Terni, Paolo Angeletti: «Ripartire è possibile»

L’uomo scelto dal Pd per tentare l’impresa alle amministrative: «Quasi come scalare l’Everest. Ma risorse e idee non mancano»

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di F.T.

Ternano, 72 anni, già presidente dell’Ater fra il 1990 e il 2000, candidato – ma non eletto – al consiglio regionale dell’Umbria con il Pds quando per palazzo Donini era in corsa Bruno Bracalente. È Paolo Angeletti, ingegnere, l’uomo chiamato a ‘ricostruire’ ciò che resta del centrosinistra ternano – dopo tante schizofrenie made in Pd – in vista delle prossime amministrative, con il sostegno dei democratici e della lista ‘Terni Immagina’. Sa di non essere il favorito per la corsa a palazzo Spada, ma idee e linea sono chiari. Di questi tempi non è poco.

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Salve ingegnere, che aria tira?

«Fra la gente non mi sembra che tiri una bella aria. Perché i cittadini continuano a perdere fiducia nella politica in generale. Certo, amministrare una città è cosa ben diversa che salire al governo. Qui i problemi urgenti sono quelli sotto gli occhi di tutti, anche degli stessi candidati che infatti, su molti temi, non hanno punti di vista troppo differenti. Poi ci sono problemi di prospettiva, l’esigenza di ritrovare quella unità e quei valori su cui costruire le basi di un nuovo futuro sociale ed economico. Ma anche qui mi pare che l’aria non sia delle migliori perché molti vedono Terni sfiorire, per non dire peggio. E serve una sterzata, una scossa che, lontana dalle facili promesse, possa rappresentare una luce nel marasma quotidiano della politica».

Mi scusi, può chiarire meglio cosa intende per problemi ‘contingenti’ e ‘di più ampio respiro’?

«Fra i primi rientra, ad esempio, il decoro urbano e la manutenzione delle strade che io, come qualsiasi altro pedone o ciclista, vedo davvero malridotte. Nel secondo caso parliamo invece del futuro economico e culturale della città. Terni, culturalmente, non è affatto povera. Dal punto di vista economico, invece, lo è sempre di più. L’acciaieria per decenni è stato un motore fondamentale che, dal punto di vista occupazione, ha visto via via ridurre la propria portata. Non si tratta comunque dell’unico elemento di sviluppo, perchè fra università, ricerca, tecnologie, chimica verde e turismo, e in quest’ultimo caso abbiamo davvero tanto da offrire, le opportunità per risalire la china non mancano».

Però, anche per l’aria che si respira attorno al Pd di questi tempi, non si sente un po’ come uno che è stato chiamato a scalare una montagna quasi impossibile?

«Montagna? Direi più l’Everest… Sia perché la gente si sente giustamente diffidente verso la politica in generale – e riscontro un rischio astensionismo anche per le prossime amministrative -, sia perchè ci sono problemi oggettivi da affrontare. Non sono la persona forse più indicata per parlare del Pd, visto che non ho mai avut tessere in tasca e che mi sento indipendente, ma credo che la sconfitta alle politiche non sia stata ancora superata nè analizzata adeguatamente. Credo fermamente nell’unità del centrosinistra perché penso sia l’unica strada per ripartire. Non dico che vada costruito un nuovo Ulivo, ma che almeno si ricompatti un’area politica e per farlo serve che il Pd, per primo, sia unito».

Impresa complicata di questi tempi, specie a Terni.

«Guardi, le tensioni interne di cui tanto si è parlato, per me sono una sfida perché lavorerò per cercare di risolvere anche questi di problemi. E mi lasci dire che, da profano, nel Pd ternano ho trovato tante persone capaci, disponibili e con un cuore grande. Come si fa a liberare queste energie? Servono unità, fiducia e un ritorno ai valori fondanti del centrosinistra. Mi sembra ci sia un certo scollamento e la strada è solo una: recuperare energie e una prospettiva. A quel punto le tante qualità che animano gli uomini e le donne che si riconoscono nel progetto politico, potranno di nuovo trovare una strada per esprimersi appieno». 

