Terni: «Spacciavo perché con il Covid non c’era lavoro»

Prime ammissioni davanti al gip Di Giovannantonio degli arrestati dell’operazione antidroga ‘Mailbox’

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Interrogatori di garanzia per i tre uomini arrestati e attualmente ristretti in carcere, in seguito all’operazione ‘Mailbox’ condotta dalla sezione antidroga della squadra Mobile e dalla procura di Terni. Venerdì mattina il gip Barbara Di Giovannantonio ha sentito Luigi Esposito (35 anni), Adriatik Saraci (30) e Carlo Magheriti (50) alla presenza degli avvocati difensori Francesco Mattiangeli (Esposito e Saraci) e Roberto Chiranti (Margheriti).

Terni, scatta ‘Mailbox’: 3 arresti per droga. C’è anche un ristoratore

Spaccio ‘spinto’ dalla crisi economica

Nella sostanza, tutti e tre hanno ammesso gli addebiti contestati dalla procura e che li hanno fatti finire in carcere su decisione dello stesso gip. Diversi episodi di spaccio di droga, soprattutto cocaina, condotti fra Terni e Narni. «Esposito – spiega l’avvocato Mattiangeli – ha sostanzialmente confermato gli episodi, seppur ridimensionati e contestualizzati. Di fatti il mio assistito, oltre ad aver agito in un breve periodo, fra il 9 aprile e il 20 maggio del 2021, e con quantitativi relativamente modesti, ha spiegato di aver messo in atto tali azioni perché spinto dal fatto che, soprattutto in quella fase dell’emergenza Covid, purtroppo si è trovato in difficoltà economiche per la mancanza di lavoro. Lui, ristoratore con famiglia, ha subito cessato di spacciare non appena le attività sono potute ripartire. Anche il Saraci ha confermato alcune condotte, comunque limitate nel tempo e nella quantità». All’interrogatorio dei due non ha fato seguito alcuna istanza di scarcerazione da parte del legale difensore, che si è riservato di presentarla nel corso dei prossimi giorni, corredata di tutta una serie di atti ed elementi per giungere ad un’attenuazione della misura.

Chiesta la scarcerazione

Di contro l’avvocato Roberto Chiaranti ha chiesto al gip la revoca della custodia in carcere per il proprio assitito, Carlo Margheriti: «Il mio assistito – spiega – ha ammesso le proprie responsabilità che, in un’ottica più generale, non sembrano configurare un profilo di particolare gravità. Ho chiesto la scarcerazione e ora attendiamo le determinazioni dell’autorità giudiziaria».

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