Una notte da incubo quella del 20 gennaio 2018 per una 34enne tunisina, residente a Terni. Il marito – connazionale di 39 anni – dietro la minaccia di un coltello, l’aveva violentata a piรน riprese, presa a calci e pugni, privata del proprio telefono cellulare per impedirle che potesse chiedere aiuto. Alla fine la poveretta si era pure fratturata una caviglia nel tentativo di fuggire dall’abitazione. Da qui l’arresto scattato lo scorso giugno sulla base dell’indagine della squadra mobile di Terni e delle pesanti accuse formulate dal pm Marco Stramaglia: violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni personali.
Condannato
L’uomo, ristretto in carcere, รจ stato giudicato mercoledรฌ dal gup Simona Tordelli con le modalitร del rito abbreviato. Nei suoi confronti รจ stata emessa sentenza di condanna a cinque anni di reclusione – il pm aveva chiesto cinque anni e quattro mesi – oltre alle pene accessorie. Il 39enne era difeso dall’avvocato Massimo Oreste Finotto.
Una notte terribile
In precedenza la vittima, con le modalitร dell’incidente probatorio, era stata sentita dal gup ed aveva riferito su quella notte d’inferno ma anche sulla sua tormentata vita familiare. Al giudice aveva spiegato che le violenze fisiche andavano avanti da almeno dieci anni. Un quadro avvilente, fatto di abusi e una sottomissione psicologica a cui era riuscita a ribellarsi solo dopo aver rischiato il peggio. Fra i dettagli piรน pesanti, quello relativo alle fratture nasali riportate nella drammatica notte del 20 gennaio: sarebbero state causate dai pugni inferti dal marito mentre questi la obbligava a praticargli un rapporto orale.