Umbria, il lavoro rende autonomi. Tutti

‘Le Pecore Gialle’ è un progetto che, incentrato su un’attività agricola e agrituristica a Strettura, punta a dare un nuovo futuro ai giovani coinvolti

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Non solo una fattoria e un agriturismo ‘sociale’. È qualcosa di decisamente più ampio ciò che ‘Le Pecore Gialle’ – progetto che vede insieme la cooperativa sociale Edit (capofila), l’Arci di Terni, Arci Solidarietà e l’associazione Aladino – sta mettendo in campo a Strettura (Spoleto). Fra gli obiettivi primari c’è infatti quello di costruire un nuovo futuro con e per le persone che la frequentano: disabili, migranti e richiedenti asilo. Nel segno dell’autonomia economica e quindi di vita.

Indipendenza, autonomia

Basato su un finanziamento comunitario gestito dalla Regione Umbria, il progetto punta a camminare sulle proprie gambe. Mettendo a sistema le produzioni agricole e l’allevamento sui 26 ettari di terreni disponibili, ma pure la ricettività dell’agriturismo in termini sia di ristorazione che di disponibilità di posti letto. Alcuni dei quali sarebbero a disposizione dei veri protagonisti de ‘Le Pecore Gialle’, in un’ottica di co-housing. ‘Indipendenza abitativa’ si chiama, possibile virtuosa conseguenza dell’inclusione lavorativa che un’idea come quella nata fra Terni e Spoleto promuove con determinazione attraverso i propri protagonisti.

Costruire competenze

Ciò che ‘Le Pecore Gialle’ vuole essere è un’impresa sociale sostenibile anche sul piano commerciale, capace – quotidianamente – di creare e consolidare le competenze di tutti coloro che, fra persone svantaggiate, operatori, educatori e professionisti, sono chiamati a dare il proprio contributo. Con un sogno: lavorare e costruire la propria autonomia. Accanto a ciò, gli ideatori del progetto non hanno mai messo da parte la volontà di creare ‘laboratori aperti’: eventi formativi, workshop, incontri per aprire il più possibile le porte di una struttura che, grazie anche al parco ed alla piscina di cui dispone, può diventare davvero centrale ed esempio sul piano della cura delle produzioni, della filosofia ‘bio’ e di quella filiera corta che consente di avere sulla tavola prodotti garantiti, di qualità e fuori dagli schemi commerciali di massa.

Parla la presidente

A fare il punto sullo stato di attuazione del progetto è la presidente della cooperativa sociale Edit, Elisabetta Giovenali: «Il progetto – spiega – è partito a un anno circa ed è biennale. La parte di training è tutta avviata e in alcune parti già conclusa. Rispetto alla struttura ricettiva, che è la parte caratterizzata dalla maggiore visibilità, abbiamo completato le pratiche burocratiche e stiamo attendendo i sopralluoghi in vista della successiva apertura al pubblico. Crediamo che i tempi, comunque, non saranno ampi. Il fulcro centrale del progetto resta il processo che porta a tale traguardo, composto anche dalla produzione agricola, i laboratori, il co-housing. Al centro c’è la co-progettazione basata sui ragazzi che stanno vivendo questa esperienza, un nucleo fatto di competenze e passione, attorno ai quali le varie attività sono state costruite. Si tratta dell’elemento che caratterizza ‘Le Pecore Gialle’ e che rende il tutto, ovviamente, più complesso. La nostra volontà è di cambiare anche l’ottica dell’inserimento lavorativo di chi parte da una posizione di svantaggio. Nella realtà stiamo vedendo che i ragazzi sono ‘dentro’ le attività in maniera molto serena. L’inserimento lavorativo richiede sì capacità e competenze precise, dalla puntualità alla gestione dell’emotività, ma c’è un clima molto positivo. La grande fortuna che abbiamo avuto è stata quella di aver vinto il bando perché ci consente di raggiungere gli obiettivi in tempi gestibili senza rincorrere i costi vivi che una struttura del genere comporta. Ciò significa rispettare i tempi che idee del genere richiedono, coerentemente con quella che è la visione alla base e che tiene in prima considerazione le esigenze dei ragazzi, il loro sviluppo, la loro capacità di co-costruire la propria autonomia».

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