Tragedia Rigopiano, sotto accusa in 25

Inchiesta chiusa: nella valanga che colpì la struttura di Farindola perse la vita anche il 33enne di Terni Alessandro Riccetti. Archiviati ex presidenti Regione Abruzzo

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Disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose, abuso in atti d’ufficio, falso ideologico, abuso edilizio e omissione d’atti d’ufficio. Sono i sette reati ipotizzati per la tragedia dell’hotel Rigopiano, nella quale perse la vita – era il 17 gennaio del 2017, una valanga colpì la struttura di Farindola uccidendo in totale ventinove persone – anche il 33enne ternano Alessandro Riccetti: i carabinieri forestali di Pescara stanno notificando la chiusura d’indagini. Sotto accusa in ventiquattro, ai quali si aggiunge una società.

NASCE L’ASSOCIAZIONE PER ALESSANDRO RICCETTI

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Archiviazione per gli ex presidenti della Regione Abruzzo

La procura di Pescara – procuratore capo Massimiliano Serpi e pm Andrea Papalia –  archivia le posizioni di Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, ex presidente della Regione Abruzzo. Stesso discorso per i titolari della delega alla Protezione civile nel corso degli anni: si tratta di Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca. Oltre ai sette reati citati ce ne sono ulteriori di tipo ambientale.

NELLA TRAGEDIA PERSE LA VITA ANCHE IL TERNANO ALESSANDRO RICCETTI: LAVORAVA NELLA STRUTTURA

L’assenza della Clpv

L’albergo distrutto

Tra gli indagati risultano – su tutti – Francesco Provolo, l’allora prefetto di Pescara, il presidente della Provincia Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il direttore dell’hotel Bruno Di Tommaso, oltre a diversi dirigenti regionali e provinciali come Carlo Visca (direttore dipartimento di Protezione civile dal 2009 al 2012) e Vincenzo Antenucci (dirigente servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013). Complessivamente gli indagati sono scesi da 40 a 25: per la Procura di Pescara, in sostanza, il Rigopiano era stato costruito su un sito storico di valanga e l’assenza della Clpv (Carta di localizzazione probabile delle valanghe) è stato un elemento decisivo per la tragedia in quanto l’informazione avrebbe determinato la sospensione durante la stagione invernale.

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