Terni, viadotto killer: condannata l’Anas

908 mila euro: la società dovrà versarli ai familiari di Marco Vittori, 27enne di Amelia che il 7 agosto del 2000 morì lungo il Rato

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Un incidente stradale dalle conseguenze drammatiche, quello accaduto la notte del 7 agosto 2000 – erano le 3.30 circa – lungo il raccordo autostradale Terni-Orte. Non per l’impatto in sé, quello di un’Audi A3 con a bordo cinque giovani di ritorno da Roma, finita contro il guardrail dopo aver sbandato. Quanto per quello accaduto appena dopo, quando nel buio, per evitare di essere travolti da una Fiat 500 che sopraggiungeva, due dei cinque ragazzi – scesi dall’auto ferma in mezzo alla carreggiata – scavalcarono lo stesso guardrail, precipitando nel vuoto per 25 metri. Quello infatti era un viadotto – il ‘Seditore’ – privo di reti di protezione e non segnalato e i due giovani – il 27enne Marco Vittori di Amelia e il 28enne Marco Vesprini di Porto Sant’Elpidio – persero la vita in un modo semplicemente assurdo.

La sentenza

A quel dramma ha fatto seguito un procedimento penale ed anche due cause civili, intentate dai familiari delle vittime anche nei confronti di Anas. Recentemente il tribunale civile di Terni – giudice Alberto Caprioli – ha emesso la sentenza per quanto accaduto a Marco Vittori, riconoscendo ai familiari del ragazzo – assistiti dagli avvocati Loris Mattrella, Francesca Carcascio e Federica Sabbatucci – un risarcimento danni complessivo di oltre 908 mila euro che ora la società, da poco più di un anno confluita nel Gruppo Ferrovie dello Stato, dovrà versare. La stessa Anas ha comunque già impugnato la decisione di fronte alla corte d’appello di Perugia dove l’udienza è stata fissata per il prossimo 13 giugno.

Scavalcarono per mettersi al sicuro

Per il tribunale di Terni proprio l’assenza di illuminazione, unita a quella di dispositivi di sicurezza che consentissero a chiunque di rendersi conto che le due carreggiate erano separate e che in mezzo c’era semplicemente il vuoto, sono stati gli elementi che più di altri hanno influito sulla tragedia. Nessun concorso di colpa, in primis da parte dei due ragazzi precipitati, visto che avevano scavalcato il guardrail – alto poco più di un metro ma comunque a norma – per evitare conseguenze ancora peggiori di un incidente che, in realtà, non aveva causato lesioni. Solo un tentativo di mettersi al sicuro, non potendo sapere che lì, oltre quella barriera avrebbero trovato la morte.

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