Tornando alle questioni ternane, che giudizio dà dell’ultima amministrazione Di Girolamo?

«Penso che il giudizio di alcuni sull’operato dell’ex sindaco e della sua giunta sia davvero troppo severo. Conseguenza dei tempi. Non credo ci siano stati ‘disastri’ e continuo a ritenere che siamo stati amministrati da persone di assoluta onestà. Errori ne sono stati commessi ed è innegabile. Ma servirebbe una maggiore obiettività, anche se mi rendo conto che oggi come oggi convenga urlare e sbraitare».

Fra gli errori, visto che lei è un ingegnere, vogliamo inserire anche le diverse opere pubbliche incompiute, come il teatro Verdi e il parco di Cardeto? Come pensa di affrontare questi aspetti?

«La maggior parte di queste opere ‘incompiute’ procedono in realtà su un iter ben avviato, certo rallentato dalle pastoie della burocrazia, ma comunque fatto di certezze. Ad un sindaco, e se sarò eletto sarà uno dei punti su cui insisterò di più, spetta anche il compito di snellire le procedure, per quanto possibile. Parlo anche dei ritardi nei pagamenti che, da ingenere, posso dire che rappresentano un problema serio per tante categorie professionali. Per modificare procedure e norme, serve una forte sinergia fra amministrazione locale, parlamentari e governo. Quello dell’efficienza è uno degli aspetti per i quali è doveroso battersi».

Di suo, dal punto di vista umano, caratteriale, professionale, cosa pensa di poter mettere in campo in una eventuale esperienza di amministratore?

«L’onestà anzitutto, che credo mi si possa riconoscere. Così come un briciolo di competenza in un settore professionale che riguarda da vicino la vita di ciascun ente pubblico. E poi i valori, perchè anche in una prospettiva cittadina bisogna avere dei punti di riferimento stabili. Per natura, cerco sempre di ascoltare e capire gli altri. Anche e sopratttutto chi non la pensa come me. Ad esempio ho notato che fra i vari candidati in lizza, ci sono idee assolutamente interessanti per far ripartire Terni. Spero si possano attuare in un clima politicamente diverso, meno urlato e meno astioso di quello attuale».

Ci indichi le sue priorità se dovese diventare sindaco di Terni.

«Quello della sicurezza è un problema reale che va affrontato con consapevolezza. Terni è una città abbastanza sicura e le statistiche, anche quelle delle forze dell’ordine, lo confermano. Ma un’azione decisa sul piano del decoro urbano, dell’illuminazione pubblica, delle nuove tecnologie, ad esempio utilizzando sistemi e strumenti che già esistono ma che spesso sono poco conosciuti, è necessaria. Per fare questo le risorse ci sono ma se ne possono trovare anche altre, attraverso bandi che non intendiamo lasciarci sfuggire. Da qui, dal dialogo con le forze sociali e produttive della città, può nascere un nuovo approccio alla questione-sicurezza, più sereno ma non per questo meno efficace»

Infine, una figura come la sua, sostanzialmente moderata, esperta e piuttosto lontana dai veleni politici, cosa può portare di nuovo nel panorama cittadino?

«Per indole sono portato a costruire, non a distruggere. Voglio che i progetti nascano dal confronto, non da imposizioni estemporanee e prive di una base. Con pazienza si può recuperare quel filo, rappresentato dal dialogo con la città e tutte le sue componenti, che per lungo tempo si è perso fra battibecchi e personalismi. Il governo di una città appartiene a tutti, non solo a chi la rappresenta nelle istituzioni. Questo spirito unitario è la chiave di volta per guardare al futuro con qualche certezza in più e qualche paura in meno. Io ne sono convinto, possiamo ripartire».

 

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