Tk-Ast, denuncia Uilm: «Uno strano silenzio»

Nicola Pasini: «Singolare che non si rivendichi tutto ciò che di buono la comunità ternana ha concesso alla ThyssenKrupp nell’ultimo decennio»

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di Nicola Pasini
Segretario della Uilm Uil di Terni

Acciai Speciali Terni sembra ormai avviata, in ambito nazionale e non solo, ad una immagine, a consuntivo pluriennale, di sperperi e malaffare.

Sembrano aver perso voce tutti quei soggetti che hanno predicato ed auspicato, negli ultimi anni, il recupero formale e sostanziale del valore che questa azienda rappresenta in campo economico, sociale, storico, che assume oggi una rilevanza maggiore a fronte del pericolo incombente di un ridimensionamento produttivo ed occupazionale non scongiurato dall’accordo del 3 dicembre 2014.

Risulta quanto mai singolare che non si rivendichi, soprattutto in una fase preelettorale, tutto ciò che di buono la comunità ternana ha concesso alla ThyssenKrupp nell’ultimo decennio, a partire da una giovane generazione intera di lavoratori che, a fronte della salvaguardia del proprio posto di lavoro, ha conosciuto più sacrifici che riconoscimenti alla propria professionalità e al proprio spiccato senso di appartenenza aziendale.

Al contempo, risulta singolare il non tener conto di tutte quelle azioni, che hanno contribuito a contenere i costi sul versante dell’energia e dell’efficienza, messe in campo dai vari governi locali e nazionali succedutisi nel periodo.

La pur breve parentesi di maggioranza azionaria di Outokumpu, oltre a creare danni incalcolabili con la complicità di una Commissione europea inetta e burocratico/lobbysta, sotto il profilo della capacità commerciale di Ast, ha contribuito al tentativo attuale da parte di Thyssen di far apparire Terni come un covo di mediocrità dirigenziale e di opaca gestione amministrativa.

Ammesso e non concesso che ciò sia in parte vero e le azioni giudiziarie in corso saranno determinanti per appurarlo, credo che alcune evidenti cotraddizioni vadano fatte emergere con chiarezza in un quadro così ‘apparentemente’ già prefigurato.

Partendo dall’atteggiamento dell’attuale amministratore delegato, dottoressa Lucia Morselli, che con i propri comportamenti tenta, secondo me, di accreditare in maniera più o meno esplicita la tesi pretestuosa secondo la quale la comunità ternana sia interlocutore non affidabile, soprattutto nelle sue espressioni associative.

Inoltre va ricordato che proprio l’azionista a cui lei risponde, ha collaborato fattivamente, nell’ultimo decennio, con tutti i ‘delegittimati’ di oggi per depauperare e compromottere un patrimonio industriale e produttivo di eccellenza come Aacciai Speciali Terni.

Non si può infatti dimenticare che negli anni in cui si lavorava intergruppo, la privilegiata Nirosta veniva messa in condizioni di fare utili mentre a Terni si faceva trading – ed altro – su voci di bilancio strategiche come quella delle materie prime.

Non si può neanche dimenticare che per lunghi periodi le organizzazioni sindacali hanno denunciato tutte le criticità inerenti il sistema degli appalti, rivendicando fino alla nausea un protocollo specifico che garantisse non gli affidatari degli stessi, ma la trasparenza dei criteri di affidamento finalizzata all’ottimizzazione, doverosa e obbligatoria, dei servizi resi all’interno di un sito siderurgico .

Per anni, dietro la scusa che una azienda privata non è soggetta agli obblighi del settore pubblico in materia di appalti, si è tentato di far credere che chi prendeva decisioni in merito lo faceva garantendo una sana competizione dove l’unica discriminante è il mercato ed il conseguente risparmio per la committente.

Negli ultimi due anni sono molteplici e documentati nelle varie rassegne stampa gli interventi di analisi critica sulle opacità dei bilanci e su altre questioni che come organizzazioni sindacali si è inteso aprire. Tutto ciò è stato ribadito in ultima istanza, anche nella due giorni di confronto serrato che ci ha visto protagonisti nella sede neutrale della Prefettura di Terni e successivamente al Mise, ma siamo stati, purtroppo, inascoltati.

Abbiamo detto con forza che sicuramente ciò che occorreva per riequilibrare i conti, non erano ulteriori sacrifici dei lavoratori, ma solo ed esclusivamente una lettura oggettiva dei fatti e dei numeri che sono oggi più che mai sotto gli occhi di tutti.

Quanto sostenuto non va sicuramente inteso come un atto d’accusa nei confronti di qualcuno e di merito nei confronti di qualcun altro.

Deve solo essere un motivo di riflessione per tutti coloro che oggi si sentono come i proverbiali ‘cani in chiesa’ al cospetto della ThyssenKrupp e di chi la rappresenta a Terni.

Io credo infatti che all’interno della comunità ternana, chi ha la coscienza a posto debba rivendicare con forza e ad alta voce quello che era stato garantito in termini di mantenimento delle produzioni e conseguentemente dei livelli occupazionali con l’accordo del 3 dicembre 2014, anche perché non si può concedere alla dottoressa Morselli di ‘gettare via il bambino con l’acqua sporca’.

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