«L’economia umbra mostra alcuni segnali positivi, ma la montagna da scalare è ancora molto alta se si considera che in dieci anni si sono persi oltre 16 punti di Pil e la disoccupazione è quasi raddoppiata. Per questo non si può attendere oltre, anche perché la congiuntura internazionale è minacciosa, e serve più che mai un cambio di passo». Questo in sintesi il contenuto del rapporto Ires Cgil sull’economia umbra presentato martedì a Perugia alla presenza del segretario generale del sindacato, recentemente rieletto, Vincenzo Sgalla.
BANKITALIA, TIMIDA RIPRESA PER L’ECONOMIA UMBRA
«La Regione apra il confronto»
«La Regione – ha detto Sgalla – apra il confronto con i soggetti sociali ed economici del territorio per cogliere le potenzialità e le opportunità che esistono». Un rapporto che «evidenzia elementi interessanti nel II trimestre 2018 – ha osservato il segretario -, che vanno però inseriti in un’azione integrata ed ampio raggio, che vada ad incidere sulle difficoltà strutturali che fanno sì che l’Umbria sia sempre un passo indietro rispetto alle altre regioni del centro».
DOWNLOAD – IL RAPPORTO IRES CGIL UMBRIA (NOVEMBRE 2018)
«Ricostruzione solo insieme a welfare e turismo»
Tra gli elementi su cui intervenire prioritariamente Sgalla ha indicato la ricostruzione, «che può essere volano di sviluppo solo se inserita in un progetto di rilancio del welfare e del turismo», e il mercato del lavoro dove «dopo la creazione di Arpal bisogna concretizzare gli sforzi e favorire l’incontro tra domanda e offerta che, come il rapporto Ires dimostra, faticano ancora molto ad incrociarsi».
Famiglie sempre meno propense ai consumi
E nella sua illustrazione del report Marco Batazzi, ricercatore Ires Cgil Toscana, ha messo in evidenza proprio questa difficoltà: «C’è un problema di competenze trasversali – ha spiegato – che ormai vengono richieste dalle aziende anche alle fasce meno professionalizzate di lavoratori». Se le note positive arrivano soprattutto dall’export e da una ripresa del lavoro autonomo, a preoccupare è invece l’andamento dei consumi delle famiglie che testimonia una situazione economica difficile e in peggioramento, come conferma anche l’indice di povertà relativa che è salito oltre il 12%.
La ricetta di Bravi: «Creare ‘buon’ lavoro»
«Se l’Umbria ha storicamente sempre scontato un ritardo sul piano economico, per le sue dimensioni e fragilità storiche – ha osservato Mario Bravi, presidente dell’Ires Cgil Umbria – quello che invece la contraddistingueva in positivo era il suo alto tasso di coesione sociale ed un welfare capace di comprimere le disuguaglianze. Oggi questo sta venendo meno ed è l’aspetto più preoccupante dal nostro punto di vista. D’altronde – ha concluso Bravi – se il nuovo lavoro che si crea è in larga maggioranza precario e povero (solo due nuovi rapporti su dieci sono a tempo indeterminato) allora è evidente che le disuguaglianze e le sacche di povertà sono destinate ad aumentare. Solo la creazione di buon lavoro può permetterci di invertire il trend».