforzo per interrompere questa piaga che rappresenta una sconfitta per tutti noi. Rilanciare la contrattazione aziendale e territoriale, aumentare la partecipazione dei rappresentanti sindacali nei luoghi di lavoro, contrattare condizioni, orari e ritmi di lavoro: questi sarebbero atti concreti nella direzione di una maggiore sicurezza. Chiediamo agli altri soggetti, in primis alle associazioni datoriali, di non sottrarsi ad una assunzione di responsabilità collettiva capace di dare risposte concrete su questo tema».